Ci sono tre date clou per il big bang in Forza Italia: il 28 aprile, il 2 maggio e il 1° giugno. Se finora sia Raffaele Fitto che Denis Verdini non hanno sbattuto la porta è perché pensano che sarà il calendario a consumare una storia politica. Una storia che è già conclusa, è vero, ma il tempo può aiutare a massimizzare i risultati di un addio.
E allora il 28 aprile, cioè la settimana prossima, sarà il giorno che darà il via alle danze sulla legge elettorale. Danze non solo nel Pd con la minoranza in guerra e pronta – pare – a tendere il trappolone a Matteo Renzi, ma un giro di valzer se lo faranno anche i deputati di Forza Italia. È certo che i fedelissimi di Verdini sono quelli che tenderanno la mano al premier ma non è escluso che i dissensi alla linea di Berlusconi-Brunetta saranno molti di più. Le parole di ieri di Marina Berlusconi confermano che del patto del Nazareno ormai non è rimasto più nulla. La figlia del Cavaliere, indicata spesso come erede anche politica di suo padre, ha usato parole durissime contro Renzi, «l’avvelenatore di portate», ha detto segnalando che ormai il feeling tra i due è roba vecchia. Ma non è così per tutti in Forza Italia. E non solo per chi è vicino a Verdini ma anche per chi teme che Renzi, sull’Italicum, cada e che si torni alle urne senza avere alcuna garanzia di tornare in Parlamento. Colpa dei sondaggi che danno il partito sotto il 10% ma il dubbio è anche su cosa voglia davvero fare il Cavaliere.
E dunque con la legge elettorale comincerà la prima conta. La seconda data è il 2 maggio, ovvero il giorno dopo la presentazione delle liste per le regionali. E quel giorno potrà accadere che Raffaele Fitto presenti ricorsi al Tar, e che Verdini si faccia trovare pronto ad accogliere tutti gli scontenti. Insomma, due vie di rottura possono cominciare a essere costruite: quella giudiziaria di Fitto e quella politica di Verdini. Se poi si incontreranno si vedrà, anche se per il momento sembra che le strade restino separate.
Altro momento di passaggio, il più traumatico, sarà il 1° giugno. È il giorno dopo le elezioni regionali. Il giorno della conta dolorosa, quella che dovrebbe portare agli inferi il consenso del Cavaliere, intorno all’8% dicono alcuni sondaggi. Insomma, dal 21,5% delle elezioni del 2013 e da1 16,8% delle europee di un anno fa si avrebbe ancora un dimezzamento dei voti di Forza Italia cannibalizzati in parte dalla Lega al Nord mentre in Puglia la guerra con Fitto sarà un altro pezzo del collasso.
E allora il 2 giugno comincerà la “raccolta” vera. Quella dei dissidenti che hanno seminato in vista del crollo elettorale e della fuga dei parlamentari e dei politici locali. E per molti di loro diventerà più chiaro che non ci sono né primarie né posti riservati ai senior ma che Berlusconi proverà a fare di un partito che si è ristretto una sua lista con nomi nuovi e alle sue dirette dipendenze. Un cerchio magico allargato, insomma. A quel punto le operazioni dei dissidenti che ora stanno fermi avranno un senso, saranno approdo per i “transfughi” ma per traghettarli dove non è ancora chiaro.
Sembra che una parte voglia provare a creare quel raggruppamento moderato che hanno in testa Quagliariello e Sacconi, che altri pensino a un approdo nel partito della nazione di Renzi (ma non è affatto detto che Renzi li voglia). Il fatto è che se la legge elettorale passerà, con una soglia di sbarramento al 3%, si potranno tentare nuove avventure politiche. Meglio quelle che essere rottamati da un quasi ottantenne.
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