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Dossier Pio La Torre rivive anche grazie agli studenti del liceo Dolci di Palermo

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Pio La Torre rivive anche grazie agli studenti del liceo Dolci di Palermo

Ricordare, in poche battute, la figura di Pio La Torre, è impossibile. Per avvicinarsi a questo straordinario politico vale la pena di leggere e frequentare il sito www.piolatorre.it.
Quel che possiamo ricordare oggi, in occasione del 33esimo anniversario dall'omicidio, è che il 30 aprile 1982, alle nove del mattino, Pio La Torre, insieme a Rosario Di Salvo, stava raggiungendo a Palermo in auto la sede del Pci. Lungo il cammino si affiancarono alla sua macchina due moto di grossa cilindrata: alcuni uomini mascherati con il casco e armati di pistole e mitragliette spararono decine di colpi contro i due. La Torre morì all'istante mentre Di Salvo ebbe il tempo di estrarre la pistola e sparare alcuni colpi in un estremo quanto inutile tentativo di difesa.

Il 12 gennaio 2007 la Corte d'assise d'Appello di Palermo ha emesso l'ultima di una serie di sentenze che ha portato a individuare in Giuseppe Lucchese, Nino Madonna, Salvatore Cucuzza e Pino Greco, gli autori materiali dell'omicidio. Dalle rivelazioni di Cucuzza, diventato collaboratore di giustizia, è stato possibile ricostruire il quadro dei mandanti dell'eccidio, identificati nei boss Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Antonino Geraci.

Il quadro delle sentenze ha permesso di individuare nell'impegno antimafia di Pio La Torre la causa determinante della condanna a morte inflitta da Cosa nostra al politico siciliano.

Nei giorni scorsi, per ricordarne la figura, il Centro Pio La Torre ha organizzato un incontro con il liceo di Palermo “Danilo Dolci”. In quell'occasione, Luigi Barbieri, insegnante del liceo, ha dichiarato: «Pio La Torre aveva appena 17 anni quando ha scelto di impegnarsi politicamente per la propria terra, la stessa età di tanti studenti come voi, oggi purtroppo gli esempi positivi in politica scarseggiano, ma una buona politica è possibile se si guarda a quello che un politico come La Torre ha fatto nella lotta alla mafia». All'incontro è intervenuto anche il dirigente scolastico Domenico Di Fatta, che ha detto: «Ogni anno la Provincia paga 600mila euro come canone annuo all'amministratore giudiziario perché la scuola Dolci si trova in un bene confiscato ai boss Graviano, se queste somme venissero reinvestite a quest'ora avremmo già una nuova scuola».

«La mafia continua ad esistere anche perché il rapporto organico con la politica non si è ancora sciolto – ha detto Vito Lo Monaco, presidente del centro Pio La Torre –. L'incapacità di recidere questo legame di collusione alimenta l'antipolitica e un risentimento popolare diffuso». Al centro della conferenza anche l'inerzia della politica nella tutela della memoria, come ha ricordato il preside Di Fatta: «Come gli studenti della scuola Ragusa Moleti hanno pulito la lapide di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, i ragazzi del liceo Dolci hanno più volte ripulito il piazzale antistante la scuola dove sarebbe dovuta sorgere una lapide in memoria di padre Puglisi, come più volte annunciato dall'amministrazione comunale e come ancora, purtroppo, non è avvenuto».

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