Tre imprenditori si sono ribellati al pizzo del 3% sugli appalti e all'alba dl 21 aprile sono scattati all'alba quattro arresti dei Carabinieri di Monreale. I quattro, di Camporeale e Montelepre (sempre in provincia di Palermo), sono indagati per associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso e occultamento di cadavere.
Le indagini hanno avuto il contributo del collaboratore di giustizia Giuseppe Micalizzi che raccontò ai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo Francesco Del Bene, Sergio Demontis, Daniele Paci e Vittorio Teresi i retroscena dell'omicidio di Giuseppe Billitteri, al quale avrebbe partecipato un quinto uomo, arrestato il 21 aprile con l'accusa di avere occultato il cadavere del venditore ambulante ucciso durante le guerra per il potere a Camporeale.
Gli arresti nascosto dall'operazione Grande mandamento dell'aprile di due anni fa con la quale i Carabinieri avevano arrestato 61 tra boss e gregari e scaturite dall'operazione Nuovo mandamento, con cui venivano ricostruiti gli assetti dei mandamenti di San Giuseppe Jato e Partinico. Nel corso dell'operazione sono state ricostruite tre estorsioni ai danni di tre imprenditori, due impegnati a Camporeale in provincia di Palermo in un appalto pubblico (la costruzione di una strada) e in un cantiere privato (la realizzazione di alcune villette a Montelepre). Quindici e diecimila euro le somme pagate dai due titolari delle imprese edili che alla fine, messi alle strette, hanno ammesso di essersi piegati al racket.
La loro collaborazione, grazie all'appoggio di Addiopizzo, è stata definita «decisiva» dal comandante provinciale dei carabinieri Giuseppe De Riggi.
È trascorso quasi un anno da quando Addiopizzo in stretto raccordo con l'Arma e la Procura, ha seguito e supportato passo dopo passo il percorso di collaborazione di operatori economici estorti da esponenti mafiosi mandamento di San Giuseppe Jato.
Il giorno stesso degli arresti l'associazione ha emesso un comunicato che vale più di mille commenti: «Non è stato e non è facile convincere commercianti e imprenditori a denunciare in territori periferici come quelli del Palermitano dove Cosa nostra continua a esercitare un forte controllo del territorio e di alcuni settori dell'economia servendosi di metodi tipicamente mafiosi e violenti. Non a caso l'associazione palermitana intende proseguire come sta facendo da tempo la sua attività di sensibilizzazione, prevenzione e contrasto al racket delle estorsioni e all'organizzazione mafiosa anche nel territorio della provincia di Palermo, specie in mandamenti importanti come quello di San Giuseppe Jato, Corleone e Bagheria. Territori difficili ma importanti dove Addiopizzo sta seguendo da tempo numerosi imprenditori e commercianti che hanno intrapreso significativi percorsi di denuncia, a dimostrazione che anche in tali aree si può resistere alle estorsioni».
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