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Tra comizi, polemiche e maratone tv i leader chiudono la campagna elettorale. Incognita astensionismo

Matteo Renzi alle prese con la sorpresa De Luca tra gli «impresentabili» elencati dalla commissione parlamentare antimafia, Matteo Salvini nella Verona di Flavio Tosi, Bebbe Grillo nella “sua” Genova, Silvio Berlusconi in tv. Scintille, scontri e polemiche segnano la chiusura della campagna elettorale per le elezioni regionali di domenica. Una sfida dominata dalle ennesime tensioni interne al Pd, con tutti i renziani scatenati contro Rosy Bindi, che della commissione antimafia è la presidente.

Renzi: «Scriviamo storia nuova»
Renzi ha messo le mani avanti: pur coltivando l’ambizione di un 6 a 1, ha sottolineato che «domenica non si vota per il governo nazionale e nemmeno per il congresso del Pd. Si vota per decidere il futuro delle Regioni e di alcuni Comuni, per i prossimi cinque anni». «Noi - ha osservato da Ancona, dopo una visita allo stabilimento della Rainbow dove sono nate le Winx - non siamo qui a raccontare la storia, siamo qui a scrivere una storia nuova. E lo facciamo chiedendo il voto anche a quelli che la volta prima hanno votato per loro. Dall’altra parte c’è l’odio e la rabbia. Due monete che a livello elettorale pagano». Poi ha attaccato M5S e Lega: «Fanno il tifo contro l’Italia, sperano che tutto vada male». Ultima tappa del premier: il teatro Puccini di Firenze, tutto esaurito.

Salvini: «Dopo domenica cambierà tutto»
Salvini sa che in questa tornata si gioca la possibilità di ufficializzare il sorpasso su Forza Italia e collocarsi come prima forza del centrodestra. «Dopo il voto di domenica - ha affermato - cambierà tutto: alcuni partiti non ci saranno più, altri cambieranno nome e forma e, se il centrodestra vorrà essere competitivo con Renzi, non potrà non tenere conto della Lega». Che, secondo il leader, «se andrà male raddoppierà i voti, se andrà bene li triplicherà». Il cavallo di battaglia è sempre lo stesso: l’immigrazione, la linea dura contro i rom.

Berlusconi: «Con 4 a 3 Renzi farà la fine di D’Alema»
Nella sua maratona tv, da Pomeriggio 5 a Bersaglio mobile, il Cavaliere ha giocato la sua partita contro i due Matteo. A Renzi ha riconosciuto di essere «il miglior comunicatore degli ultimi anni», accusandolo però di essere un illusionista «bulimico di potere»: «Ha fatto cose incredibili, da segretario Pd si è autocapultato a Palazzo Chigi. Ha detto che io sono un biglietto scaduto? A me il biglietto lo hanno fatto gli elettori, a lui no». E poi la sfida: «Con un risultato pari a 4 a 3, il premier farà la fine di D’Alema». A Salvini Berlusconi ha rinfacciato la gestione della questione immigrazione: «Con i suoi toni esasperati peggiora la situazione». La partita è apertissima: se la Lega dovesse superare Forza Italia il segretario del Carroccio rivendicherà la leadership di tutto il centrodestra. Non è un caso che Berlusconi abbia continuato anche oggi a invitare tutti gli ex alleati a «mettere da parte le aspirazioni personali» per costruire un nuovo movimento che sia «la casa dei moderati», guidato da un leader che «non si chiamerà Berlusconi, che resterà in campo magari come capo nobile».

Grillo: «Impresentabili in Italia ci sono sempre stati»
Il caso De Luca è servito al M5S per rincarare la dose e offrirsi come alternativa trasparente. «Gli impresentabili ci sono sempre stati in questo paese», ha detto Grillo nel comizio conclusivo a Genova. «Da 30 anni. Nel 2005 in Parlamento ce ne erano 25 passati in giudicato ma non siamo mai riusciti a fare pubblicare i nomi sui giornali. Non è cambiato nulla». Poi ha sferrato l’attacco al premier, senza citarlo: «Ora c’è questa figura del “ritardato morale” che va in tv e tranquillizza. Quando due bisticciano lui gode, sta zitto, poi tranquillizza e vende illusioni. Lui dice: noi siamo per il fare, non per distruggere e la sua pochezza viene presa per profondità».

L’incognita dell’astensionismo
Sull’esito delle regionali pesa un’altra incognita: il rischio astensionismo, amplificato dal ponte del 2 giugno, dalle polemiche sulle liste e, da ultimo, dalla lista degli «impresentabili».


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