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Riforme, Renzi: «L’Italia non è più il malato…

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Riforme, Renzi: «L’Italia non è più il malato d’Europa. Nessuna deriva autoritaria: guardate la Gb»

L’Europa ha fatto dei progressi sul cammino della crescita «ma io dico che non basta. E vorrei raccontare perché l’Europa di oggi è uno studente dotato di grandissimo talento ma che non applica tutto ciò che può applicare». Così stamattina Matteo Renzi alla conferenza internazionale «The State of the Union», ospitata a Palazzo Vecchio. Il primo di una serie di appuntamenti: nel pomeriggio il premier ha fatto tappa prima ad Aosta e poi a Genova sferrando attacchi a destra («Chi evoca il fascismo profana i morti») e a sinistra («C’è un solo Pd ma ci sono due sinistre: a una piace perdere e far perdere»). Senza dimenticare una telefonata per congratularsi con Cameron. In un tweet lo staff del premier britannico ha confermato: «Matteo Renzi ha chiamato il primo ministro per congratularsi per l’incredibile risultato. Hanno concordato di lavorare a stretto contatto sulla Ue e sulla questione dei migranti nel Mediterraneo».

«Europa è continente che cresce meno di tutti: serve Ue più forte»
Dopo aver confrontato l’Europa di oggi con quella delineata dal Trattato di Lisbona, che puntava al primato per innovazione competitività entro il 2020, Renzi ha evidenziato come quello europeo sia «il continente che cresce meno di tutti», come mostrano disoccupazione giovanile e Pil. Ora «abbiamo bisogno di un’Ue più forte e più capace di cambiare, non possiamo permetterci né la nostalgia né lo stare a rincorrere emergenze».

Con riforma del lavoro fatta nel 2004 oggi la situazione sarebbe diversa
A Firenze, in platea figure di primo piano delle istituzioni comunitarie, Renzi ha parlato anche delle riforme del suo governo.«Se avessimo fatto ciò che hanno fatto altri paesi quando lo hanno fatto non saremmo arrivati a questo punto», ha spiegato Renzi citando la riforma del lavoro, che si sarebbe dovuta fare nel 2004 «quando l’ha fatta la Germania e non dieci anni dopo oggi avremmo una situazione occupazionale diversa». Stesso discorso per le riforme istituzionali e la legge elettorale: le avessimo fatte all’epoca, oggi il paese sarebbe diverso e più forte». L’Italia di oggi, ha concluso, «non è più il malato d’Europa, e deve tornare a fare quello che ha sempre fatto: animare con la cultura, la fantasia».

Condivisione delle responsabilità principio guida per la Ue
Assediate dai migranti, e senza risposte per l’emergenza umanitaria della frontiera sud, le istituzioni Ue hanno utilizzato l’appuntamento di Firenze anche per avviare una riflessione sulle proprie responsabilità. Sbagliato lasciare il problema dell’accoglienza agli Stati membri, mentre «L’Italia ha avuto ragione nel dire che è problema comune che richiede soluzione comune», ha osservato Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione Ue. «Le persone che vengono in Italia vanno principalmente in Germania e in Svezia. Ma è inaccettabile che il 90% delle persone che arrivano in Europa vadano poi solo in dieci Stati membri su 28. C’è un problema di condivisione della responsabilità». Occorrono dunque soluzioni per gestire l’immigrazione legale e quella illegale.

De Kerchove: no al populismo che mette a rischio libera circolazione
Nel suo intervento Gilles De Kerchove, coordinatore antiterrorismo per il Consiglio dell'Unione europea, ha ricordato che la libera circolazione di persone nell’Ue «resta tra le migliori finalità dell’Unione europea», criticando il «populismo» che vorrebbe instaurare «una società del Grande Fratello», in nome di una «sicurezza al 100%». Quello che si può migliorare, ha aggiunto, è il sistema di controllo, «una volta che i migranti hanno attraversato i confini».

Renzi a Genova: «Nessuna deriva autoritaria, guardate l’Uk»
Dopo aver deplorato in un comizio ad Aosta chi, come il capogruppo di Fi, Renato Brunetta, ha bollato il governo di fascismo per l’approvazione dell’Italicum («Quando si arriva a scomodare il fascismo significa profanare la memoria di chi è morto»), Renzi a Genova per sostenere la candidata del centrosinistra Raffaella Paita ha attaccato la sinistra: «Dalla Liguria a tutta Europa c’è un solo Pd, ma ci sono due sinistre: una a cui piace cambiare e una a cui piace perdere e far perdere». Poi ha respinto l’accusa di «deriva autoritaria» mossa in primis da Berlusconi per la riforma elettorale: «In Inghilterra oggi Cameron ha vinto le elezioni e ha preso la maggioranza dei seggi con il 36% dei voti. In Italia con l’Italicum con il 36% dei voti si va al ballottaggio. Quanta superficialità e studiata disinformazione c’è stata nel dibattito sulla legge elettorale».

A D’Alema: «Il Pd perde iscritti? Lo dicono i nostalgici del 25%»
Renzi ha anche replicato a Massimo D’Alema, che da Pisa ha criticato il governo e la gestione del partito: «Oggi vedo che c’è qualcuno che dice che perdiamo iscritti: sono i nostalgici del 25%, quelli che stavano bene quando si perdeva, quelli che hanno avuto la loro occasione e l’hanno persa. Ma non ci faranno passare voglia di cambiare l’Italia». Il premier ha aggiunto: «Noi non siamo i “risolvi problemi” (alludendo a Mister Wolf di Pulp Fiction, ndr) ma siamo persone semplici che a fronte di un dibattito pluridecennale hanno detto a loro stessi e alla politica “sarà il caso di fare le cose che abbiamo promesso tutti insieme di fare?”. Le nostre riforme non le abbiamo partorite di notte, di nascosto ma sono riforme di cui si parla da anni».

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