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Delrio: «Estendiamo i bonus edilizi, sgravi sui mobili a chi…

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INTERVISTA AL ministro DELLE INFRASTRUTTURE

Delrio: «Estendiamo i bonus edilizi, sgravi sui mobili a chi è in affitto»

Sul tavolone lungo di Graziano Delrio ci sono tutti i dossier che ha studiato in questo mese e mezzo da ministro delle Infrastrutture e su cui comincia a dare risposte chiare: bonus edilizi ed energetici da stabilizzare ed estendere, bonus mobili anche per chi ha una casa in affitto, i poteri di coordinamento che sta portando a Porta Pia (dai fondi coesione al dissesto idrogeologico all’edilizia scolastica), la messa a punto della riforma appalti «che fa fare un grande salto di qualità» in stretta condivisione con il relatore Stefano Esposito, le riforme urgenti dei porti e del trasporto locale, con l’accelerazione delle gare per i servizi su ferro e su gomma. E poi le Fs, che invita a non farsi spaventare dalla separazione netta fra infrastruttura «totalmente pubblica» e servizio. Delrio risponde a tutto meno che sul nome del presidente Anas: il ministro non può confermare, il giorno prima dell’assemblea, le indiscrezioni che ormai danno per certo Gianni Armani, attuale ad di Terna Rete Italia.

Ministro Delrio, che pensa del dibattito sul rilancio dei bonus per ristrutturazioni edilizie e risparmio energetico?
Le misure hanno funzionato, e bene. Lo dimostrano i dati, miliardi di euro mobilitati in termini di lavori e anche un ritorno per lo Stato in termini di gettito Iva. Abbiamo impedito al malato, cioè l'edilizia, di andare in coma irreversibile. Ora dobbiamo lavorare non per ridurre queste misure, ma per estenderle, per esempio all'edilizia residenziale pubblica e ad altri settori in cui abbiamo un grande bisogno di manutenzione straordinaria. Come governo dobbiamo essere capaci di trasformare, sulla base di dati oggettivi, le sperimentazioni in scelte economico-finanziarie strutturali e non occasionali.

Questo vuol dire lasciare i bonus come sono nel 2016?
Si può ragionare di modulazioni e spostamenti, a seconda delle fasi che viviamo sul piano economico. Puoi decidere che in un certo periodo dai più incentivi a un settore che a un altro. Per esempio, il bonus mobili puoi darlo non solo a chi acquista una casa, ma anche a chi l'affitta. Ma tutto deve avvenire all’interno di un giudizio che è “abbiamo avuto successo, quindi perché ridiscutere?”. Questo non è stato un incentivo che ha drogato il mercato e ha reso l'impresa inefficiente perché l’ha protetta. Questo è un incentivo che ha aumentato la competitività delle imprese, il know how, la ricerca sui materiali innovativi.

L'assetto diventerà definitivo con la legge di stabilità?
Quello è lo strumento principe anche se con il presidente Renzi e il ministro Padoan stiamo cercando di capire quali strumenti ulteriori abbiamo per spingere nel settore degli investimenti infrastrutturali e degli investimenti in generale.

Qualche bozza tecnica della task force sulla spending review parlava di ridimensionare i bonus edilizi. Avete avuto un chiarimento con Yoram Gutgeld?
Ci siamo visti con Gutgeld e mi ha detto che condivide la mia posizione, non ci sono diversità di vedute nel governo.

C’è molta preoccupazione per la mancata spesa e per i ritardi di programmazione del Fondo sviluppo coesione.
Noi abbiamo deciso di superare l’eccessivo frazionamento dei progetti. Nella legge di stabilità abbiamo messo una norma molto rilevante politicamente: i progetti saranno finanziati non affidando quote di fondi alle regioni e ai ministeri che poi decidono a chi darli. Questo vecchio sistema ha permesso di finanziare con il Fas spesa corrente come il debito sanitario e 20-22mila progetti delle regioni per ogni ciclo di programmazione: una miriade di marciapiedi, in sostanza. Noi invece vogliamo 100-150 progetti-Paese da decidere anche con le Regioni in una cabina di regia che è coordinata con i fondi europei. In questo modo recuperiamo il gap del Sud, sviluppando l’industria culturale e turistica, l'industria intelligente.

