1/4 Professione project manager / Qual è questa professione misteriosa?
Cosa fa il project manager? Un po' come il Wolf di Pulp Fiction, risolve problemi. Anzi, evita che i problemi arrivino, lavorando sul filo delle scadenze con professionisti di estrazione eterogenea. Ivan Calimani, project manager di Expo, prova a spiegare la natura di questo lavoro con parole semplici: «Nella vita quotidiana possiamo dividere l'insieme delle attività in due categorie.
Da un lato troviamo le attività ricorrenti, quali ad esempio fare la spesa, accompagnare i figli a scuola, andare al lavoro; dall'altro ci sono le iniziative volte a intraprendere qualcosa di nuovo o a variare situazioni esistenti, quali ad esempio cambiare casa e magari città, organizzare una vacanza, pianificare un matrimonio, ristrutturare l'appartamento. Bene, questi ultimi sono esempi di progetto».
La prima categoria assicura la continuità della vita familiare, continua Ivan, mentre la seconda introduce discontinuità, prefiggendosi di creare ciò che prima non c'era o di portare cambiamenti a parte dell'esistente. La prima è caratterizzata da maggior prevedibilità del risultato, la seconda da una maggior incertezza. «Nelle aziende, come nella vita, la prima categoria si basa su processi, competenze e risorse adeguate; la seconda richiede in più un forte orientamento al risultato e alle scadenze, una spiccata abilità e propensione nel coinvolgimento di se stessi e degli altri, la capacità di operare in situazioni di ambiguità e rischio.
E' in queste situazioni che diventa fondamentale la figura del project manager».
Il project management, spiega ancora Calimani, non è solo un modo di fare o di organizzarsi ma è anche un modo di pensare, nel senso che l'attenzione non si limita all'immediato ma deve proiettarsi nel futuro, sia per tenere sempre presente il risultato finale, sia per fare in modo che le attività da intraprendere nell'immediato siano già state preparate in precedenza.
© Riproduzione riservata