Il 18 febbraio 2002 la camorra ammazzava, a Casal di Principe, il sindacalista degli ambulanti, Federico Del Prete. Aveva denunciato il racket delle buste di plastica alla fiera settimanale di Mondragone. E per questo venne ucciso. Il figlio Gennaro, insieme a Massimiliano Noviello, figlio di Domenico, altra vittima innocente della criminalità, ucciso dai killer del gruppo di Giuseppe Setola, ha fondato una start-up per la distribuzione di buste biodegradabili e compostabili.
Una sorta di legge del contrappasso con la quale Gennaro e Massimiliano, accomunati da un destino infame, provano a scrivere una pagina nuova della loro vita, dando vita ad una cooperativa sociale che porterà avanti questo progetto.
La start-up ha avuto il riconoscimento dell'Asips, l'azienda speciale della Camera di commercio di Caserta ed è stata costituita davanti ad un notaio la cooperativa sociale che porterà avanti l'iniziativa.
«Per la nostra iniziativa imprenditoriale – dice Gennaro del Prete – sono già stati stretti accordi con Novamont, l'azienda che produce materiali biodegradabili, per il supporto alla distribuzione e con diverse amministrazioni comunali per l'utilizzo dei sacchetti per la raccolta delle frazioni organiche delle raccolte differenziate. Credo che faremo sicuramente bene. Inoltre c'è il supporto delle reti antiracket Fai e Sos Impresa. E' una idea innovativa, perché le buste che sono in circolazione per l'80% non sono a norma di legge».
La sera del 18 febbraio 2002, Federico del Prete era nel suo piccolo ufficio, in via Baracca. Una stanza a piano terra e con una porta a vetri. Faceva freddo. Circolava poca gente per le strade. Ai muri dell'ufficio qualche manifesto del sindacato. Una piccola bacheca per gli appuntamenti. E dietro le sue spalle un crocifisso appeso. Fuori l'ufficio una targa con la scritta Snaa, il sindacato dei commercianti ambulanti, i “mercatari”, come si chiamano tra loro. Mancava qualche minuto alle 19,30. Federico era al telefono. Una telefonata concitata. Il giorno dopo doveva andare a testimoniare in un processo contro un vigile urbano di Mondragone. Federico aveva denunciato il racket delle buste di plastica. E in quel periodo temeva per la sua vita. La porta dell'ufficio non era chiusa. Mentre continuava a parlare al telefono, una persona entrò di botto. Aveva in mano una pistola calibro 7,65. Federico lo guardò. Restò impietrito. Capì che era un killer della camorra. Da qualche settimana aveva cominciato a temere seriamente per la sua vita. Ebbe appena il tempo di rendersi conto di ciò che stava per accadere. Poi, cinque colpi in rapida successione lo colpirono allo stomaco e al torace, lasciandolo per terra, senza vita. Pochi attimi e il killer girò le spalle. Due passi veloci ed era sulla strada. Scappò insieme ai suoi complici. Così moriva Federico del Prete.
«L'impresa che è nata è frutto anche delle denunce di mio padre – dice Gennaro del Prete – è un'idea che ho partorito in una notte insonne. La mattina dopo ne ho parlato con Massimiliano Noviello, che conosco da tempo, e con il quale mi accomuna un tragico destino. Lui ha detto subito di si. Papà sarebbe orgoglioso di questa iniziativa».
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