Il Governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco dice «sì» alle fusioni bancarie, e in particolare nel segmento delle popolari. Ma nello stesso tempo il numero uno della Vigilanza mette in luce come un’altra attesa riforma, quelle delle Bcc (in verità un’autoriforma) non possa più essere «procrastinata».
Ignazio Visco lo dice a chiare lettere, davanti alla platea di banchieri che lo ascoltano in occasione dell’Assemblea di Banca d’Italia a Roma. Le fusioni nel settore servono. Perchè i «benefici potenziali» sono «cospicui» soprattutto in una fase, come quella attuale, in cui il mercato chiede più efficienza. Attenzione però a ritenere che qualsiasi operazione vada bene. Perchè i risultati positivi non sono «scontati».
Il Governatore sa bene che in questo momento «tutti parlano tutti», come amano ripetere da settimane gli amministratori delegati dei principali istituti italiani. «Non pochi intermediari, soprattutto di medie dimensioni - dice Visco - stanno valutando operazioni di concentrazione, anche in risposta alle recenti innovazioni normative». Il pensiero va ovviamente alla riforma delle banche popolari approvata nei mesi scorsi, che impone ai 10 maggiori istituti popolari di abbandonare il principio del voto capitario e approdare al modello di società per azione. In questo senso le attese sono per la pubblicazione dei regolamenti di Bankitalia a metà di giugno, data dalla quale scatteranno i 18 mesi per la trasformazione.
La novità che nelle ultime settimane ha spinto i vertici degli istituti ad avviare fitti dialoghi in vista di possibili aggregazioni. Tuttavia, dopo un’iniziale frenesia, oggi il clima sembra essersi raffreddato, e la sensazione diffusa tra gli operatori è che l’avvio del processo sia stato procrastinato all’anno prossimo. In questo quadro, le aggregazioni servono, e sono urgenti, ma nello stesso tempo vanno fatte bene. Non è un caso, del resto, che Visco sottolinei come i processi aggregativi richiedano «interventi decisi sul piano organizzativo» ma anche «nella razionalizzazione dei sistemi distributivi», o nella «gestione dei rischi», così come nel «ricorso alla tecnologia».
Accanto al focus sulle popolari, l’altro tema bancario messo in evidenza dal numero uno di Banca d’Italia è quello delle banche di credito cooperativo. Il settore è nevralgico per l’economia italiana, vista la presenza capillare in Italia (oltre 4.400 sportelli, il quarto “gruppo” italiano in pratica). Tuttavia il comparto da tempo è alle prese con il tentativo di un’autoriforma che dovrebbe vedere la luce entro l’estate. «Il cambiamento - segnala Visco - non può essere più procrastinato». Visco mette nel mirino «la scarsa diversificazione dei rischi e la difficoltà di irrobustire il patrimonio» degli istituti cooperativi, che stanno determinando, in «non pochi casi, situazioni di crisi». Affinchè le banche di credito cooperativo possano «continuare a sostenere territori e comunità locali» preservando lo «spirito mutualistico», vanno perseguite «forme di integrazione basate sull’appartenenza a gruppi bancari». In una nota diffusa nel pomeriggio, Federcasse «apprezza la rilevanza riconosciuta alla formula mutualistica» dal Governatore di Bankitalia e al fatto che le Considerazioni di Visco «hanno riservato anche un passaggio puntuale al processo di autoriforma del Credito Cooperativo, in fase di realizzazione».
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