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bocciata la richiesta di modifica

Iva, Bruxelles dice no all’Italia sulla «reverse charge». Per il bilancio buco da 728 mln. Mef: esclusi rincari benzina

Nuova mazzata per i conti pubblici italiani dopo la sentenza della Consulta sul blocco delle pensioni. A finire nel mirino, questa volta, è la norma relativa all’estensione del “reverse charge” dell'Iva (il meccanismo dell'inversione contabile che in pratica elimina la detrazione dell'Iva sugli acquisti) alla grande distribuzione. La Commissione Ue ha ufficializzato oggi al Consiglio europeo il suo no alla richiesta italiana di deroga dalla normativa Ue, in quanto non in linea con l'articolo 395 della Direttiva Iva. Ancora sotto esame invece la richiesta italiana di pagamenti separati dell'Iva (il cosidetto “split payment”) da parte della Pa.

Falla da 728 milioni di euro nel bilancio statale
L’estensione del “reverse charge”, introdotta dal governo Renzi con la legge di Stabilità 2015, non era ancora operativa, in quanto subordinata al rilascio di un'apposita autorizzazione comunitaria che oggi la Commissione Ue ha negato. Lo stop apre una falla da 728 milioni di euro nel bilancio statale, e potrebbe comportare l’attivazione della clausola di salvaguardia e quindi l'aumento automatico, da giugno, delle accise sui carburanti per compensare il mancato gettito quantificato dalla legge di Stabilità in oltre 700 milion d i euro.

Fonti Mef: fermo impegno del governo a non far scattare aumento accise
L’ipotesi di un aumento delle accise è stata subito smentita da fonti del ministero dell’Economia, che nel pomeriggio hanno confermato « il fermo impegno del governo a non far scattare le clausole di salvaguardia». La decisione della Commissione Ue, spiegano sempre fonti del Mef, '«era una delle possibilità» e via XX settembre «ha monitorato le decisioni della Comunità europea». Per evitare l’aumento delle accise il ministero ha circa un mese di tempo: la calusola di salvaguardia contenuta nellegge di Stabilità prevede infatti che l’eventuale incremento delle aliquote della accise su benzina e gasolio venga disposto «con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli da adottare entro il 30 giugno 2015».

Mancano «prove sufficienti» che deroga contrasterebbe frodi
Tornando alla bocciatura di Bruxelles, Vanessa Mock, portavoce della Commissione Ue per i servizi finanziari, ha spiegato in una nota diffusa nel pomeriggio che l’esecutivo comunitario ritiene non ci siano «prove sufficienti che la misura richiesta contribuirebbe a contrastare le frodi. La Commissione ritiene anzi che questa misura implicherebbe seri rischi di frode a scapito del settore delle vendite al dettaglio e a scapito di altri stati membri».

Deroga “split payment” ancora sotto esame
Quanto alla richiesta di introdurre una misura speciale per gli enti pubblici che dovrebbero pagare l'Iva su un conto separato anziché al fornitore (“split payment”), questa «è ancora in fase di analisi da parte della Commissione». L’eventuale bocciatura di questa richiesta di deroga costerebbe altri 998 milioni di euro, per un totale di circa 1,7 miliardi. Anche in questo caso il mancato gettito dovrà essere coperto con l'aumento automatico delle accise sui carburanti, che potrà scattare a partire dal 30 giugno.

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