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Delega Pa al traguardo, l’Aula del Senato dice sì al DDl Madia

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dopo mesi di stop and go

Delega Pa al traguardo, l’Aula del Senato dice sì al DDl Madia

Dopo oltre otto mesi di stop and go, al traguardo in Aula al Senato l'esame in prima lettura della delega sulla Pubblica amministrazione, anche nota come Ddl Madia. Dopo aver terminato ieri le votazioni sugli emendamenti, l'Assemblea ha approvato la riforma con 144 voti favorevoli e 1 astenuto. Le opposizioni non hanno partecipato al voto e sono uscite dall'Aula. Si sono espressi a favore i partiti di maggioranza (Pd, area popolare) e il gruppo per le autonomie. Contro M5S, Lega, Sel, Fi, Gal. Ora il provvedimento passa alla Camera per la seconda lettura.

Governo vicino ad andare sotto sul riordino dei servizi pubblici locali
Ieri, il lungo iter parlamentare della delega è stato ad un passo dal registrare un passo falso del governo, con la maggioranza che ha tenuto a malapena su una proposta di modifica relativa al riordino dei servizi pubblici locali, su cui Governo e relatore avevano dato parere negativo. Sull’emendamento i voti contrari sono stati 110 mentre i favorevoli sono stati 109. Il governo si è dovuto comunque arrendere alla mancanza del numero legale, che ha interrotto i lavori in prima serata, impedendo di chiudere le votazioni già ieri. Nel pomeriggio erano stati approvati, in particolare, agli articoli 7 e 8 della delega con le norme per la riorganizzazione dell'amministrazione dello Stato e per «rendere effettive» le disposizioni che danno maggiori poteri al presidente del Consiglio. Tra gli obiettivi anche il riordino o soppressione di uffici e organismi inutili o in deficit, nonché il taglio delle prefetture e il riordino delle Camere di commercio.

Confindustria: passo importante, completare percorso entro il 2015
Plaude Confindustrua, per la quale l'approvazione in prima lettura al Senato del Ddl di riforma della Pa «rappresenta un passo importante per realizzare in Italia un sistema amministrativo efficiente e moderno». Il Ddl - scrive Confindustria in una nota- delinea infatti «un programma organico di interventi, affrontando alcuni temi cruciali, tra cui la conferenza di servizi, l'organizzazione dell'amministrazione periferica dello Stato, la struttura e le funzioni del sistema delle Camere di Commercio, la dirigenza pubblica, le società partecipate». Si tratta di «aspetti strettamente connessi all'esercizio dell'attività d'impresa, fattori di contesto indispensabili per il rilancio della crescita e l'attrazione degli investimenti esteri». L'auspicio degli industriali è che ora la Camera approvi il Ddl «in tempi rapidi» e che il governo «porti a compimento con altrettanta celerità il percorso dei decreti attuativi, dando seguito al proposito dichiarato anche nel recente Documento di Economia e Finanza di chiudere il percorso della riforma entro la fine del 2015».

Dirigenti, ruolo unico al debutto
Approvato dai senatori, tra gli altri, anche l'articolo 9 della delega che rivede le norme sulla dirigenza pubblica: dalla licenziabilità al ruolo unico. A regime, la dirigenza sarà articolata in ruoli unificati e coordinati, accomunati da requisiti omogenei di accesso e da procedure analoghe di reclutamento «basate sul merito e la formazione continua» e «caratterizzate dalla piena mobilità tra i ruoli». Se privi di incarico, i dirigenti verranno collocati in disponibilità e, dopo un certo periodo di tempo ancora da definire, decadranno dal ruolo unico. Questo riguarderà le amministrazioni statali, gli enti pubblici non economici nazionali, le università statali, gli enti pubblici di ricerca e le agenzie governative.

Incarichi, sì dell’Aula a durata 4+2
Gli incarichi dei dirigenti pubblici avranno una durata di 4 anni rinnovabili senza procedura selettiva per altri due anni ma «per una sola volta». L'Aula del Senato ha infatti approvato l’emendamento Lanzillotta, più volte riformulato dal relatore Giorgio Pagliari, nella direzione indicato anche dalla commissione Bilancio. Il governo ha tenuto a sottolineare nei decreti delegati si preciserà che questa «sola volta» significa che trascorsi i sei anni complessivi, il dirigente dovrà passare di nuovo per una selezione e poi avrà ancora una volta un incarico per quattro anni rinnovabili in due anni senza concorso.

Medicina fiscale, tutte le competenze in mano all’Inps
Sì del Senato anche alla stretta, inserita nell’articolo 12 della delega Pa, sulle azioni disciplinari verso i dipendenti pubblici, che come sanzione hanno il licenziamento, l’obiettivo è quello di introdurre «norme in materia di responsabilità disciplinare dei pubblici dipendenti finalizzate ad accelerare, rendere concreto e certo nei tempi di espletamento e di conclusione l'esercizio dell'azione disciplinare». Lo stesso articolo prevede la costituzione di un polo unico della medicina fiscale: all'Inps saranno attribuite le competenze e le risorse, previa intesa in Conferenza unificata, ora impiegate dalla Pubblica amministrazione.

