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Dossier Dna e Dia ancor più unite e intanto i sequestri continuano

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Dna e Dia ancor più unite e intanto i sequestri continuano

Un protocollo operativo in materia di prevenzione e contrasto dell'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose, è stato siglato due giorni fa tra il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo (Dnaa), Franco Roberti e il direttore della Direzione investigativa antimafia (Dia), il generale Nunzio Antonio Ferla.
Il protocollo renderà più efficaci gli accertamenti sulle segnalazioni di flussi finanziari ritenuti sospetti, che l'Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d'Italia trasmette periodicamente alla Dia per l'ulteriore sviluppo investigativo.

Con il protocollo, il cui scopo è quello di gestire con maggiore speditezza l'enorme flusso di informazioni, Dnaa e Dia attueranno nuove metodologie per ottimizzare i tempi di indagine.
L'accordo operativo consentirà di incrociare tutti i dati riguardanti persone fisiche e giuridiche esistenti presso gli archivi della Dia e della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.

Gli accertamenti permetteranno di attivare i campi di investigazione, mediante l'individuazione di collegamenti tra chi effettua l'operazione finanziaria sospetta e ambienti della criminalità organizzata di tipo mafioso, consentendo l'acquisizione immediata di elementi di prova per i procedimenti penali in corso o favorendo l'elaborazione di nuovi filoni investigativi.

La sperimentazione di questo innovativo modello operativo è in corso da gennaio 2015 e ha già consentito di analizzare oltre 22mila segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, che hanno permesso di individuare 350 casi in cui si profilano possibili scenari legati alla criminalità organizzata, per i quali saranno attivate, a seconda dei casi, indagini giudiziarie o preventive.

A tal proposito, la Dia, sull'intero territorio nazionale, anche grazie all'approfondimento delle segnalazioni sospette, dal 1° gennaio 2015 ad oggi, ha già sequestrato beni per un valore di circa 840 milioni, confiscato patrimoni per circa 129 milioni e sottoposto ad arresto 41 soggetti legati alla criminalità mafiosa.

Nelle stesse ore in cui veniva formato il protocollo, la Dia di Napoli ha eseguito tre decreti di sequestro dei beni, emessi dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), sezione Misure di prevenzione, a seguito delle proposte per l'irrogazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale nei confronti, tra gli altri, di Elvira Zagaria, classe 1965, sorella del boss dei casalesi, Michele.

I destinatari dei provvedimenti sono stati ritenuti gravemente indiziati di pericolosità a causa dei rapporti emersi con la fazione Zagaria nel delicato e strategico settore della gestione degli appalti all'interno dell'Azienda ospedaliera S. Anna e S. Sebastiano di Caserta. Le indagini hanno consentito di ricostruire l'assetto patrimoniale dei destinatari dei provvedimenti, individuando anche beni fittiziamente intestati a prestanome.
L'attività a cui si è appena accennato è il prosieguo di quella già avviata il 21 gennaio, quando venne eseguita un'ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di 10 indagati e degli arresti domiciliari di altri quattordici, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e abuso d'ufficio, con l'aggravante del metodo mafioso.

L'indagine, supportata da intercettazioni telefoniche ed ambientali audio-video eseguite anche all'interno dell'Azienda Ospedaliera S. Anna e S. Sebastiano di Caserta, è durata più di due anni, ed ha consentito di accertare la piena operatività, all'interno della struttura sanitaria, del clan Zagaria (fazione operante nel Comune di Casapesenna, del clan dei casalesi) facendo emergere una pervasiva e consolidata rete di connivenze e collusioni venutasi a creare – sotto la regia dei boss della camorra casertana - tra appartenenti al mondo della pubblica amministrazione, della politica e dell'imprenditoria. In questo modo, il “sistema degli Zagaria” riusciva secondo investigatori e inquirenti a controllare e gestire, in regime di assoluto monopolio, gli appalti e gli affidamenti diretti di lavori all'interno dell'ospedale casertano.

I beni interessati dai provvedimenti consistono in quote societarie, fabbricati e terreni nella province di Caserta e Napoli, nonché diversi beni mobili e rapporti finanziari nella disponibilità diretta ed indiretta, per un valore complessivo di oltre 10 milioni.
r.galullo@ilsole24ore.com

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