Poche ore alla Pasqua e, ancora una volta, in Calabria si accendono i riflettori sulle processioni religiose che, da anni a questa parte, riservano polemiche per gli “inchini” veri o presunti alle famiglie mafiose o chiacchierate e ai notabili dei paesi che vengono attraversati.
Chissà. Forse anche per queste ragioni, il vescovo di Oppido, monsignor Francesco Milito, pochi giorni prima di Pasqua ha diffuso una guida alle celebrazioni, esercizi spirituali e processioni, ricordando che queste ultime devono svolgersi in un clima di «austerità, di silenzio e di preghiera».
Nel 2014 Milito aveva sospeso tutte le processioni a causa dell'inchino (vero o presunto ciascuno ha una idea contrapposta a quella del vicino di processione) della statua della Madonna davanti all'abitazione del presunto boss della ‘ndrangheta. «Per tutte le processioni – si legge nella guida – vale la raccomandazione che il direttorio fa per la processione del Cristo morto: il clima sia di austerità, di silenzio e di preghiera. Si eviti, inoltre, di unire il pio esercizio della Via Crucis alle processioni. Il documento, stilato come guida-direttorio, è espressione della sollecitudine pastorale che la Chiesa ha nei confronti dei propri fedeli. Auspichiamo perciò che la sua accoglienza sia serena e responsabile».
«Nella diocesi – si legge ancora nel documento – è diffusa la tradizione dell'incontro della Madre con il Figlio risorto, comunemente chiamata Affruntata. Questa processione si svolga solo al mattino di Pasqua. Per questo pio esercizio vale l'osservazione fatta per la processione del Cristo morto: il suo svolgimento non deve assumere aspetti di maggiore rilevanza delle stesse celebrazioni liturgiche della domenica di Pasqua, né dare luogo ad inappropriate commistioni. Conclusa l'Affruntata, le statue saranno riportate nelle rispettive chiese per la via più breve».
Anche il vescovo della diocesi di Mileto-Tropea-Nicotera, monsignor Luigi Renzo, ha varato un nuovo regolamento sulle processioni e ripristinato l'Affruntata di Sant'Onofrio. Il vescovo Renzo invita i cristiani a non lasciarsi «espropriare di ciò che appartiene al loro patrimonio religioso più genuino, lasciandolo in mano a gente senza scrupolo, che non ha nulla di cristiano e anzi persegue una ''religione capovolta'', offensiva del vero Cristianesimo popolare. Occorrono segnali concreti di rottura da certi andazzi impropri».
Il vescovo chiede poi ai giovani «che frequentano la parrocchia e sono veramente impegnati in un cammino di fede la possibilità di portare le statue, rendendoli protagonisti anche nell'organizzazione» e quanto ai rappresentanti delle Confraternite che curano tradizionalmente l'Affruntata, chiede di rinunciare «a certi pretesi privilegi, e si mostrino più collaborativi con i parroci nell'eseguire scrupolosamente tutte le direttive diocesane in materia».
Tema delicatissimo è quello dei portatori delle statue: spessissimo, non solo in Calabria ma in genere in tutto il sud, venivano scelti tra i rampolli o i fedelissimi delle famiglie mafiose, per tradizione e per mostrare il segno del comando e della “commistione” sul territorio. In questa diocesi scatterà l'estrazione da un elenco di prenotati il giorno della Domenica delle Palme e sparisce l'”incanto”, vale a dire le offerte in denaro, libere o meno, in base alle quali si sceglievano i portatori. I parroci e il comitato vigileranno sulle scelte dei portatori ma «non sono ammessi a questo compito persone aderenti ad associazioni condannate dalla Chiesa, che siano sotto processo in corso per associazione mafiosa o che siano incorse in condanna per mafia, senza prima aver dato segni pubblici di pentimento e di ravvedimento».
L'ultima, significativa regola evita le soste “votive” verso le famiglie mafiose. Il regolamento della diocesi di Mileto-Tropea-Nicotera vieta di «girare o sostare con le sacre immagini davanti a case o persone, tranne che si tratti di ospedali, case di cura, ammalati».
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