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Proposta di legge Ue: 24mila immigrati da ricollocare dall’Italia in…

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Proposta di legge Ue: 24mila immigrati da ricollocare dall’Italia in altri Paesi europei

RIGA - Dovrebbe essere pubblicato mercoledì prossimo l'atteso testo legislativo con il quale la Commissione europea vorrà proporre una nuova forma di ricollocamento degli immigrati in Europa, nel tentativo di rispondere all'elevato arrivo di migranti sulle coste del Mediterraneo centrale. Le discussioni nell'esecutivo comunitario sono ancora in corso, ma i contorni della proposta si stanno chiarendo. Il pacchetto andrà approvato dai governi; il negoziato si presenta difficile.

Secondo le informazioni raccolte tra Bruxelles e Riga, dove ieri e oggi si è svolto un vertice europeo, la Commissione europea sta pensando di proporre la ricollocazione a 40mila persone già arrivate sul suolo europeo: 24mila in Italia e 16mila in Grecia. Queste persone, tutte richiedenti l'asilo, andranno ridistribuite negli altri paesi europei, esclusi evidentemente i due paesi di provenienza, così come la Gran Bretagna, l'Irlanda e la Danimarca, che hanno il diritto di non partecipare allo schema.

I 40mila prescelti verranno selezionati sulla base della loro nazionalità, privilegiando le cittadinanze che nel 2014 hanno registrato un elevato tasso di accettazione dell'asilo (possibilmente superiore al 75%). In questo contesto, l'obiettivo è di aiutare i cittadini dei più paesi esposti in un contesto mediterraneo e mediorientale particolarmente difficile, a causa dello sconquasso libico e della crisi siriana. Si presume che ad essere aiutati saranno soprattutto siriani, somali ed eritrei.

Il meccanismo di ricollocazione che la Commissione europea sta discutendo in questi giorni - sulla scia la settimana scorsa di un pacchetto di misure per meglio gestire l'immigrazione in Europa - dovrebbe essere obbligatorio. Tuttavia, i paesi potranno bloccare l'arrivo di migranti, citando motivi di ordine pubblico (si veda Il Sole/24 Ore del 14 maggio). «Si tratta di dare una valvola di sfogo ai governi nazionali per indurli ad accettare una scelta che a molti non piace», spiega un diplomatico.

L'operazione, che si basa sull'articolo 78/3 dei Trattati europei, prevede da parte dei due paesi di provenienza il controllo dell'identità della persona. Nei fatti, su pressione dell'Italia, lo schema inizia a rimettere in discussione il Principio di Dublino, vale a dire di quella regola europea che stabilisce come il paese responsabile di accogliere il richiedente l'asilo sia lo stato membro di prima accoglienza. Proprio su questo fronte, la Commissione ha promesso proposte di modifica nel 2016.

Per ora, il meccanismo di ricollocazione - della durata di 24 mesi - dovrebbe valere per coloro che hanno bisogno di protezione internazionale. Entro fine 2015, la Commissione si è impegnata a preparare uno schema permanente da utilizzare nei casi di “afflussi massicci”. Oltre alla ricollocazione di coloro già in Europa, l'esecutivo comunitario punta a proporre un sistema di reinsediamento per 20mila persone ancora fuori dal territorio europeo e che hanno bisogno di protezione internazionale.

La proposta legislativa, attesa per mercoledì 27 maggio, dovrà essere negoziata dai 28 governi dell'Unione. «Mi aspetto due aspetti controversi - spiega un diplomatico -. Il primo è quello dell'obbligatorietà o meno del meccanismo. Alcuni paesi daranno battaglia. Il secondo riguarda i criteri di suddivisione delle persone». Secondo lo schema presentato la settimana scorsa da Bruxelles, i criteri sono il Pil, la popolazione, il tasso di disoccupazione e i numeri passati di asilanti e rifugiati.

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