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Il Csm ha deciso: il pm Di Matteo non andrà alla Direzione nazionale…

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nominati tre sostituti alla dna

Il Csm ha deciso: il pm Di Matteo non andrà alla Direzione nazionale antimafia

La bocciatura era nell’aria e oggi è arrivata: il plenum del Csm, questo pomeriggio, ha bocciato la richiesta di trasferimento alla Direzione nazionale antimafia del pm di Palermo Nino Di Matteo, il pubblico ministero della trattativa Stato-mafia. Con una delibera proposta all’unanimità dalla terza commissione sono stati nominati tre nuovi sostituti alla Dna: Eugenia Pontassuglia (pm a Bari), il sostituto pg di Catanzaro Salvatore Dolce e il pm di Napoli Marco Del Gaudio . Non è invece passata (ottenendo solo 5 voti) quella, alternativa, presentata dal togato di Autonomia e indipendenza Aldo Morgigni, che ricomprendeva nella rosa dei tre nomi quello di Di Matteo, escludendo Del Gaudio. Il
concorso era stato bandito nel gennaio 2014 e Di Matteo aveva fatto domanda di trasferimento alla Dna.

«È dal ’93 che Di Matteo svolge ininterrottamente funzioni di pm in Dda», ha osservato Morgigni, illustrando la sua proposta. «È il magistrato con maggiore esperienza nella materia dell’antimafia». Dello stesso parere Piergiorgio Morosini, togato di Area ed ex gip a Palermo: «Di Matteo ha potuto accumulare una serie di esperienze che potrebbero essere fruttuosamente messe a disposizioni della Dna, è stato il pm di punta alle Procure di Caltanissetta e Palermo».

Ma il plenum ha optato per la delibera della terza Commissione, di cui sono stati relatori i togati Massimo Forciniti (Unicost, presidente della Commissione) e Valerio Fracassi (Area). A sostegno dei tre nomi proposti, Forciniti e Fracassi hanno sottolineato che «sono state valutate anche le esperienze maturate in ambiti diversi da quello della criminalità organizzata», e che «il risultato deve privilegiare le esigenze dell’ufficio, quello di creare una squadra». Per la Dna, «oggi investita anche della materia dell’antiterrorismo», ha voluto sottolineare il vicepresidente Giovanni Legnini, sono aperte altre due procedure al Csm. «Una l’abbiamo bandita - ha spiegato Legnini - mentre l’altra è stata deliberata oggi dalla Commissione e ce ne occuperemo in uno dei prossimi plenum».

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