Italia

Pressione fiscale in crescita al 43,5%

  • Abbonati
  • Accedi
(none)

Pressione fiscale in crescita al 43,5%

  • –Marco Mobili

roma

Pressione fiscale a livelli record a fine 2014. La fotografia scattata dall’Istat sul quarto trimestre dello scorso anno evidenzia come da ottobre a dicembre 2014 la pressione fiscale su imprese e famiglie italiane abbia raggiunto il 50,3 per cento. Con un aumento di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2013. Un dato che finisce per confermare quanto già anticipato dallo stesso Istituto nazionale di statistica il 2 marzo scorso secondo cui nel complesso la pressione fiscale 2014, ovvero il rapporto tra la somma di imposte dirette, imposte indirette, imposte in conto capitale, contributi sociali e il Pil, è stata del 43,5 per cento. Sempre in aumento, come nell’ultimo trimestre dello scorso anno, dello 0,1% rispetto all’intero anno 2013.

L’aumento della pressione fiscale 2014, va detto, non può comunque tenere conto delle misure adottate dall’Esecutivo Renzi, a partire dagli 80 euro fino al taglio del costo del lavoro sull’Irap e alla decontribuzione per nuove assunzioni. Misure queste che manifesteranno i loro effetti sul taglio del cuneo fiscale solo a partire dal 2015 e successivamente dal 2016 con la riduzione operativa dell’Irap per le imprese. Gli 80 euro in busta paga, poi, che da subito hanno alimentato la polemica tra Forza italia e Partito democratico sull’aumento delle tasse nel 2014, restano fuori dal conteggio e dai dati Istat in quanto il bonus Irpef (solo di nome) introdotto nel maggio scorso non può impattare in alcun modo sul calcolo della pressione fiscale: fin dalla sua introduzione è classificato fra le maggiori spese (prestazioni sociali), in linea con le prescrizioni di contabilità nazionale.

Quello che i dati Istat ci dicono è che le entrate totali nel terzo trimestre 2014, in termini tendenziali, sono aumentate dello 0,8% con un’incidenza sul Pil del 55,3%, in aumento rispetto al 54,8% del corrispondente trimestre del 2013. Il che consente all’Istat di certificare che in tutto il 2014 il peso delle entrate complessive sul Pil è stato pari al 48,1%, come detto pari al +0,1% rispetto al 2013.

Dal dato disaggregato evidenziato dall’Istituto di statistica emerge anche che nell’ultimo trimestre 2014 le entrate correnti hanno registrato un aumento dell’1% e questo per effetto di una diminuzione del 2,8% delle imposte dirette e di aumenti del 5% delle imposte indirette, dell’1% dei contributi sociali e del 5,6% delle altre entrate correnti. Solo le entrate in conto capitale, ovvero i contributi agli investimenti e i trasferimenti in c/capitale da famiglie e imprese, sono diminuiti a fine 2014 del 9,2 per cento.

Sulla diminuzione del 2,8% delle imposte dirette va comunque ricordato l’impatto in termini di minor gettito legato ai i maxi acconti Ires e Irpef (anche fino al 130%) pagati dalle imprese a fine 2013 e disposti dal Governo Letta per finanziare l’abolizione dell’Imu prima casa. Mentre l’aumento delle imposte indirette del 5% e, dunque, inevitabilmente l’aumento della pressione fiscale, non può prescindere da un anno di Iva ordinaria cresciuta dal 21 al 22%, dall’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 26% entrata in vigore a metà 2014 e su cui ha inciso, come evidenziato lo scorso mese dal Dipartimento delle Finanze anche una maggiore distribuzione e dai complessivi 25,7 miliardi pagati dagli italiani sulla casa e sui capannoni tra Tasi e Imu.

La grande scommessa del Governo Renzi per ridurre la pressione fiscale sta tutta nella lotta all’evasione, che secondo le ultime dichiarazioni dei vertici dell’amministrazione già da quest’anno dovrà cambiare verso e mettere nel mirino soprattutto le grandi frodi Iva. Il 20 marzo scorso la stessa direttrice delle Entrate, Rossella Orlandi aveva evidenziato una riduzione del tax gap Iva di 8 punti percentuali negli ultimi 12 anni segnalando come ogni punto eroso corrisponda a 1,3 miliardi all’anno. E se si considera che il tax gap medio delle imposte evase stimato nel rapporto diffuso la scorsa estate dal Mef sul contrasto all’evasione è pari a 91 miliardi, i margini per ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese possono essere ampi con una lotta all’evasione senza sconti e compromessi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA