Italia

Al Senato si riparte da Rai e unioni civili

  • Abbonati
  • Accedi
Attualità

Al Senato si riparte da Rai e unioni civili

La riforma costituzionale con il Senato che dovrà dare l’addio a se stesso, sarà la portata principale. Ma lo slalom tra riforma della Rai, e, quando arriveranno dalla Camera, la mina della “buona scuola” o la legge sulla concorrenza su cui mille lobby sono pronte a scatenarsi, per non dire dell’affondo finale contro la burocrazia in più che possibile terza lettura, metteranno a dura prova il Governo al Senato di qui alla pausa estiva. Perché Matteo Renzi dice di voler tenere diritta la barra delle riforme, ma sa bene, numeri alla mano, che palazzo Madama è destinato a diventare terreno di scontro continuo e di numeri ogni volta da contare col pallottoliere. Sperando che tornino. Non il più classico dei Vietnam parlamentari, minimizzano fonti di palazzo Chigi. Ma certo i numeri ballerini al Senato, rischiano per il premier di fare la differenza al momento del voto sulle leggi che vuole a ogni costo e in fretta portarsi a casa. Con la fiducia che dovrà essere centellinata e meditata mille e mille volte, tra l’altro senza più la sponda del Quirinale sul ricorso a getto continuo ai decreti legge.

Una cosa è sicura: mesi di tensione continua attendono il Governo al Senato, intanto fino alla pausa estiva, che quest’anno si annuncia più breve del solito. Cosicché la mediazione che Renzi ha mezzo abbozzato sulla scuola, dovrà diventare un’arte sopraffina per evitare pericolosi inciampi. Anche perché non mancano altri temi che spaccano la maggioranza – almeno con Ap – di cui il Senato si sta occupando, come le unioni civili. O la riforma della prescrizione dei reati. Ma anche gli ecoreati, appena rinviata dalla Camera.

A fare da ago della bilancia della vischiosità della situazione parlamentare su cui camminano i Ddl del Governo, è la caratura stessa dei provvedimenti in cantiere. Con un gruzzolo di una decina di collegati alla manovra 2015, alcuni addirittura ereditati da Enrico Letta che li aveva agganciati alla manovra 2014. Quella dopo cui, alla fine di febbraio di quell’anno, Renzi lo sostituì.

Intanto a breve si comincerà con la terza lettura della riforma costituzionale, e lì si vedrà quanto, come e se Renzi concederà alla sua minoranza. Sempreché qualsiasi passo indietro del Governo basti a far cambiare idea alla sinistra Dem. Che al Senato avrà sponde sicure nel centro-destra, in Sel, nella Lega, nel M5S, che peraltro corrono per far affondare il Governo. Ma intanto il Senato avrà altre battaglie da affrontare. La riforma della Rai, di cui è stato appena avviato l’esame, è una di queste e certo non di piccolo valore. Mentre un altro tris di leggi che per Renzi sono decisive, arriverà tra fine maggio e giugno. Con la speranza di palazzo Chigi di portarle al traguardo in tempi ultra rapidi per l’estate. A farcela: la sfida riguarda la riforma della scuola, la legge annuale sulla concorrenza, la riforma della pubblica amministrazione. Tutti incroci pericolosi, che tra le altre cose ingolferanno i lavori parlamentari nel loro iter trasversale. Sono tutt’e tre alla Camera, adesso, ma poi toccherà appunto al Senato. Che in terza lettura dovrà esaminare soltanto il Ddl sulla Pa. Facile immaginare pile di emendamenti. E quintali di mediazioni per raffreddare gli animi. Anche perché c’è poi un pacchetto-giustizia in più casi agli esordi: per dire, la riforma del processo civile (pure collegato) che partirà solo oggi alla Camera. Senza scordare il Ddl anticorruzione (alla Camera, dopo il sì del Senato): altro tema che nella maggioranza non va del tutto per la maggiore. Come tutto, del resto.