Il superamento dei Segretari comunali
Lo stesso articolo disciplina il superamento, di fatto, della figura del segretario comunale, per decenni architrave del governo lovale. Nei primi tre anni di attuazione, la riforma prevede comunque una “fase-ponte”, con l'affidamento delle funzioni dei Segretari comunali ai dirigenti del ruolo unico che provengono dall'albo dei Segretari comunali. «Oggi - ha detto il ministro della Pa Marianna Madia - i segretari comunali sono direttamente nominati dal sindaco, mentre con la riforma a regime, che investe su una dirigenza autonoma dalla politica, colui che eserciterà le funzioni di tutela della legalità non sarà piu' nominato direttamente dal sindaco».

Ok del Senato a maggiori poteri per il premier
Il Senato ha poi approvato le misure, inserite nella delega Pa, per «rendere effettive» le norme, già esistenti, che regolano le funzioni del premier. In particolare, è prevista la delega a precisare «le competenze in materia di vigilanza sulle agenzie governative nazionali». A Palazzo Chigi andranno le «competenze in materia di vigilanza sulle Agenzie governative nazionali, al fine di assicurare l'effettivo esercizio delle attribuzioni della presidenza del consiglio». Nel testo c'è anche la «razionalizzazione con eventuale soppressione degli uffici ministeriali le cui funzioni si sovrappongono a quelle proprie delle autorità indipendenti».

Partecipate pubbliche, riordino affidato a palazzo Chigi
Nel tardo pomeriggio di ieri l’Assemblea ha dato il via libera anche ad un altro cardine della delega, ovvero il riordino delle società partecipate pubbliche con una delega al governo a razionalizzare il sistema secondo criteri di «efficienza, efficacia ed economicità». Palazzo Chigi dovrà in particolare ridefinire la «disciplina, le condizioni e i limiti per la costituzione di società, l'assunzione e il mantenimento di partecipazioni societarie da parte di amministrazioni pubbliche». L'articolo prevede anche la «possibilità di piani di rientro per le società con bilanci in disavanzo con eventuale commissariamento»; la «razionalizzazione e rafforzamento dei criteri pubblicistici per gli acquisti e il reclutamento del personale, per i vincoli alle assunzioni e le politiche retributive, finalizzati al contenimento dei costi, introducendo criteri di valutazione oggettivi, rapportati al valore anche economico dei risultati» e «l'eliminazione di sovrapposizioni tra regole e istituti pubblicistici e privatistici ispirati alle medesime esigenze di disciplina e controllo». Infine, la «regolazione dei flussi finanziaria tra ente pubblico e società partecipate secondo il criterio di parità di trattamento tra imprese pubbliche e private».

Via libera a soppressione enti in deficit o inutili e a taglio Prefetture
L’articolo 7, nell’ambito della riorganizzazione dell'amministrazione dello Stato, prevede anche il riordino o soppressione di uffici e organismi che, in base alle ricognizioni già previste per legge, risultino inutili o in deficit. Il testo parla del disboscamento degli enti per cui si registrino «disfunzioni organizzative o finanziarie o duplicazioni di funzioni o strutture». Tra le misure approvate c’è anche il taglio delle prefetture e all'istituzione degli uffici territoriali dello Stato, quale punto di contatto tra cittadini e amministrazione periferica (conservatorie, sedi dell'Agenzia del Demanio, distacchi ministeriali, sovraintendenze, Rgs). La razionalizzazione dovrà però tenere conto, secondo un emendamento appena approvato, anche del fenomeno dell'immigrazione sulle aree confinarie ai flussi.

Ok a riduzione numero Camere di commercio
L'Aula del Senato ha anche approvato l’articolo 8 dando il suo ok al sostanziale dimezzamento del numero delle Camere di commercio, che dovranno passare da 105 a non più di 60, attraverso accorpamenti (per un minimo di 80mila imprese iscritte), pur prevedendo la presenza di almeno una Camera per regione, provincia autonoma e città metropolitana.

Accordo sulla Forestale
Sulla Forestale è stato raggiunto una sorta di compromesso, approvato martedì dall'Aula, che prevede l'eventuale assorbimento della Forestale in «altra forza di polizia», al singolare e non più al plurale (il testo parlava di altre forze di polizia), con l'obiettivo di impedire lo 'spezzatino', ovvero la dispersione del corpo. Si parla anche dell'unitarietà delle funzione attribuite. Via libera del Senato anche alla riorganizzazione, anche mediante un possibile accorpamento, delle funzioni svolte dal Pra e dalla Motorizzazione che permetta il rilascio di un documento unico con sia i dati di proprietà sia di circolazione di auto, moto e rimorchi.

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