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REVERSE CHARGE

Addio tesoretto: 1,7 miliardi di entrate a rischio - Spending review in salita: 4 miliardi in bilico

Oltre 1,7 miliardi di euro. Sono quelli che ballano già per quest'anno nella griglia contabile collegata all'attuazione dell'ultima legge di Stabilità. Proprio mentre si discute su come e quando utilizzare il “tesoretto” da 1,6 miliardi di euro spuntato nei differenziali del Def, il Governo rischia di dover individuare a stretto giro misure alternative alla dote da 1,7 miliardi attesa dalla stretta sull'evasione fiscale con il reverse charge per la grande distribuzione (oltre 728 milioni) e lo split payment (998 milioni).

Da Bruxelles, nonostante le ripetute rassicurazioni dell'Esecutivo, non sono ancora arrivati a Roma i rispettivi via libera ai due meccanismi di inversione contabile Iva introdotti dalla legge di Stabilità. E con il trascorrere dei giorni il disco verde appare sempre meno probabile.

Il conto, poi, potrebbe anche lievitare ulteriormente, fino a sfiorare gli 1,8 miliardi complessivi di mancato gettito. Entro il 30 aprile prossimo, infatti, i concessionari dei giochi e in particolare delle new slot dovrebbero versare nelle casse dell'Erario la prima rata da 200 milioni dell'anticipo (500 milioni in tutto) sulle tasse dovute per le macchinette collegate. Un obiettivo che a una settimana dalla scadenza di fine mese appare sempre più irraggiungibile. Secondo alcune stime i concessionari, per altro già in contenzioso con l'amministrazione, potrebbero versare al massimo tra il 40 e il 50% dell'acconto da 200 milioni chiesto dal Governo. A conti fatti nella migliore delle ipotesi potrebbero mancare all'appello circa 100 milioni di acconto.

E se sui giochi il tiro potrà essere aggiustato con l'attuazione della delega fiscale in arrivo per metà giugno, più difficile appare sulla carta rimediare in corsa a un'eventuale bocciatura della Commissione europea ai meccanismi di inversione contabile Iva. Il rischio vero è quello di un aumento della benzina da far scattare il 30 giugno prossimo in grado di assicurare all'Erario il gettito atteso di 1,716 miliardi.

Senza una misura alternativa, infatti, a fine giugno potrebbe scattare la clausola di salvaguardia inserita nella legge di Stabilità. Questa prevede espressamente che in assenza di rilascio della deroga da parte del Consiglio dell'Unione europea, il direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli provvederà ad aumentare le aliquote di accisa sulla benzina (con e senza piombo) e sul gasolio usato come carburante per assicurare maggiori entrate nette non inferiori a 1,716 miliardi di euro.

La strada per il via libera Ue è tutta in salita. E se da una parte appare sempre più del tutto sbarrata quella per il sì al reverse charge nella grande distribuzione, anche per lo split payment continuano ad aumentare gli ostacoli per una sua approvazione Ue. Ad alzare il tiro è stata in queste ultime ore l'Associazione nazionale costruttori. Con una denuncia formale inviata alla Commissione europea anche a nome della Cna, della Confartigianato e delle cooperative del settore, l'Ance non solo ha evidenziato che lo split payment, ovvero il pagamento dell'Iva da parte della Pa direttamente all'Erario e non più ai fornitori, è entrato in vigore dal 1° gennaio scorso in assenza di qualsiasi autorizzazione comunitaria, ma che soprattutto è incompatibile con la direttiva europea sui ritardi di pagamento. Secondo le regole comunitarie, infatti, la Pa è tenuta a liquidare ai suoi fornitori i corrispettivi entro i termini stabiliti dalla direttiva, vale a dire entro 60 giorni dallo stato di avanzamento lavoro, comprensivi di tutte le tasse.

Ma non finisce qui. Nella denuncia i costruttori evidenziano come lo split payment appare in evidente contraddizione con il principio “Think Small First” alla base dello Small Business Act, e si configura come una misura contro le Pmi che «drena risorse dovute alle piccole e medie imprese -stimate in 1,3 miliardi di euro annui- ed introduce, di fatto, una corsia preferenziale per i pagamenti a favore dello Stato». Per altro le violazioni alle regole Ue, ricorda l'Ance, sono già in atto visto che lo stesso dipartimento delle Finanze ha reso noto il 7 aprile scorso che in pochi giorni di versamenti della Pa, lo split payment ha assicurato all'Erario 1 milione di euro. E soprattutto, anche alla luce dei dati sulla fatturazione elettronica in uso nella Pa che coinvolge circa due milioni di partite Iva, lo split payment non ha poi portata così limitata.

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