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Renzi-Mattarella, agenda politica sul tavolo

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Politica

Renzi-Mattarella, agenda politica sul tavolo

ROMA - «Giornata di passi in avanti su flessibilità, immigrazione, crescita economica. C’è ancora molto da fare, ma non si molla». Il clima di una giornata positiva per il premier è descritto nei pochi caratteri di un tweet serale. A 18 giorni dalle elezioni regionali e con sfide complicate soprattutto sul fronte interno - scuola in primis - Matteo Renzi può parlare di passi in avanti. Il Pil torna a crescere dopo quattro anni(0,3% mentre il governo si aspettava 0,1%), il successo del piano Ue sui migranti, il via libera di Bruxelles a una maggiore flessibilità: tutti segni - è la lettura renziana - «della maggiora credibilità della linea italiana sulla flessibilità». Ma il fronte interno morde, dalla questione delle pensioni dopo la sentenza della Consulta che ha bocciato il blocco dell’indicizzazione deciso dal governo Monti alle proteste di sindacati e insegnanti contro la riforma della scuola messa in campo. E poi il timore di qualche contraccolpo negativo per il Pd e dunque per il governo alle regionali del 31 maggio, soprattutto in Liguria dove i sondaggi danno la sinistra antirenziana del civatiano Luca Pastorino a due cifre. Di tutto questo il premier ha parlato ieri sera con Sergio Mattarella salendo al Quirinale: «Un ampio giro d’orizzonte dei principali temi sul tappeto del dibattito politico», recita la tradizionale nota del Quirinale. Un confronto ad ampio raggio, dunque, partendo dal risultato incassato dall’Italia - anche con il pressing del presidente della Repubblica - nella delicata partita in Ue sull’emergenza sbarchi.

Il primo tema interno politicamente sensibile è naturalmente quello delle pensioni. E si sa che il premier ha dovuto «ingoiare amaro», come lui stesso ha confessato, rinunziando al tesoretto di 1,6 miliardi annunciato nelle scorse settimane. Il decreto per mettere una “toppa” sarà approvato dal Consiglio dei ministri lunedì prossimo o comunque la prossima settimana e dal colloquio con il Capo dello Stato il premier sembra essere uscito rinfrancato sulla linea che il governo intende seguire - che è quella della gradualità, della parzialità e della progressività sul reddito dei pensionati interessati ai rimborsi e che comunque che rispetti il decifit progrannatico di quest’anno al 2,6% -: Mattarella, secondo fonti parlamentari del Pd, si sarebbe mostrato ovviamente attento al rispetto rigoroso della sentenza della Consulta ma anche consapevole della necessità di salvaguardare l’equilibrio dei conti, anch’esso bene costituzionale.

Sul fronte delle riforme in campo Renzi ha poi mostrato al Capo dello Stato tutta la sua volontà di andare avanti, di «non mollare». A partire dalla riforma della scuola, naturalmente, sulla quale il premier proprio ieri ha voluto mettere la faccia prendendo gesso e lavagna e illustrando in un video di 18 minuti pubblicato sul sito del governo le novità della “Buona Scuola” (si vedano i servizi a pagina 8). Al Capo dello Stato, che è stato anche ministro dell’Istruzione, il premier ha prospettato un disegno ambizioso contro il quale a suo avviso si è attivato un vero e proprio boicottaggio con motivi che poco o nulla hanno a che fare con la buona scuola. Motivi di potere e di rendita di posizione, è il sottinteso. Una lettura, è il conforto di Renzi in vista dell’esame del Parlamento, su cui sembra concordare anche quella parte di Area riformista che nel Pd ha rotto con Bersani e Speranza e che boccia le «posizioni strumentali» degli oppositori del segretario e premier. Per ora la fiducia non è all’ordine del giorno, ha rassicurato Renzi, ma non si intravvedono all’orizzonte ulteriori margini di mediazione rispetto alle aperture fin qui fatte.