Italia

3/4 I nodi sull'Italicum / La minoranza Pd

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    L'incognita sono i numeri su cui il Governo può contare, proprio a partire da quelli del Pd. La tesa assemblea del gruppo a Montecitorio dedicata all'Italicum, lo scorso 15 aprile – che si è conclusa con 190 sì su 310 con la minoranza che non ha partecipato al voto – ha fatto consumare la rottura in casa democratica determinando prima le dimissioni del capogruppo Roberto Speranza e poi la sostituzione di dieci deputati in commissione Affari costituzionali, tra cui figure di peso come Pier Luigi Bersani e Rosy Bindi. La minoranza continua a invocare modifiche (due su tutte: addio ai capilista bloccati e possibilità di apparentamento al ballottaggio) ma Renzi ha chiuso la porta a ogni correzione. Sarebbero pochi, però (si parla di una ventina di deputati al massimo), quelli intenzionati a votare “no” alla legge. «Il Pd sarà molto più compatto di quanto viene descritto», assicura il vicecapogruppo Ettore Rosato, in odor di diventare il prossimo capogruppo. Anche se la fiducia potrebbe inasprire gli animi. «Sarebbe una violenza al Parlamento», ha tuonato ieri Speranza.

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