A che punto siamo?
È pronto il Dpcm che formalizza la cabina di regia.

Lei continuerà ad avere una competenza formale sul Fsc?
Siamo d’accordo che nella cabina di regia io avrò il coordinamento sulle decisioni dei 100-150 progetti-Paese di tipo infrastrutturale mentre il coordinamento complessivo fra questi fondi e quelli europei va fatto a Palazzo Chigi perché solo lì si può avere la visione di tutti i pezzi.

Ha un’idea di quali saranno questi 100-150 progetti-Paese?
Anche qui dobbiamo cambiare. Vede questo documento sui porti? Contiene titoli di interventi per cinque miliardi. Ma noi non abbiamo bisogno di titoli oggi, bensì di progetti cantierabili. Per questo ho chiesto un aiuto all'Ance. Per questo stiamo mettendo a punto le anagrafi dei settori. Abbiamo l’anagrafe scolastica che finalmente abbiamo completato. Abbiamo l’anagrafe del dissesto idrogeologico, con lo stato di avanzamento lavori.

È vero che porterà a Porta Pia le due unità di missione su edilizia scolastica e dissesto idrogeologico?
Le coordineremo da qua. Ma mi faccia finire. Noi ora dobbiamo chiedere alle Regioni progetti cantierabili: nel momento in cui vengono giudicati strategici dalla cabina di regia, li finanziamo. Però abbiamo già dei punti di riferimento importanti perché aver fatto il piano della banda ultralarga, il piano dell'efficientamento energetico, il piano per il dissesto idrogeologico e il piano per l'edilizia scolastica ci dice già quali sono le priorità. Il tema non è chi comanda ma cosa si fa. Non mi interessa comandare sulle regioni ma capire se siamo d'accordo nel far cambiare passo al Paese.

Un esempio concreto?
Su Pompei qualche giorno fa abbiamo avuto un bel titolo sul New York Times e 35mila visitatori in un giorno solo. Abbiamo fatto una forte vigilanza amministrativa, per esempio il controllo dei bandi di gara. Ora dobbiamo lavorare a un progetto strategico per la Grande Pompei, affrontando i temi dell'accessibilità, anche da mare, dell'accoglienza alberghiera. Dobbiamo ragionare dell’area, non solo del sito.

E l'edilizia scolastica?
Intanto abbiamo rispettato gli impegni dei fondi Ue al 31 dicembre 2014. Sa come abbiamo fatto? Senza bisogno di una legge, abbiamo formato una task di giovani ingegneri e li abbiamo mandati in giro a vedere a che punto stavano i progetti. Abbiamo sbloccato così cento milioni. Se una pratica sta ferma un anno sul tavolo del Genio civile di Reggio Calabria e nessuno sa il perché, c'è un problema di vigilanza amministrativa. Abbiamo bisogno di fare strategie per non disperderci in un municipalismo poco intelligente, ma poi abbiamo bisogno di grande attività amministrativa.

La riforma appalti è un pilastro del cambiamento e il Senato sta facendo un buon lavoro. Lei che pensa del testo?
Siamo in contatto stretto con il relatore. Il testo rappresenta un grande salto di qualità ed è la dimostrazione che Parlamento e governo possono lavorare bene insieme. È importante adattarsi alle regole europee, senza sovrapposizioni, perché la cosa migliore per evitare la corruzione è avere norme semplici. Poi ci sono una serie di temi importanti, la trasparenza degli atti, la garanzia che i commissari di gara siano sorteggiati da albi riconosciuti o da white list, superare il massimo ribasso come criterio prevalente.

C’è anche un forte rafforzamento dei poteri dell'Anac di Cantone.
Anche con Cantone lavoriamo costantemente insieme. Bisogna dare a Cantone i poteri che gli consentano di svolgere al meglio il lavoro che già è previsto faccia per legge. L’esempio è quella dei bandi-tipo che semplificano enormemente e abbattono i rischi di corruzione. È quello che stiamo facendo anche con la modulistica-tipo nel Ddl Madia. La migliore ricetta contro la corruzione è la semplificazione, avere procedure semplici e ordinarie. In questo paese tutti cercano procedure straordinarie.

