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Ospedali psichiatrici giudiziari, un addio soltanto a metà

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oggi scade il termine per la chiusura

Ospedali psichiatrici giudiziari, un addio soltanto a metà

Il 31 marzo 2015 è arrivato. Oggi, ricorda il ministero della Giustizia, scade il termine per la chiusura dei sei ospedali psichiatrici giudiziari italiani, fissato dal Dl 211/2011 (convertito con la legge 9/2012): «Da domani, primo aprile, le misure di sicurezza del ricovero in Opg e dell’assegnazione a casa di cura e custodia saranno eseguite presso strutture residenziali socio-sanitarie denominate Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza (Rems)». Ma gli ospedali psichiatrici resteranno tutti aperti, e soltanto quello di Castiglione delle Stiviere (Mantova) si riconvertirà subito in Rems. Non ci sarà nessuna chiusura brusca, nessun allontanamento coatto, nessun “matto” autore di reato che sarà improvvisamente abbandonato a se stesso. Ci saranno invece Regioni “commissariate”, a partire dal Veneto.

L’ultimo baluardo dei manicomi
Più che un addio, quello che comincia domani è dunque il primo vero tentativo di superamento degli Opg di Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Castiglione delle Stiviere (Mantova), Montelupo Fiorentino, Napoli e Reggio Emilia. La prova generale di quel che sarà. L’avvio di una fase cruciale di passaggio in cui si tenterà il possibile (accompagnare le Regioni nell’apertura delle strutture sanitarie) e l’impossibile (garantire l’applicazione uniforme della legge sul territorio nazionale). Si è rivelata un’impresa dura quella intrapresa dal legislatore tre anni fa e rallentata da ben due proroghe. Ed era prevedibile: in gioco c’era e c’è la spallata a un sistema congelato da più di un secolo, a parte il cambiamento del nome da manicomi criminali a ospedali psichiatrici giudiziari, nel 1975. Un moloch che non è stato scalfito né dalla legge Basaglia né dal Dlgs 230/1999, che ha sancito il passaggio delle competenze sanitarie in carcere dall’amministrazione penitenziaria al Servizio sanitario nazionale. Un fallimento: dovevano essere carceri e ospedali, non si sono rivelati né l’uno né l'altro. Soltanto buchi neri che hanno ingoiato, spesso per anni, i cosiddetti “folli rei” privandoli sia della cura sia della rieducazione. Il peggio del carcere e il peggio dell’ospedale shakerati insieme.

In tre anni gli internati sono scesi a 704
Sarebbe ingiusto non riconoscere che in questi tre anni qualche passo avanti c’è stato. Lo richiama lo psichiatra e criminologo clinico Gianfranco Rivellini, in forze all’Opg di Castiglione delle Stiviere, che sul Sole 24 Ore Sanità in distribuzione questa settimana ha elaborato gli ultimi dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. «Sono 704 le persone ancora dentro alla data del 15 marzo scorso», fa notare Rivellini. «Erano 1.141 al 31 dicembre 2011». Segno che le Asl e i Dipartimenti di salute mentale si sono adoperati per approntare i percorsi alternativi, che il 38,3% dei pazienti in Opg è stato preso in carico dal sistema sanitario territoriale.

Sono 571 i posti letto preventivati. Veneto commissariato
Ma sarebbe ugualmente ingiusto tacere la verità: i posti letto attualmente preventivati dalle Regioni per ospitare gli internati nei loro luoghi di residenza sono 571 suddivisi in 39 strutture, molti dei quali saranno attivati non subito, ma da qui al prossimo settembre. E non tutte le Regioni si sono mosse. Come il Veneto, dove “resiste” il governatore leghista Luca Zaia che avvisa: «Strutture inadatte e improvvisate per nostra scelta in Veneto non ne faremo. Le Rems provvisorie sono in realtà irrealizzabili, in quanto, giustamente, lo stesso ministero di Grazia e Giustizia ha indicato severi parametri, sia per le caratteristiche delle stanze di degenza sia per la necessità di attrezzare in maniera molto particolare finestre e uscite, sia per l’obbligo di predisporre un’adeguata recinzione e la relativa sorveglianza. Strutture così in Veneto non ce ne sono e se un futuro Commissario ne indicherà una lo farà assumendosene tutte le responsabilità». Da Via Arenula hanno già deciso: in Veneto «sarà necessario procedere alla nomina di un Commissario straordinario perché provveda in via sostitutiva a dare attuazione a quanto richiesto dalla legge. Per le altre Regioni inadempienti eventuali commissariamenti si moduleranno in relazione alle concrete caratteristiche delle diverse realtà».

Sul piatto quasi 140 milioni di euro in tre anni
Sul piatto, per aiutare le amministrazioni locali, sono state messe risorse non esigue, in tempi di spending review: 137,6 milioni di euro sul triennio 2012-2014. «Se questa somma sia sufficiente oggi e se la quota 2015, che non sarà inferiore a 50 milioni, consentirà di coprire tutti i costi di gestione relativi alla cura e alla riabilitazione dei pazienti autori di reato, questo resta un’incognita», commenta Rivellini. Perché questi fondi devono bastare sia a coprire i bisogni sanitari degli attuali 704 internati, ma anche di tutti i pazienti destinatari di sentenze che non entreranno nelle Rems ma beneficeranno dei percorsi alternativi sul territorio.

Il rischio di tanti mini-Opg
I rischi nel breve periodo sono tanti, come non si stanca di denunciare il Comitato Stop-Opg: il sovraffollamento delle (poche) strutture già attivate e la possibilità che le Rems si trasformino in tanti mini-Opg. Ma anche la tenuta della sicurezza, il grande spauracchio agitato dai fautori del manicomio criminale. Al ministero della Salute è stato istituito un tavolo di coordinamento cui spetta il compito di monitorare e controllare questo periodo di transizione. Ed è una buona notizia che al tavolo siedano anche i magistrati di sorveglianza. Anche se il top sarebbe riconoscere i Dipartimenti di salute mentale come interlocutori nella fase del giudizio. Perché le Rems siano l’ultima ratio e non più contenitori di disperati di cui nessuno sa e vuole occuparsi, dove non soltanto la riabilitazione ma persino la cura resta un miraggio. La sfida, quella vera, comincia adesso.

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