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Confindustria: «Bene il Def ma il sostegno agli investimenti sia…

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Confindustria: «Bene il Def ma il sostegno agli investimenti sia più deciso»

Il quadro complessivo tracciato dal Governo nel Def «è positivo» ma va «molto rafforzato il sostegno agli investimenti, soprattutto in questa fase particolare, e azionare con decisione le leve della crescita puntando sull’industria manifatturiera». È questo, in sintesi, il giudizio di Confindustria sul Documento di economia e finanza presentato dal Governo, secondo quanto riferito dal direttore generale Marcella Panucci in audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

Panucci: «Il Governo insista nell’attuazione delle riforme»
La «grande opportunità» fornita dal contesto esterno straordinariamente favorevole (euro meno forte, tassi di interesse ridotti grazie all’azione della Bce e al Quantitative easing, prezzo del petrolio dimezzato, crescita mondiale trainata dagli Usa) - ha sottolineato Panucci - non va sprecata. Il Governo deve proseguire sulla strada delle riforme strutturali «con la stessa lena» dimostrata sino a oggi. «Le riforme, però, non basta annunciarle e nemmeno approvarle in Parlamento: occorre attuarle», ha detto il direttore generale di Viale dell’Astronomia. A partire dalla delega fiscale, «una grande occasione per mettere il
sistema fiscale italiano al passo con quello dei nostri competitor e sulla quale bisogna procedere senza indugi». Migliorando nel contempo la qualità della legislazione sia sul piano formale (evitando il continuo rinvio ai decreti attuativi) sia su quello sostanziale.

«Nel medio periodo serve crescita al 2%»
Condivisibile, per Panucci, la prudenza sulla crescita nel Def, «a condizione che non dipenda da una timidezza della linea di politica economica». Perché il Paese non si può accontentare nel medio periodo di una crescita di poco superiore all’1% (1,3% nel 2016): «Occorre puntare con determinazione ad almeno il 2%. Per questo servono misure di stimolo». Senza dimenticare che gli obiettivi di riduzione del deficit e del rapporto debito/Pil «su cui occorre tenere la barra dritta per rassicurare i partner europei e i mercati finanziari, comporteranno nei prossimi anni un’impostazione restrittiva della politica di bilancio, con riduzioni di spesa e/o aumenti di imposte». In questo quadro, è comunque opportuna la conferma del pareggio strutturale al 2017.

Disinnescare le due clausole di salvaguardia
A proposito della dote da 1,6 miliardi che deriva dallo scostamento tra deficit tendenziale e programmatico (0,1% di Pil), «il Governo fa bene a utilizzare già da quest’anno le maggiori risorse, ma soprattutto fa bene a utilizzare nel 2016 0,4 punti di Pil come primo passo per annullare le due clausole di salvaguardia, che valgono 16,1 miliardi, un punto di Pil, e che se scattassero arresterebbero la ripartenza dei consumi e darebbero un duro colpo alla ripresa». Ma resta la necessità di trovare le altre risorse per il 2016 necessarie a disinnescare compiutamente le clausole: si tratta, ha osservato Confindustria, di 0,6 punti di Pil, circa 10 miliardi.

«La spending sia chirurgica»
Pollice dritto all’idea di procedere con tagli alla spesa, ma la strategia di spending review, secondo Panucci, dev’essere «decisa e pluriennale», e va attuata «in modo chirurgico». Un’occasione per razionalizzare la Pa e aumentarne la produttività. Per Confindustria, inoltre, occorre puntare con decisione su forme di finanziamento integrativo per la sanità e la previdenza, anche attraverso la contrattazione collettiva. Nessuna resistenza - ha assicurato Panucci - sul taglio dei trasferimenti alle imprese, comunque «ormai molto esigui (circa 2 miliardi)» e diretta soprattutto a quelle pubbliche locali «per colmare la differenza tra costi e tariffe».

Tax expenditure, occhio alla revisione
Una esplicita riserva di Confindustria riguarda la revisione delle tax expenditure. «Determina automaticamente un aumento della pressione fiscale», ha evidenziato Panucci. «Gli spazi per un intervento non si presentano pertanto particolarmente agevoli». «Per la gran parte le spese fiscali mirano a perseguire obiettivi generali particolarmente sensibili, tutela del lavoro, delle pensioni, della famiglia, della casa e della salute». La maggior parte va «al lavoro dipendente e rappresenta un pilastro del sistema
perequativo».

Investimenti: si può fare di più
Ma è sul capitolo investimenti che Confindustria insiste. Del loro rilancio, ha fatto notare il direttore generale, «nel Def c’è soltanto una traccia», che va rafforzata anche attraverso un richiamo ai Fondi di coesione europei e il ricorso alla flessibilità sui conti pubblici consentita dalle regole Ue proprio per la spesa di quei fondi. E il Governo dovrebbe battersi anche per escludere dal patto di stabilità interno quei circa 13,6 miliardi dei fondi europei esclusi dal Patto di stabilità e di crescita. Per gli investimenti pubblici, Panucci ha ricordato il minimo storico in rapporto al Pil toccato nel 2014 e l’esigenza di puntare alla quota del 3% del Pil «essenziale per fornire un contributo stabile e consistente alla crescita». Per quelli privati, occorrono strumenti aggiornati, a partire dal miglioramento del credito d’imposta per la ricerca e dalla proroga immediata di quello sugli investimenti in beni strumentali. Correggendo subito «l’assurda prassi di tassare i macchinari di impresa» e rivedendo «la tassazione degli immobili di impresa».

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