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Si aprono le frontiere dell'elettricità per abbassare la bolletta

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VIA AL “MARKET COUPLING”

Si aprono le frontiere dell'elettricità per abbassare la bolletta

Un mercato unico europeo dell'energia? Ottima idea. E una volta tanto l'Italia non è in retroguardia. Anzi, sta già raccogliendo i frutti dell'operazione messa in campo dal Gme, il gestore dei mercati energetici che manovra la nostra borsa elettrica, con la collaborazione di Terna, il gestore pubblico della rete di trasmissione elettrica. Sono passati tre mesi dal via alla fase due del cosiddetto market coupling, ovvero l'integrazione dei mercati delle contrattazioni e degli scambi di elettroni tra i paesi europei. Dal 24 febbraio il sistema integrato delle contrattazioni non si limita più alla fase sperimentale già avviata con la Slovenia ma è stata estesa all'Austria e alla Francia creando in pratica un corridoio per la prima vera integrazione con il sistema paneuropeo del Multi Regional Coupling. Insomma, siamo pienamente interconnessi, o quasi visto che mancano da aprire (si farà con una certa fatica e non per colpa nostra) le direttrici attraverso la Svizzera e con la Grecia.

Le promesse
Lo scenario disegnato dagli artefici dell'operazione è denso di promesse. L'estensione del market coupling interesserà complessivamente, secondo le intenzioni degli operatori che partecipano all'iniziativa, ben 20 paesi europei per un totale di circa 2.800 terawattora di consumi elettrici annui, tre quarti del fabbisogno elettrico europeo. Secondo uno studio commissionato dalla Commissione europea ai consulenti di Booz & Company il processo di integrazione dei mercati dell'energia porterà all'Europa benefici fino a 70 miliardi di euro l'anno cui 40 dell'elettricità. Di questi un vantaggio compreso tra 2,5 e 4 miliardi di euro deriverà dal solo market coupling, mentre altri 4 miliardi verranno dai nuovi contatori intelligenti. Il grosso, tra i 16 e i 30 miliardi di euro, verrà dal mercato unico delle fonti rinnovabili che permetterà di installare impianti nei territori dove risultano più efficienti. Grazie, anche qui, al market coupling.

Difetti a nudo
Un nuovo senario che si materializzerà, naturalmente, col tempo. Questione di anni. Anche se i primi segni già ci sono, anche per noi italiani. Con aspetti più che positivi ma anche con qualche warning che ha del paradossale. I risultati positivi: è vero che il coupling determina una crescita delle nostre importazioni, perché cogliamo meglio le opportunità per negoziare e comprare (e dunque importare) elettricità alle condizioni migliori. Anche se questo rischia di acuire la crisi della nostra produzione termoelettrica, che già ansima sotto la pressione delle crescenti quote delle nostre energie rinnovabili mentre i consumi come si sa battono la fiacca. Ma anche vero che in molte occasioni, nel frattempo, esportiamo crescenti quote della nostra energia. Il saldo sembra il momento a nostro sfavore: il nostro import tende a crescere. Ma alla lunga l'operazione potrebbe darci effettivamente qualche vantaggio anche in termini di buona allocazione della nostra generazione. Il segnale viene proprio dalla Francia, che tradizionalmente è un nostro fornitore significativo di energia specie nelle ore notturne, grazie alla massiccia produzione nucleare d'oltralpe.
L'opportunità, per noi, sta proprio qui: il nucleare è ”rigido”, consente di modulare poco. I francesi nei momenti di picco della richiesta, ci chiedono energia. Che proprio grazie al sistema del market coupling può essere negoziata e fornita con una flessibilità ben maggiore rispetto a qualche mese fa. E gli scambi potranno funzionare ancora meglio quando riusciremo a potenziare ulteriormente le linee di connessione attraverso le nostre frontiere, che nonostante le opere degli ultimi anni sono ancora deboli per supportare l'ipotesi di un vero mercato pienamente integrato a livello europeo.

Paradosso siciliano
C'è, dicevamo, anche un aspetto paradossale di tutto ciò. L'efficienza tecnico-economica del sistema di scambi che ha a che fare con il coupling sta contribuendo ad abbassare il costo medio dell'energia italiana, con buoni segnali sui prezzi finali. Anche grazie ad un meccanismo oliato dal varo, sempre ad opera del Gme, della piattaforma regolamentare Remit (regolamento sull'integrità e la trasparenza dei mercati energetici all'ingrosso) che rende accessibili e trasparenti tutti i meccanismi e i dati delle transazioni che riguardano la borsa elettrica a favore degli operatori, anche quelli più piccoli, anche quelli più sguarniti, anche quelli che vorrebbero entrare o rafforzare la loro presenza nel sistema di transazioni. Tant'è che le associazioni di settore (tra esse Aiget e Energia Concorrente) hanno apertamente apprezzato l'iniziativa sottolineando i vantaggi del nuovo sistema di informazioni basato - sottolinea Energia Concorrente - sulla terzietà del Gme nella gestione delle piattaforme rispetto ai gestori di rete.
A frenare questo aumento di efficienza e i relativi benefici sui prezzi ci sono però le strozzature ancora presenti nel nostro sistema elettrico. La più evidente: quella tra la Sicilia e la Calabria, che proprio mentre ci integriamo con l'Europa impedisce al sistema elettrico siciliano di integrarsi con lo stivale. Il problema riguarda i noti e controversi ritardi nella realizzazione dell'elettrodotto fra Sorgente, nell'isola, e Rizziconi, in Calabria. Opera messa in campo da Terna, il gestore pubblico della rete di trasmissione elettrica nazionale, ma bloccata da contenziosi amministrativi accesi dallo delle associazioni ambientaliste e da qualche comunità locale. Risultato: mentre sulle frontiere a nord si favorisce l'efficienza e l'abbassamento dei prezzi, a sud avviene esattamente il contrario con prezzi regionali che continuano a influire al rialzo sugli algoritmi che determinano il prezzo unico nazionale dell'elettricità (Pun).

I primi segnali
Veniamo ai numeri più significativi che risultano dalle elaborazioni del Gme. I primi due mesi di operatività del coupling mostrano che «sulle tre frontiere interessate le importazioni nette sono aumentate del 12%, a circa 4,7 terawattora, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. E ben il l'85% attribuibile a transazioni in coupling, che rappresentano circa il 46% del totale delle importazioni nette complessive del periodo includendo anche le frontiere greche Svizzera ad oggi non sincronizzate». Nel frattempo il differenziale di prezzo tra la borsa elettrica italiana e quella francese «è calato del 31% rispetto all'analogo bimestre dello scorso anno, attestandosi poco sotto ai 9 €/MWh. Un dato sui minimi storici» rimarcano al Gme. Certo, vanno considerate le pressioni al rialzo del prezzi interni francesi ma lo scenario registra in ogni caso un sostanziale «allineamento dei prezzi nel 31% delle ore». Ed ecco che «la convergenza, sostanzialmente assente fino ad oggi, è stata così marcata da determinare addirittura flussi di esportazioni nette verso la Francia nell'1,5% delle ore e per complessivi 11 GWh». Dati «ancora modesti, ma significativi della capacità del nuovo modello di mercato di cogliere opportunità di esportazione per la nostra efficiente produzione a gas, al presentarsi delle giuste condizioni di mercato» azzardano gli strateghi del Gme.

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