Come con la legge obiettivo.
Non dobbiamo essere ossessionati dal tema della corruzione ma al tempo stesso si deve sapere che faremo una lotta durissima alla corruzione. Superare la legge obiettivo è un modo per combattere di fenomeni corruttivi perché dietro il fatto che tu possa mandare a gara un progetto preliminare o che il general contractor abbia la direzione lavori ci sono insidie corruttive molto alte.

Lunedì comincia il nuovo corso all'Anas. Le indiscrezioni dicono che il presidente sarà Armani.
Sul nome posso solo dire che con il presidente del consiglio e il ministro dell'Economia abbiamo l'unico obiettivo di nominare persone competenti che abbiano ben operato in passato. Criterio che finora abbiamo rispettato e ha dato buoni risultati.

Dal nuovo corso Anas cosa si aspetta?
In questo mese ho dato due indirizzi: spostare le risorse disponibili sulle manutenzione straordinarie e valutare bene le proposte di project financing perché non siamo più favorevoli a piani economico-finanziari molto allegri.

Ce ne sono stati molti in passato?
Già. Il compromesso trovato per la Tirrenica che utilizza al massimo i tracciati esistenti e porta il pedaggio soltanto per esterni e piccoli tratti, la bocciatura del piano economico-finanziario della Telesina, l'aggiornamento chiesto alla Ragusa-Catania dicono che noi vogliamo project financing veri e privati veri. Viva gli investimenti privati ma bisogna che i piani siano seri e che dopo un anno non si vengano a chiedere i soldi che il privato non vuole più mettere perché altrimenti ce li facciamo noi.

Qual è la strada giusta per la privatizzazione delle Fs?
Ne stiamo discutendo, ci sono diverse opzioni.

Ha una preferenza?
La privatizzazione deve servire a creare valore a lungo termine e ad attrarre capitali privati. Non deve essere un modo per fare cassa. Dobbiamo creare campioni nazionali da imprese pubbliche con capitale privato, che siano capaci di fare più investimenti più assunzioni più qualità dei servizi. L’apertura al mercato serve a questo.

Non pensa che oltre ai campioni nazionali ci debba essere la tutela degli altri operatori sul mercato, soprattutto con una buona regolazione?
La regolazione la fa l’Authority e la sta facendo bene. Questo Paese ha sempre bisogno di buona regolazione. Quando parlo di campioni nazionali penso all’Enel da cui sono nate opportunità e campioni nazionali. Dobbiamo fare un ragionamento che crei il massimo valore possibile per il Paese.

Enel ha separato la grande rete infrastrutturale dal servizio. Lei cosa pensa dell'unbundling per le ferrovie?
Dal punto di vista concettuale credo non ci si dovrebbe spaventare di una prospettiva in cui ci sia una infrastruttura totalmente pubblica e separata dalla gestione.

Cosa ci sarà nella riforma della portualità?
I porti sono una risorsa straordinaria molto sottovalutata. Alcune priorità della riforma: i porti vanno considerati non come singoli ma all'interno di sistemi portuali, i sistemi devono essere collegati alle filiere logistico-industriali, non si deve agire solo sui container perché il futuro non è nei container ma nella crocieristica, nel traffico delle rinfuse, nel traffico Ro-Ro.

Finirà tutto dentro un piano dei porti?
Sì, un piano strategico. Ma non bisogna sottovalutare l’altro aspetto della semplificazione amministrativa. Dobbiamo avere uno sportello unico per la parte amministrativa, uno sportello unico doganale perché abbiamo ancora il doppio dei tempi di sdoganamento rispetto agli altri porti europei.

Sta rivedendo la bozza di riforma del trasporto pubblico locale?
Se una linea della metropolitana milanese ha fatto 90mila passeggeri al giorno negli ultimi dieci giorni, vuol dire che in un anno trasporta milioni di passeggeri, quanto il traffico di Alta velocità in Italia. È un dato che ci dice che c’è un grande bisogno di mobilità urbana in Italia. La riforma è urgente e deve mettere l'utente al centro.

Da quel che dice sembrano esserci innovazioni rispetto a certe timidezze del testo precedente.
Ci sono pezzi di buon lavoro già fatto e pezzi che vanno innovati. Dobbiamo affrontare con grande determinazione il rinnovo del parco veicolare. Le gare sul ferro e le gare su gomma, che sono entrambe molto indietro, devono avere una accelerata.