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Il fisco prosciuga i salari: un terzo finisce in tasse. Ecco chi paga e…

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RAPPORTO OCSE

Il fisco prosciuga i salari: un terzo finisce in tasse. Ecco chi paga e quanto

  • –di Redazione Radiocor

Tassazione sempre più pesante sui salari in Italia. Secondo il rapporto Taxing Wages dell'Ocse, il cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti è ormai alle soglie del 50%. Nel 2014 la differenza tra il costo totale del lavoro e il salario netto in busta paga per un single con una retribuzione media ha infatti raggiunto il 48,2%, in incremento di 0,4 punti rispetto al 2013. Il dato supera di oltre 12 punti la media Ocse che è del 36% (+0,1 punti sull'anno precedente) e l'aumento deriva dalle imposte sul reddito, mentre non emergono variazioni nell'incidenza dei contributi sociali.

La Penisola conferma così il sesto posto tra i 34 Paesi Ocse per il prelievo complessivo sui salari. Al primo posto resta il Belgio con il 55,6% (-0,08 punti), seguito da Austria (49,4%, +0,17), Germania (49,3%, -0,09), Ungheria (49%, invariato) e Francia (48,4%, -0,4).

Alle spalle dell'Italia c'è, nettamente staccata, la Finlandia con il 43,9%. Gli Usa sono al 31,5% e la Svizzera al 22,2%. Il fisco più amichevole è quello cileno, che si accontenta di un prelievo del 7%. Non solo, in Italia la tassazione complessiva è diventata più pesante anche per le famiglie monoreddito con due figli, con un cuneo del 39%, in aumento di 0,5 punti sul 2013. Un dato che assegna all'Italia il quarto posto nell'area Ocse per la voracità del fisco nei confronti dei nuclei famigliari. Prima in questa categoria è la Grecia con il 43,4%, ma con un calo di 1,1 punti sul 2013, seguita dal Belgio con il 40,6% e della Francia con il 40,5%. Il Paese fiscalmente più favorevole per le famiglie è la Nuova Zelanda con un cuneo del 3,8%. Bene anche la Svizzera con il 9,8% e l'Irlanda con il 9,9%. Tornando alla tassazione sui lavoratori 'single', tra gli aspetti salienti per l'Italia c'è la preponderante incidenza dei contributi pagati dal datore di lavoro, pari al 24,3% del costo del lavoro, il quarto livello più alto dell'Ocse (prima la Francia con il 27,7%).

L'imposta sui redditi rappresenta invece il 16,7% mentre i contributi a carico del lavoratore sono pari al restante 7,2%. Il costo totale del lavoro ammonta a 53.395 dollari a parità di potere d'acquisto e vede l'Italia al sedicesimo posto nell'Ocse. Al primo c'è il Belgio con quasi 72mila dollari, davanti alla Svizzera (70.700 dollari) e alla Germania (68.700 dollari). La Francia è a 61mila dollari, l'Austria a 65.300, il Regno Unito a 56.300 e gli Usa a 55mila.

Se si esamina invece il salario lordo (ovvero quello che si vede in busta paga), il prelievo complessivo in Italia è del 31,6%, quale somma tra il 22,1% dell'imposta personale sui redditi e il 9,5% del prelievo contributivo a carico del dipendente. Il salario lordo in Italia è in media di 40.426 dollari, al 19esimo posto nella classifica capeggiata in questo caso dalla Svizzera con 66.500 dollari e chiusa dal Messico con 12.400. Traducendo il dato nella valuta nazionale, secondo i calcoli dell'Ocse la retribuzione lorda per un lavoratore medio in Italia è di 30.463 euro, con un aumento dell'1,4%, che deve poi fare i conti con lo 0,1% di inflazione e con un aumento del tasso medio di imposta personale dello 0,5%, il quarto piu' alto dell'area Ocse. La Francia è a 37.400 euro (+1,7%), la Germania 46mila (+2,8%). Anche in Irlanda i salari lordi sono superiori a quelli italiani (34.500, +4%). Dietro all'Italia invece Spagna (26.200, +0,5%), Portogallo (17.400 euro, -1,2%) e Grecia (20.200, -2,9%).


