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Elena Cattaneo: 16 domande sugli Ogm (in Italia) al ministro Martina

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SCIENZA CONTRO SUPERSTIZIONE NEL DIBATTITO SULLA GENETICA

Elena Cattaneo: 16 domande sugli Ogm (in Italia) al ministro Martina

Gentile ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, On. Maurizio Martina, attendevo il suo articolo sul Sole 24 Ore di domenica 13 luglio, aspettandomi risposte alle questioni da me sollevate. Ma non ne ho trovata alcuna, nemmeno agli argomenti di centinaia o migliaia di colleghi scienziati, società scientifiche, intellettuali, agricoltori.

E non è più tempo per generici principi di precauzione mai basati sull'analisi di dati sperimentali, cioè per politiche che prescindano da fatti scientificamente controllati. Se deve essere la politica a dire l'ultima parola, i costi di arbitrarie e irresponsabili scelte li paghiamo tutti noi (ad esempio l'Italia da cinque mesi è in procedura d'infrazione per non aver permesso le coltivazioni di Ogm). Di fatto, Lei dice cose vaghe anche sull'invito dell'economista Marco Fortis, che consigliava di smetterla con la censura della ricerca biotecnologica in Italia.

Ovvero, addirittura Lei cerca di far credere che in Italia si stia facendo ricerca biotecnologica, al di là della controversia sugli Ogm. Fatta salva la sua analisi sull'imminente carenza di cibo, terra, e, aggiungo io, acqua, Lei non fornisce alcuna risposta, né traccia alcuna strategia, se non di immaginare di finanziare la ricerca perché resti del tutto teorica e confinata nei laboratori, senza che possa incidere sulla competitività del Paese. Anche per questo il Suo intervento non convince me e i colleghi scienziati pubblici, oltre agli agricoltori e imprenditori agricoli che mi hanno contattata, a cui viene impedito di innovare. Per capire la situazione mi sono da mesi messa a studiare articoli scientifici, ho chiesto riscontro a colleghi in Italia e all'estero, ho parlato con economisti, esperti di diritto, agricoltori, intellettuali, responsabili delle politiche europee. Non ho contattato guru indiani, né le tanto vituperate multinazionali “dei brevetti” che nessun governo ha mai pensato di eventualmente contrastare sostenendo la ricerca pubblica italiana, le quali detengono il monopolio dei semi Ogm quanto dei non Ogm.

Nemmeno ho chiesto alle multinazionali della chimica o della grande distribuzione, che fanno della demonizzazione degli Ogm un messaggio pubblicitario. Ho ascoltato alcuni esperti che supportano partiti politici nella loro battaglia anti-Ogm, ma la loro preparazione mi è parsa approssimativa. La ricerca mi ha permesso di mettere a fuoco alcune domande, alle quali penso si dovrebbe rispondere, prima di parlare di valori, che se non supportati da fatti rischiano di essere solo pregiudizi o pretesti. Se Lei o qualcuno del ministero gentilmente rispondesse, penso che tutti noi cittadini saremmo grati. Ecco le domande:

1. È vero che l'intera mangimistica italiana si basa sull'uso di derivati di Ogm (soia, mais ed anche semi di cotone)?

2. È vero che ogni anno importiamo 8 milioni di tonnellate di soia e mais in buona parte Ogm per un costo di 2,2 miliardi di euro, per nutrire le nostre filiere?

3. Non è avventuroso per il Governo sostenere, come fa con il Dl 91/2014, che la competitività italiana avrà qualche stimolo dal divieto (assistito da sanzioni penali!) di coltivare del mais Ogm che peraltro importiamo? Infatti, mentre si chiede la distruzione di un terreno grande come un campo di calcio coltivato con Ogm (per un totale di solo cinque tonnellate di Ogm raccoglibile), parte dei quattro milioni di tonnellate di mais che importeremo quest'anno è di quello stesso mais Ogm. Insomma, non Le sembra contraddittorio punire la libertà d'impresa (comma 8, art 4, Dl 91/2014) degli agricoltori che chiedono legittimamente di coltivare mais Ogm, quando ne importiamo a valanghe proprio perché ci sono le prove che non sono dannosi ma migliori per l'alimentazione animale?

4. Qual è il vero “delitto” che intendete introdurre col Dl 91/2014 dal momento che non ci sono prove di danni all'ambiente e che quello stesso mais è autorizzato anche per il consumo umano ed il decreto non vieta in alcun modo le importazioni di mais Ogm estero? E soprattutto è un “delitto” proporzionale ad altre infrazioni di lesa maestà?

5. Fino a quando si continuerà a pensare di vendere i nostri prosciutti o formaggi sostenendo che sono stati prodotti in una nazione che non coltiva piante Gm, ma che alimenta il parco zootecnico con derivati da piante Gm (furbescamente evitando di indicarlo in etichetta)?

6. È vero che nessuno dei grandi consorzi di tutela più prestigiosi può etichettare i suoi prodotti come “Prodotti ottenuti a partire da mangimi esenti da Ogm”?

7. Può confermare l'informazione che nei Consorzi agrari legati a Coldiretti (che mi pare sia contraria agli Ogm) si vendono mangimi Ogm di derivazione extraeuropea?

8. Secondo Lei il derivato di un alimento (immaginiamo un prosciutto, del parmigiano, o della carne) ottenuto nutrendo gli animali con mangimi contenenti Ogm può essere considerato fra i prodotti tipici italiani? Se sì, perché non nutrirli allora con lo stesso mais Ogm, ma coltivato dalle nostre imprese agricole, qui in Italia? Se no, perché non si impedisce alle navi cariche di Ogm di arrivare in Italia? E se gli Ogm rovinano la tipicità italiana perché allora noi continuiamo a mangiare prodotti tipici dal 1996, ossia da quando queste navi hanno cominciato a scaricare milioni di tonnellate di Ogm destinati alla mangimistica?

