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Anche l’Istat «vede» i primi segnali di ripresa. Cresce la…

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rapporto annuale 2015

Anche l’Istat «vede» i primi segnali di ripresa. Cresce la fuga dei cervelli, occupazione in lieve salita

Anche l’Istat “vede” la ripresa: se il 2014 si conferma ancora amaro per la nostra economia, nei primi mesi di quest’anno si sono evidenziati i primi incoraggianti segnali di ripresa. A dirlo è il Rapporto annuale 2015 dell’Istat sulla situazione del Paese, presentato oggi alla Camera dal presidente dell'Istituto nazionale di statistica, Giorgio Alleva. Tra i fenomeni in aumento la fuga all’estero dei laureati italiani e la lieve ripresa del mercato del lavoro, con l'occupazione che è tornata a crescere di 88mila unità (+0,4%),

Partecipazione al mercato del lavoro, Italia ancora lontana dalla Ue
Diverso il discorso per il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro, fronte sul quale «le differenze con l'Ue si accentuano».Per raggiungere la percentuale di occupazione denunciata dall'Ue, l'Italia dovrebbe infatti occupare 3,5 milioni di lavoratori in più. Nel 2014, il tasso di occupazione Ue è salito al 64,9% mentre in Italia si è fermato al 55,7 per cento.

Sette milioni di senza lavoro nel 2014
Nel 2014, si legge nel documento presentato da Alleva, «aumentano le persone interessate a lavorare, pur con un diverso grado di disponibilità e di intensità nella ricerca del lavoro. I disoccupati sono 3,2 milioni (+5,5% rispetto al 2013) e le forze di lavoro potenziali sfiorano i tre milioni e mezzo (+8,9%)». Nel complesso quindi lo scorso anno si registravano quasi sette milioni di persone senza lavoro.

“Spariti” quasi 2 milioni di lavoratori under 35
Sfogliando le pagine del Rapporto, trova ennesima conferma la vera e propria emergenza che caratterizza il lavoro giovanile, messo sotto pressione da sei anni di crisi. Tra il 2008 e il 2014 sono spariti quasi 2 milioni di lavoratori under 35 (-27,7%) a fronte di un calo della popolazione nella stessa fascia di età di 947mila (-6,8%). Secondo i numeri evidenziati dall’Istat il tasso di occupazione degli under 35 è sceso complessivamente di 11,3 punti percentuali al 39,1%, anche se la contrazione dell'indicatore si è decisamente attenuata (-0,8 punti percentuali) nel 2014 fino ad invertire la tendenza nel quarto trimestre (+0,3 punti).

“Fuga cervelli” in crescita: dal 7 al 1,9%
In crescita secondo il Rapporto il fenomeno della “fuga dei cervelli”, che l'Istat preferisce definire “mobilità intellettuale”. «Tremila dottori di ricerca del 2008 e 2010 (il 12,9%) vivono abitualmente all'estero», spiega l’Istituto di statistica, sottolineando che «la mobilità verso l'estero è superiore di quasi sei punti a quella della precedente indagine (7% dei dottori di ricerca delle coorti 2004 e 2006)». Sotto il profilo delle specializzazioni, la spinta ad andare fuori confine risulta più forte per fisici, matematici e informatici.

L’anno passato attività economica ancora in flessione
«Il quadro relativo al 2014 - si legge nel Rapporto - mostra per l'Italia ancora una flessione per l'attività economica. Dopo la forte contrazione del 2012 e 2013 (rispettivamente del 2,8% e dell'1,7%), il Pil italiano in volume ha segnato lo scorso anno una ulteriore riduzione, seppure di entità decisamente più contenuta (-0,4%); il livello è sceso al di sotto di quello registrato nel 2000. L'andamento dell'attività economica è risultato negativo per i primi tre trimestri e ha segnato una variazione congiunturale nulla nel quarto». Nel primo trimestre 2015, invece, secondo la stima preliminare, «il Pil ha registrato un primo aumento congiunturale (0,3%) dopo cinque trimestri di variazioni negative o nulle. Il prodotto interno lordo risulta invariato su base tendenziale, mentre la crescita acquisita per il 2015 è pari a +0,2 per cento».

Calo inflazione fattore positivo per recupero consumi
L'Istat rileva che la discesa dell'inflazione ha contribuito al lieve recupero dei consumi delle famiglie nel 2014, che dovrebbero consolidare una moderata ripresa. «La spesa per consumi finali delle famiglie è tornata a crescere (+0,3%) nel 2014, dopo il marcato calo nei due anni precedenti. Andamento legato al potere di acquisto delle famiglie che si è stabilizzato per la prima volta dal 2008, anche grazie alla discesa dell'inflazione. L'indice del clima di fiducia dei consumatori è aumentato nei primi mesi del 2015, con un leggero indebolimento ad aprile, e il rafforzamento del sentiment dei consumatori potrebbe preludere a un moderato miglioramento della spesa per consumi».

Nel 2014 segnali di ripresa per un numero rilevante di imprese
«Nel 2014 ci sono stati segnali di ripresa che hanno coinvolto un numero rilevante di imprese», segnala ancora il Rapporto, secondo cui «un'impresa con almeno 20 addetti su due del settore manifatturiero ha aumentato il fatturato totale di almeno lo 0,8 per cento. Rispetto al 2013, sono cresciuti sia i ricavi esteri (almeno +1,6%) sia quelli interni (+0,1%). Il fatturato interno è aumentato per la prima volta da oltre tre anni». Eppure, secondo il Rapporto, «da un'indagine ad hoc sulla domanda di lavoro nelle imprese risulta che nel 2014 le aziende che hanno aumentato l'occupazione sono meno numerose di quelle che l'hanno ridotta, sia nella manifattura (rispettivamente 19 e 25,4%) sia nei servizi (9,8 e 24,8%)».

Oltre 5 milioni gli stranieri residenti in Italia
Tra gli aspetti della società italiana analizzati dal Rapporto Istat c’è anche l’aggiornamento del numero dei residenti in Italia, che a gennaio 2015 ammontavano a poco meno di 61 milioni, dei quali oltre cinque milioni (8,3%) cittadini stranieri. Per gli italiani prosegue il trend di invecchiamento mentre fra gli stranieri residenti la quota di anziani risulta più bassa. Oltre il 40% degli stranieri vive nelle città del Centro nord. Secondo il Rapporto, più della metà degli stranieri (di 14 anni e oltre) si trova bene in Italia e più di un terzo molto bene, anche se con marcate differenze territoriali. La comunità che si trova meglio è quella filippina, in misura lievemente minore quella degli ucraini e dei romeni, mentre sono i cinesi a dichiarare di trovarsi peggio in Italia.

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