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CsC: «La ripresa accelera, produzione industriale…

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l’analisi del centro studi confindustria

CsC: «La ripresa accelera, produzione industriale +0,3% ad aprile. Avanti con le riforme»

Nel primo trimestre 2015 il Pil è aumentato dello 0,3%, portando a +0,2% l’acquisito per il 2015, la produzione industriale è stimata in crescita dello 0,3% ad aprile e dello 0,1% a maggio. Il Centro Studi Confindustria, nell’analisi mensile “Congiuntura flash”, vede rosa e sottolinea che «l’economia va meglio dell’atteso»: «Gli indicatori congiunturali coincidenti e anticipatori delineano un’accelerazione della ripresa fin dal trimestre in corso». Ma soltanto «proseguendo sulla strada delle riforme» si potrà colmare il divario di crescita con gli altri Paesi europei e aumentare occupazione e reddito degli italiani.

Produzione industriale +0,3% ad aprile
La produzione industriale, secondo le stime CsC, dovrebbe crescere dello 0,3% ad aprile e dello 0,1% a maggio, con una variazione acquisita dello 0,8% nel secondo trimestre. A trainare l’aumento soprattutto il manifatturiero (Pmi composito in maggio pari a 54,8, al top da aprile 2011). Più positive le prospettive per i prossimi mesi, secondo l’anticipatore Ocse: +0,15% in marzo su febbraio, il quarto incremento consecutivo (+0,4% cumulato da novembre).

Il manifatturiero traina la ripresa
Da settembre 2014 a marzo la produzione industruale è salita dell’1,4 per cento. Nel manifatturiero - sottolinea il CsC - l’aumento più forte: +1,9% (+3,8% annualizzato). E non è soltanto merito dell’export: il fatturato estero è cresciuto del 3,3%, quello interno del 3,2% (a prezzi costanti). A sostenere la ripresa soprattutto beni non durevoli e d’investimento: i settori più dinamici sono stati motoveicoli, coke e prodotti raffinati e farmaceutica, l’unica ad aver superato i livelli pre-crisi.

Investimenti in aumento del 2,5% nel primo trimestre
Buone notizie anche sul fronte degli investimenti. Quelli in macchinari e mezzi di trasporto segnano uno +0,9% congiunturale nel 4° trimestre 2014 e un +2,5% nel primo trimestre 2015 (+28,7% gli investimenti in mezzi di trasporto). Nel 2° trimestre per il CsC il trend dovrebbe continuare, coerentemente con il miglioramento delle valutazioni dei produttori di beni d’investimento rese note dall’Istat. Per la prima volta dal 2° trimestre 2010, inoltre, sono tornati ad aumentare gli investimenti in costruzioni (+0,5% nel primo trimestre 2015 sul 4° 2014), in linea con la dinamica della produzione edile, salita dello 0,4 per cento. Zavorra per la spesa per investimenti resta invece il basso grado di utilizzo degli impianti, aumentato a inizio 2015 (71,7%), ma ancora al di sotto della media pre-crisi (76,6% tra 2000 e 2007).

Mini rimbalzo a marzo dei prestiti alle imprese
I prestiti alle imprese sono cresciuti dello 0,2% a marzo. Il «timido allentamento della stretta d’offerta da fine 2014» e la stabilità della domanda - evidenzia il Centro Studi Confindustria - sono coerenti con l’attenuazione della caduta del credito: -0,1% mensile nel primo trimestre, dopo -0,3% nel 2014. La quota di imprese manifatturiere che non ottiene il credito che chiede è all’11,8% a maggio, da 14% a febbraio 2014. A frenare la riapertura dei rubinetti è l’alto rischio di credito: le sofferenze bancarie continuano a lievitare (135 a marzo, 25 a fine 2008). Il CsC segnale che «vari interventi sono allo studio» (ieri il ministro Padoan ha annunciato misure a stretto giro da parte del governo) e conclude: «È urgente invertire la rotta dei prestiti per favorire la ripresa».

Prospettive positive per i consumi: balzo di fiducia
Fiducia e retribuzioni, per il Centro Studi, sosterranno i consumi. La prima ha compiuto un vero balzo: 106,9 in aprile-maggio da 98,3 nel quarto trimestre 2014. Il mercato del lavoro atteso in progresso e una dinamica salariale sopra l’inflazione faranno il resto.

Avanti con le riforme e attenzione al contagio greco
Guardando al contesto, il CsC spiega l’accelerazione italiana già dalla primavera anche con le spinte esterne (cambio, tassi, petrolio, ripresa Usa e nel resto dell’Eurozona) ma avverte: le gravi conseguenze della crisi non spariscono, la nostra performance resta inferiore a quella tedesca, spagnola, inglese e francese. Per colmare il divario di crescita bisogna andare avanti con le riforme, operando a velocità superiore a quella degli altri. E prestando molta attenzione alla Grecia, «il rischio più immediato dello scenario». Perché un default ellenico «danneggerebbe le banche pure altrove» e la fiducia di famiglie e imprese ne risentirebbe, proprio ora che sta risalendo la china. La conclusione suona come un monito: «Non sembra saggio provare a vedere l’effetto che fa».

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