Italia

Il secondo «pentito» e la rete dei rapporti con i politici

  • Abbonati
  • Accedi
(none)

Il secondo «pentito» e la rete dei rapporti con i politici

Crolla in carcere un altro dirigente della Cpl Concordia: dopo Francesco Simone, ha iniziato a collaborare con l’autorità giudiziaria anche Nicola Verrini, responsabile di area della Coop. Dopo aver fatto scena muta davanti al gip, il manager ha deciso di rispondere ai magistrati. Lo ha fatto per cinque ore, nella sala del carcere di Poggioreale. Verrini, secondo indiscrezioni, si è soffermato sui rapporti tra l’ex presidente della Cpl Concordia Roberto Casari e esponenti Pd. Il partito del premier Matteo Renzi è il convitato di pietra del fascicolo perché direttamente oppure tramite i buoni uffici del fido Simone, la Coop poteva raggiungere i big dem come Massimo D’Alema, Marco Minniti, Luca Lotti e Dario Nardella. Di loro avrebbe parlato Verrini oltre che dei rapporti di Casari coi dirigenti del ministero dello Sviluppo economico e con le fondazioni, in particolare l’Icsa. Nell’inchiesta spunta anche una busta, con la scritta “baffo”, con all’interno 16mila euro in contanti, sequestrata dai carabinieri del Noe a Roberto Casari il giorno del suo arresto.

Non si tratta più di una vicenda di gare truccate e mazzette, ma di un fascicolo ad ampio raggio sui rapporti tra la politica (tutta) e i centri di potere economico-finanziario. Tant’è che, tra le migliaia di telefonate intercettate agli atti, spuntano anche quelle tra il generale della Gdf Michele Adinolfi e l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta. Il cellulare sotto controllo è quello dell’alto ufficiale delle fiamme gialle accusato, con richiesta di archiviazione pendente, di corruzione. I colloqui tra Adinolfi e Letta non sono collegati a livello investigativo all’indagine sugli appalti pilotati per la metanizzazione, e spesso si risolvono nella sola fissazione di appuntamenti come quello annotato dai carabinieri nell’ufficio Mediaset di Letta a Roma, ma per gli inquirenti dimostrerebbero la promiscuità dell’ambiente in cui si muovono politici, rappresentanti delle istituzioni e imprenditori. In una intercettazione Adinolfi chiama Letta esclamando: «Allora, mi vuoi ancora bene!». Gli risponde l’ex sottosegretario: «Io sempre te ne voglio». Analogo tenore hanno le conversazioni di Adinolfi con l’allora direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera (siamo nel 2013). In una circostanza i due sembrano fare riferimento proprio al braccio destro dell’ex premier Berlusconi. Adinolfi suggerisce infatti al manager di riferire a Gianni se è a conoscenza della «richiesta di archiviazione... chiedigli un po’ se lui lo sa, per curiosità». Nel brogliaccio non c’è riferimento, ma è probabile che la discussione vertesse sul provvedimento di archiviazione a carico di Adinolfi per la supposta fuga di notizie dell’inchiesta “P4”. L’alto ufficiale della Finanza è in contatto anche con esponenti del centrosinistra (Matteo Renzi, Luca Lotti, Dario Nardella) e, nella ricostruzione degli investigatori, avrebbe fatto leva su queste «forti entrature» affinché venisse «appoggiato il suo avvicendamento al vertice del Corpo in sostituzione dell’attuale comandante generale Capolupo». Cosa che, poi, non avverrà comunque. In questo contesto, rientrano anche i colloqui monitorati con l’ex numero uno delle Fiamme gialle Cosimo D’Arrigo a cui Adinolfi confida di «essere ancora in corsa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA