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Renzi: nessun aumento dell’Iva nel 2016, stop a nuove tasse

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la strategia del premier

Renzi: nessun aumento dell’Iva nel 2016, stop a nuove tasse

«L'Iva nel 2016 non aumenterà». E ancora: «Dopo tanti sacrifici, l'Italia può ripartire». Lo afferma il premier Matteo Renzi in una intervista al Messaggero, assicurando che nel Documento di economia e finanza che sarà approvato martedì dal Cdm «non ci sarà nessun aumento delle tasse». Renzi annuncia anche che sulle intercettazioni il governo è «pronto a intervenire» e ribadisce che l’Italicum alla Camera «non cambierà»

Renzi: l'Iva nel 2016 non aumenterà
«L'Iva nel 2016 non aumenterà», afferma Renzi, spiegando che le clausole di salvaguardia (aumento dell’Iva e delle accise sulla benzina) saranno probabilmente annullate «già con le misure contenute nel Def. Ad ogni modo è escluso «nel modo più categorico che ci sarà un aumento delle tasse». Non solo. In caso di eventuali ulteriori risorse a disposizione grazie alla spending review, una volta disinnescate le clausole di salvaguardia, «la priorità sarà per le famiglie e per rendere stabili gli incentivi alle imprese per assumere».

«In Italia clima nuovo, c’è più fiducia»
Di qui la necessità di continuare sulla strada delle riforme «perché dopo tanti sacrifici, e gli italiani ne hanno fatti anche troppi» è ora «che li faccia la politica». «Quest'anno - spiega il premier sul Def che il Cdm varerà martedì - abbiamo deciso di essere più prudenti e anche se in tanti prevedono una crescita superiore all'1%, abbiamo scelto di volare basso e stare allo 0,7%. Ma non è la percentuale che conta, i numeri interessano agli addetti ai lavori: la verità è che c'è un clima nuovo in Italia. Basta fare il pieno o chiedere un mutuo per capire che molto è cambiato».

«Fare Expo è un miracolo»
Renzi difende quindi il Jobs Act: «Il dato di fatto è che mai come in questo momento assumere conviene. Alla fine dell' anno vedremo se i risultati sono quelli che speravamo o no». «Secondo le associazioni di categoria - dice poi sul bonus da 80 euro per i ceti medio-bassi - da due trimestri i consumi sono ripartiti. Ma chiariamoci: per far spendere di nuovo gli italiani, occorre la fiducia». Una chiave per la ripartenza è il «rilancio delle infrastrutture pubbliche e private». E in questa chiave il neoministro Graziano Delrio «farà benissimo». Mentre su Expo afferma: «Non credo che sia terribilmente indietro, ma con quello che abbiamo trovato, è un miracolo che questa Expo si faccia».

«Sull’Italicum non si torna indietro»
Quindi Renzi avverte la minoranza dem sull' Italicum: «Indietro non si torna, sarebbe un bomba libera tutti». E su Bersani aggiunge: «Se qualcuno pensa di utilizzare una parola drammatica come scissione perché non è d'accordo su un dettaglio, peraltro secondario, di una legge elettorale, non è un problema mio. Chi vuole la scissione la vada poi a spiegare al popolo democrat». Sulle intercettazioni il premier aggiunge: «Il modo con il quale vengono diffuse da alcuni avvocati e alcuni magistrati, nonché da alcuni media, è francamente inaccettabile. Siamo tutti d'accordo sulla necessità di intervenire con misure che non blocchino i magistrati e contemporaneamente consentano di soddisfare il sacrosanto diritto di cronaca. La soluzione è a portata di mano».

Dopo Pasqua il successore di Delrio alla presidenza del consiglio
Renzi userà la pausa pasquale per scegliere il successore di Graziano Delrio. Al posto di Delrio, trasferitosi al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, andrà quasi certamente, assicurano fonti di governo, un politico scelto per capacità di gestire i delicati dossier e non per lealtà al premier. E la decisione sembra ormai ristretta ad una terna di nomi, nessuno di stretta fede renziana: il viceministro Claudio De Vincenti, la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli ed il vicecapogruppo alla Camera Ettore Rosato. In particolare, sia De Vincenti sia Fedeli avrebbero il pregio di essere considerati vicini alla sinistra dem, quasi un messaggio di apertura in vista della prossima battaglia alla Camera sull'Italicum. Il premier vuole decidere entro i primi giorni della prossima settimana.

Il rebus del ministro Ncd e il rinnovo delle commissioni
Se la casella del sottosegretario alla presidenza del consiglio è per Renzi troppo importante per lasciarla vuota per troppo tempo, il premier è invece disposto a lasciare al leader Ncd Angelino Alfano tutta la riflessione che gli serve per decidere il ministro in quota Area popolare: decisione non semplice visto lo scontro interno al partito.

Sarà rinviata a dopo le regionali la “verifica” sui presidenti di commissione, prevista a due anni di legislatura. In gioco ci sono cariche di peso, sia del Pd sia di Fi, visto che la legislatura nacque all'insegna delle larghe intese. I renziani alimentano la minaccia che sono in bilico le sedie dei presidenti di minoranza dem, da Francesco Boccia a Cesare Damiano. Ma al momento il premier non avrebbe ancora deciso se avviare uno spoil system interno. Sembra invece più probabile che salteranno i presidenti di commissione targati Fi, visto che il patto del Nazareno è per ora stracciato. A meno che l'esito delle regionali non spinga Silvio Berlusconi a rivedere i rapporti con il premier e a tornare a sedersi al tavolo delle riforme.

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