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Mafia Capitale, 44 arresti tra Comune e Regione. In manette politici Pdl e Pd: «La mucca l’amo munta tanto»

Nuova ondata di arresti nell'inchiesta Mafia Capitale. Sullo sfondo dell’organizzazione criminale capeggiata dal boss Massimo Carminati emergono sospetti illeciti con esponenti del Comune di Roma e della Regione Lazio. In manette sono finite 44 persone, tra le quali figurano Luca Gramazio, ex consigliere comunale attuale consigliere regionale del Pdl, Daniele Ozzimo, ex assessore alla Casa con la Giunta di Ignazio Marino, Mirko Coratti (Pd), ex presidente dell'Assemblea capitolina, Franco Figurelli, ex capo segreteria dell'Assemblea capitolina, Michele Nacamulli, esponente locale del Pd, Pierpaolo Pedetti, presidente della commissione Patrimonio del Comune di Roma e altri.

Nei loro confronti sono ipotizzati, a vario titolo e secondo le singole posizioni, i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, usura e riciclaggio. Il tutto con l’aggravante di aver favorito un’organizzazione mafiosa. L’indagine è del procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, dell’aggiunto Michele Prestipino e dei sostituti Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli, che hanno coordinato gli accertamenti sul campo dei carabinieri del Ros (Raggruppamento operativo speciale) Lazio, al comando del colonnello Stefano Russo e con la supervisione del comandante del Raggruppamento, il generale Mario Parente. Le misure d’arresto sono in corso di notifica e perquisizioni sono state disposte nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L'Aquila, Catania e Enna.

Il secondo troncone della maxi inchiesta ruota attorno alle figure di Carminati, Salvatore Buzzi, suo braccio imprenditoriale e Luca Odevaine, quest’ultimo ex componente del tavolo tecnico sull’immigrazione del ministero dell’Interno, e del consigliere regionale Gramazio.

Tuttavia nelle intercettazioni si fa specifico riferimento a presunti coinvolgimenti del presidente del Consiglio regionale del Lazio, Daniele Leodori, Alessio D’Amato, capo regia tecnica sanità della Regione e del deputato del Partito democratico Bruno Astorre

Comune - Stando agli atti investigativi capitoli rilevanti dell'inchiesta riguardano: «le corruzioni all'interno del Consiglio comunale di Roma». Ci sono le sospette corruzioni di Coratti e Figurelli dell’Amministrazione, di Giovanni Fiscon, ex amministratore delegato di Ama. Gli atti fanno luce anche sulle pressioni mafiose per «il rinnovo del Consiglio comunale e il mutamento di taluni dirigenti nella struttura del Comune». In particolare, «Buzzi, previo concerto con Carminati (…) prima promettevano e poi erogavano stabilmente a Franco Figurelli, appartenente alla segreteria del Presidente del Consiglio Comunale di Roma, dunque incaricato di pubblico servizio, utilità economiche, consistenti in erogazioni in denaro per 1000 euro al mese». A Coratti, invece, sarebbero stati da 100mila euro oltre all'assunzione di una persona da lui stesso indicata dalla coop mafiosa “29giugno”. Nel dettaglio, «le erogazioni di utilità di Buzzi, esecuzione della linea strategica delineata di concerto con Carminati, avevano l'evidente funzione di asservire agli interessi del gruppo politici che gravitavano nei segmenti delle istituzioni maggiormente interessati ai rapporti con il gruppo medesimo».

La conferma di tale assunto si trae, sul piano lessicale, dalla circostanza che Buzzi, con riferimento a Coratti, usa le frasi «me so’ comprato, sta’ a giocà co me». La stessa metafora della mucca, che deve essere continuativamente foraggiata per poter essere continuativamente munta, in più di una occasione utilizzata da Buzzi nelle interlocuzioni con Figurelli in rapporto a Coratti, è eloquente dimostrazione di un rapporto corruttivo continuativo nel tempo. Un’efficace mimesi del nesso tra utilità e attività funzionale si ha nella conversazione, in precedenza citata, nella quale Buzzi richiede a Figurelli favori di Coratti ( espressa dalla metafora della necessità di foraggiare la Mucca) per potere erogare utilità ulteriori ( per potere mungere la mucca), nel caso di specie l’assunzione di Ileana Silvestri; Figurelli obietta che vi erano stati molti favori già realizzati ( amo già fatto); Buzzi risponde di aver fatto tanto pure lui ( la mucca l'amo munta tanto)».

Regione – Corruzioni sono state individuate anche sul fronte regionale, con particolare riguardo alla figura di Gramazio e Ozzimo. In particolare, queste riguardano «le convenzioni per l’emergenza alloggiativa» con le connesse «turbative d’asta in relazione» a questi appalti. Poi ci sono le corruzioni «connesse al piano di dismissione del patrimonio immobiliare di Roma». Infine, la turbativa della gara relativa all’assegnazione del Cup (Centro unico prenotazioni sanitarie) della Regione Lazio, in cui risulta indagato anche Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto del governatore Nicola Zingaretti (Pd). Negli atti si legge che «Buzzi, Carminati e Gramazio, elaboravano il progetto di partecipazione alla gara, assumevano le determinazioni generali in ordine alla turbativa e utilizzavano il ruolo di Gramazio, espressione dell'opposizione in Consiglio Regionale per rivendicare, nel quadro di un accordo lottizzatorio, una quota dell'appalto». Inoltre, «mediante intese, collusioni e accordi fraudolenti tra i partecipanti alla gara e con Angelo Scozzafava, pubblico ufficiale componente la commissione di aggiudicazione, finalizzati a ottenere per RTI Sol.Co. l'aggiudicazione di uno dei lotti in concorso, turbavano la gara comunitaria centralizzata a procedura aperta finalizzata all'acquisizione del servizio CUP occorrente alle Aziende Sanitarie della Regione Lazio” per un importo di “91.443.027,75 euro, indetta dalla Regione Lazio». Agli atti risulta una intercettazione per questo appalto, in cui discutono, tra gli altri, Buzzi, Carminati e Carlo Guarany. Nella conversazione si parla di presunti interessamenti di Daniele Leodori, presidente del Consiglio regionale del Lazio, Alessio D'Amato, capo regia tecnica sulla Sanità regionale, il deputato democratico Astorre. «Astorre pure se sta a muove Leodori (Daniele LEODORI, ndr) l'ha chiamato...», dice Guarany.

Centri di accoglienza – In questo capitolo dell'indagine risultano i rapporti stretti tra Odevaine, forte del suo ruolo istituzionale nel settore dell'immigrazione, e il gruppo imprenditoriale La Cascina. Stando agli atti risulta che Odevaine percepisce una remunerazione dalla società, occupandosi delle gare per la gestione dei servizi «presso il centro di accoglienza per i richiedenti asilo di Mineo» e per il «centro di accoglienza di San Giuliano di Puglia». Infine ci sono le turbative delle gara per il Cara di Castelnuovo di Porto.

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