Sono parole chiare e politicamente molto significative quelle pronunciate nel discorso di Francesco al presidente italianoSergio Mattarella nel passaggio dedicato all'emergenza dei migranti. «Le proporzioni del fenomeno richiedono un coinvolgimento più ampio. Non dobbiamo stancarci nel sollecitare un impegno più esteso a livello europeo e internazionale».
Il canale di Sicilia, frontiera sud del continente e non solo del Paese, è il teatro di una tragedia quotidiana e alla stesso tempo di un fenomeno che sta travalicando la contingenza di una pur drammatica emergenza: l'Italia chiede che sia l'Europa a farsi carico della gestione di questi flussi, e il Papa oggi ha rinnovato il suo appoggio pieno, che già espresse nella visita a Strasburgo ma a cui dette una visibilità di ben maggiore impatto nella sua visita a Lampedusa nel luglio 2013, la prima visita in territorio italiano dall'elezione a Papa.
E certo rientra in questo impegno la nomina a cardinale dell'arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, sotto la cui giurisdizione ricade Lampedusa e buona parte di quel canale che il Pontefice ha definito «cimitero d'acqua».
È forse questo il dossier principale tra Italia e Santa Sede (e la Cei, che opera sul territorio attraverso la Caritas nell'assistenza alle persone che arrivano a migliaia dal mare), il terreno reale di collaborazione per il prossimo futuro, al di là delle parole di incoraggiamento e vicinanza, che pure non sono scontate. Un tema che con ogni probabilità sarà ripreso dal Papa nella sua ormai prossima enciclica sull'ambiente, che vedrà la luce in giugno, poco dopo l'apertura dell'Expo, che pure è stato citato da Bergoglio come segno di comunanza con l'agenda papale di «cura del genere umano».
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