9. È vero che la resa del mais per ettaro italiana del 2013 è stata di 78,1 quintali e quella spagnola (ossia da mais Ogm) di 110,1 quintali per ettaro, e che, conseguentemente, se avessimo la stessa resa degli spagnoli potremmo acquistare da agricoltori italiani tra i 700 milioni ed un miliardo di euro di nostro mais, invece di arricchire le filiere agricole straniere?

10. È vero che la coltivazione del mais Ogm del tipo Bt evita i due (talvolta tre) trattamenti con insetticidi che in questi giorni inonderanno buona parte del milione di ettari (ossia fino a 200 tonnellate di insetticida) di campi di mais tradizionale, uccidendo oltre ai parassiti del mais anche lepri, fagiani o vertebrati e qualunque tipo di insetto, farfalle, coccinelle, cioè tutte le prede di passeri e rondini? È vero che l'Europa con i suoi paesi Ogm free ha raddoppiato l'uso di insetticidi nel decennio 2002-2012 passando da una spesa di 6 miliardi di dollari a 12, quando gli Stati Uniti - che coltivano Ogm - sono rimasti fermi a 9 miliardi di dollari?

11. Secondo Lei, tutela di più la biodiversità un campo di mais Bt o quel milione di ettari sui quali gli agricoltori sono costretti ad irrorare insetticidi perché non li si lascia liberi di fare gli imprenditori e coltivare mais Bt?

12. Risulta anche a Lei che il 62% del mais italiano raccolto nel 2013 non era commerciabile per uso umano a causa dell'inquinamento da fumonisine? Quando sarà finalmente garantito il rispetto del consumatore e sarà applicata su tutte le confezioni di polenta e di mais in generale il tenore di fumonisine di quel lotto, come prevede la normativa europea fin dal 2007? Non si dovrebbero accogliere gli auspici del Consiglio Superiore della Sanità che suggerisce dosaggi di fumonisine inferiori per i bambini?

13. Ad oggi, c'è ancora un campo di mais Ogm a Colloredo in Friuli dove si stanno conducendo esperimenti di coesistenza tra differenti agricolture e di tutela della biodiversità: non sarebbe il caso di destinare pochi spiccioli per consentire - a favorevoli e contrari agli Ogm - di fare misurazioni di tutti i possibili parametri ed informarne il pubblico, invece di destinare al rogo dell'ignoranza la verifica delle informazioni che Lei dovrebbe pretendere e garantire?

14. Secondo Lei la sperimentazione per fini di “ricerca scientifica pubblica” in pieno campo (che solo l'Italia vieta dal 2002) può riprendere entro quest'anno solare con le stesse regole di sicurezza che vigono in un qualunque stato europeo? In caso di permanenza del divieto, non ritiene che sia il caso di accordarsi con il Suo collega ministro dell'Università, affinché non si sprechino soldi pubblici? Infatti, il 99% dei docenti e ricercatori - pagati per insegnare ai futuri agronomi, biologi e biotecnologi - insegnano cosa sono gli Ogm e, quindi, che non sono “streghe da mandare al rogo”, ma utili strumenti per la crescita economica e sociale, e per la salute. Non Le sembra una situazione surreale?

15. Lei sostiene che l'Italia investe 700 milioni di euro per innovazione e ricerca agroalimentare. Può elencarmi le voci dei progetti che Le consentono di asserire che questa cifra è attendibile? Non vorrei che chi le ha fornito l'informazione si sia confuso con il costo degli stipendi di intere generazioni di scienziati (includendo anche i forestali calabresi?), colleghi a cui viene di fatto impedito di lavorare e innovare. Lei fa bene a pensare alla ricerca in Genomica che oggi è all'avanguardia, ma darà (forse) il suo ritorno applicativo tra almeno 10 o 15 anni. Oggi Lei sta pagando gli errori di chi l'ha preceduta e non ha investito in ricerca. Lei oggi deve confrontarsi con i milioni di tonnellate di Ogm che importiamo e con 14 anni di divieti agli Ogm che ci hanno messo in ginocchio e con una bilancia agroalimentare in rosso per 4-6 miliardi di euro l'anno. Vuole affrontare questo deficit, o deviare e parlare d'altro e restare in rosso per altri 15 anni?

16. Le propongo infine un'analogia, certo un po' forzata, ma per dare l'idea. Essendo ministro di un Governo di centro-sinistra, non ritiene inappropriato occuparsi solo di quel 2% della popolazione che può vestirsi in cashmere (e nutrirsi del costoso, non sostenibile e non salvifico “biologico”), disinteressandosi del fatto che il resto dei cittadini abbia almeno della lana a disposizione?

Nel suo articolo Lei parla anche dei successi della ricerca italiana cercando di far credere ai cittadini che le discussioni sugli Ogm sono superate. Ma se sta dicendo agli imprenditori agricoli che non si può fare impresa rispettando le regole vigenti o agli scienziati di non dire cosa si nasconde sotto la demonizzazione degli Ogm (coltivati), mentre ci vestiamo di Ogm e ci curiamo con Ogm (il 70% del cotone mondiale è GM), mentre li mangiamo e ne esportiamo i derivati in tutto il mondo, allora credo che la risposta sarà «No grazie, ministro Martina».

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