Il via al ballo sull’Italicum lo dà Renato Brunetta. «Chiederemo il voto segreto sulla pregiudiziale di costituzionalità», annuncia il capogruppo di Fi bruciando anche le altre opposizioni sul tempo. Una dichiarazione che arriva poche ore dopo il duro attacco di Marina Berlusconi contro Matteo Renzi accusato di essere «un avvelenatore di portate», a capo di un governo «non di parola ma di parole» e nello stesso giorno in cui Berlusconi senior ricompare al tavolo del Ppe riunito ieri a Milano. Tre mosse che servono a serrare le fila e a caricare le truppe in vista dell’appuntamento con le regionali del 31 maggio e ancor prima sull’Italicum.
La richiesta di voto segreto sulla pregiudiziale di costituzionalità era data per scontata e conferma che né Fi né le altre opposizioni sono disponibili ad accogliere la proposta del governo per il voto palese. Il dado è tratto. A a questo punto sembra altrettanto scontato che sulla riforma elettorale Renzi chiederà la fiducia. Un conto è infatti riuscire a tenere unita la maggioranza e soprattutto il Pd su uno o due voti segreti, altro è barcamenarsi in decine di votazioni. Gli emendamenti saranno infatti una cinquantina ed è sufficiente che ne passi anche uno solo per vanificare l’obiettivo di approvare definitivamente l’Italicum.
Il copione insomma è già scritto e il voto segreto sulla pregiudiziale di fatto potrebbe rappresentare la prova generale di quello finale, che si terrà la settimana successiva, presumibilmente attorno al 6 maggio. Attenzione però, i cambi di scena sono sempre possibili e Fi potrebbe esserne la principale protagonista. Il voto segreto è una minaccia per Renzi ma non solo.
Non è certo un mistero che alcuni tra gli azzurri (non solo i deputati vicini a Verdini) sono pronti a sostenere dietro anonimato l’approvazione dell’Italicum. Una scelta non tanto per convinzione quanto per convenienza, visto che la minaccia di Renzi («se non c’è la maggioranza si va al voto») rende inquieti i sonni di parecchi «onorevoli», timorosi sia della discesa di Fi nei sondaggi che dell’operazione restyling lanciata da Berlusconi.
Il Cavaliere, che ieri nella cena con i vertici del Ppe ha ribadito che «presto la Corte di Strasburgo stabilirà la sua innocenza», continua a ripetere di voler «cambiare tutto». L’appuntamento è fissato all’indomani delle regionali. È lì che potrebbe annunciare la nascita di un nuovo partito sul «modello» di quello Repubblicano statunitense. In questo contesto va inquadrata anche l’intervista rilasciata ieri all’Ansa da Marina Berlusconi. La primogenita, pur avendo sempre smentito di voler entrare in politica, ieri proprio di politica ha parlato attaccando duramente Renzi e il sistema giustizia che «non funziona». Anche se non è la prima volta, la tempistica è un po’ sospetta. Ed è proprio questo l’obiettivo, lasciar intendere che un Berlusconi ci sarà sempre.
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