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Alfano sotto assedio, M5S e Lega allungano l’elenco delle richieste…

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lunedì la raccolta delle firme

Alfano sotto assedio, M5S e Lega allungano l’elenco delle richieste di sfiducia contro il ministro

Il ministro dell'Interno Angelino Alfano ancora una volta nel mirino dell'opposizione per la malagestione dell'ordine pubblico. A scatenare le polemiche questa volta è la guerriglia urbana che ha messo a ferro e a fuoco Milano nel giorno di inaugurazione di Expo 2015. A caldo, il leader Ncd si è difeso sottolineando come le forze dell'ordine abbiano «evitato il peggio» agendo «con responsabilità e senso del dovere», ma Lega Nord e M5S chiedono le dimissioni del titolare del Viminale, annunciando nuove mozioni di sfiducia individuale nei suoi onfronti.

Da lunedì nuova crociata contro il ministro
Già lunedì i senatori della Lega avvieranno quindi la raccolta firme necessarie per la sfiduciare il titolare del Viminale, sollecitando un intervento del premier in Aula per «relazionare» su quanto accaduto». Nella stessa direzione si muoveranno i 5 Stelle, guidati da Grillo che oggi sul suo blog ha annunciato un'analoga raccolta di firme con un post intitolato «La polizia al macello #AlfanoaCasa». Il blog del leader M5S ospita l'intervento di Igor Gelarda e Gianluca Pantaleoni, segretari del sindacato di polizia Consap, che attaccano: «tranquilli cittadini italiani, niente di grave, è avvenuto solamente che Milano è stata messa a ferro e fuoco e i poliziotti presi a bastonate, bruciati, contusi; nulla di veramente grave». I sindacalisti chiedono l'introduzione del reato di tortura e sevizie contro le forze dell'Ordine in servizio: «le foto parlano chiaro: Siamo carne da macello, dimenticati da tutti».

La sfiducia richiesta per l’inchiesat Grandi Opere
L'ultima richiesta di voto di sfiducia in ordine di tempo contro il ministro risale a marzo, a margine della vicenda Grandi Appalti che ha portato alla dimissioni da ministro delle Infrastrutture di Maurizio Lupi, altro esponente Ncd. Ad Otto e Mezzo il segretario del Carroccio Matteo Salvini spiegò così la raccolta di firme del suo partito (senza esito, peraltro): «Lupi non può più fare il ministro, comunque vada a finire questa vicenda. E come Lega, pensiamo che anche Alfano debba dimettersi. Non solo non è in grado di fare il suo mestiere, ma nemmeno di curare il suo partito.

Il record di febbraio: scontri Roma-Feyenoord e la strage di 300 migranti
Altre due richieste di sfiducia sono poi dello scorso febbraio: la prima, del 12, promossa dal Movimento 5 Stelle a poche ore dall'ennesimo naufragio al largo di Lampedusa e costato la vita a 300 migranti, «per colpa - sono parole di Alessandro Di Battista - di un ministro dell'Interno indecoroso e indegno che è responsabile più di tutti delle vittime nel Canale di Sicilia». La seconda del 19 febbraio, dopo la devastazione del centro di Roma in occasione della partita Roma-Feyenoord da parte di un gruppo di tifosi della squadra olandese, chiesta ancora una volta dal M5S (e Lega) e annunciata da un post pubblicato sul blog di Grillo. «Siamo costretti a ripeterci», scriveva nell'occasione il leader del Movimento: Alfano «è inadeguato al ruolo che ricopre e, a causa della sua mediocrità, mette a rischio l'ordine pubblico del Paese».

Il caso Shalabayeva, Viminale sotto assedio
Le prime “foche caudine” della sfiducia individuale il ministro si trovò a doverle affrontare nell'estate del 2013, con Letta a palazzo Chigi, quando finì al centro delle polemiche per il caso Shalabayeva, che indusse anche il Financial Times a chiedere le sue dimissioni. Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, venne fermata da alcuni agenti della questura di Roma a fine maggio, insieme alla figlia di 6 anni, mentre si trovava in una villa a Casalpalocco. Obiettivo del blitz notturno, sollecitato direttamente al Viminale da diplomatici e autorità del Kazakistan, era in realtà Ablyazov, ma ad Alma venne comunque accusa di possesso di un passaporto falso e subito espulsa verso il Kazakhistan con una procedura dichiarata in seguito illegittima dalla Cassazione. Il voto dell'Aula salvò poi Alfano dalla sfiducia chiesta dall'opposizione sulla basse del fatto che «non poteva non sapere» del blitz. E, se non sapeva, per aver permesso l'esistenza «di una polizia parallela» cpace di agire «a propria discrezione e all'insaputa dei vertici».

Corteo Ast Terni, le critiche per le cariche violente
Nel novembre 2014 altra sfiducia individuale chiesta in questo caso da M5S e Sel (e appoggiata da Lega Nord e Fdi) in seguito alle violente cariche della polizia contro i manifestanti che partecipavano ad un corteo per l'Ast di Terni nei pressi della stazione Termini a Roma. Nella sua autodifesa in Aula, Alfano spiegò che le cariche non avevano l'obiettivo di colpire i manifestanti per la partecipazione al corteo ma solo per respingere il tentativo di «forzare un blocco e di violare l'alt che era stato loro intimato». A dare fuoco alle polveri delle polemiche sulla gestione dell'ordine pubblico, in quella occasione, fu un filmato trasmesso dalla trasmissione Gazebo di Rai3, in cui si vedeva un funzionario di polizia ordinare la carica sui manifestanti che provavano a sfilare pacificamente in corteo.

Nell’elenco anche il caso Yara, la finale di Coppa Italia e le tragedie del mare
L'elenco delle sfiducie chieste contro Alano comprende anche quelle per le responsabilità generali del ministro per la disastrosa politica sull'immigrazione (marzo 2014 alla Camera, proponente la Lega, senza esito), e quella chiesta per la «clamorosa svista istituzionale» nell'ambito delle indagini sul caso di Yara Gambirasio, ovvero la rivelazione di «notizie riservate» sulla «svolta investigativa nel drammatico omicidio della povera ragazza» (giugno 2014 al Senato, proponente M5S, senza esito). A maggio dello stesso anno, altra richiesta di sfiducia da parte dei grillini (alla Camera, senza esito) «per manifesta incompetenza» del ministro «nella gestione dell'ordine pubblico» in occasione degli scontri tra tifosi per la finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina a Roma. In questo caso, tra le ragioni per la richiesta di sfiducia, il M5S tornò a citare il caso Shalabayeva e quello di Marcello Dell'Utri, fuggito a Beirut alla vigilia della sentenza della Cassazione per concorso esterno in associazione mafiosa.

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