Sono state soprattutto le addizionali locali ad appesantire nel 2014 il peso della tassazione sui salari in Italia. A spiegarlo è Maurice Nettley, economista dell'Ocse responsabile del rapporto 'Taxing Wages” che per un lavoratore 'single' con una retribuzione media registra un aumento del cuneo fiscale nella Penisola al 48,2%, 0,4 punti in più del 2013. È uno dei livelli piu' alti tra i Paesi industrializzati. “Per due terzi l'incremento deriva dalla tassazione da parte degli enti locali, che e' salita nel corso dell'anno”, spiega Nettley in un colloquio con Radiocor.

I dati Ocse non registrano invece l'impatto del bonus degli 80 euro introdotto lo scorso anni dal Governo Renzi, perché è andato a beneficio dei salari sotto la media, mentre i capitoli del rapporto diffusi oggi si concentra sulla retribuzione media. Per vederne gli effetti bisognera' quindi aspettare il resto dello studio che prendera' in considerazione anche le fasce di retribuzione sopra e sotto la media e che sara' pubblicato nelle prossime settimane. In Italia l'aumento della tassazione e' ancora piu' visibile sulle famiglie monoreddito con due figli, con un incremento del cuneo fiscale al 39% dal 38,5%, dato quest'ultimo rivisto al rialzo dal 38,2% annunciato lo scorso anno. Oltre che alle varie addizionali locali, l'incremento del cuneo è legato al fatto che la crescita dei salari è stata piu' rapida rispetto alle agevolazioni e agli sgravi fiscali, spiega Nettley. Un fattore quest'ultimo comune all'intera area Ocse, dove il cuneo fiscale medio e' salito di 0,1 punti al 36% “sebbene nessun Governo abbia aumentato l'aliquota di imposta personale sul lavoratore medio”. Nel 2014 solo 7 Paesi hanno aliquote maggiori rispetto al 2010 e sei Paesi le hanno ridotte, sottolinea Nettley.

L'aumento avvenuto nel 2014, del resto segue quelli di 0,2, 0,1 e 0,5 punti percentuali avvenuti nei tre anni dal 2010. Tra il 2007 e il 2010 invece il peso di tasse e contributi previdenziali era calato dal 36,1% al 35,1% medio nell'Ocse. «In generale le tasse sui salari stanno aumentando da quattro anni. C'e'stato un calo del cuneo fiscale immediatamente dopo la crisi finanziaria, perche' i Governi hanno ridotto le aliquote fiscali per stimolare l'economia, ma da allora il cuneo e' risalito e ora siamo ai livelli del 2008, prima della crisi», conclude Nettley.

In effetti, nel 2008 la media Ocse era del 36,1%, esattamente come nel 2014. In Italia, invece, dall'inizio della crisi la tassazione non ha fatto che aumentare e il cuneo fiscale è passato dal 46,6% del 2008 all'attuale 48,2%.


«L'odierno rapporto Ocse sulla tassazione nei Paesi membri evidenzia quanto essa in Italia penalizzi il lavoro subordinato anche per responsabilita' delle addizionali locali. Ma dobbiamo aggiungere anche quanto la tassazione colpisca le componenti premiali del reddito, quando ci sono, sulla base dell'aliquota marginale. Una tassazione intelligente, come avevamo fatto negli anni trascorsi, riconosce almeno la componente virtuosa del salario perché collegata alla produttività o alla efficienza e la colpisce in modo agevolato, lineare, definitivo. Per questo la prossima legge di stabilita' deve incrementare le risorse dedicate alla detassazione del salario di produttivita», ha dichiarato il Presidente della Commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi.

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