Italia

De Vincenti: «Servono nuove regole per contratti e rappresentanza»

  • Abbonati
  • Accedi
Intervista / le prossime mosse del governo

De Vincenti: «Servono nuove regole per contratti e rappresentanza»

«Stare dietro a un presidente del Consiglio che ha la capacità di iniziativa di Matteo Renzi non è facile. Io speriamo che me la cavo». Claudio De Vincenti è da solo due mesi alla guida della macchina di Palazzo Chigi come sottosegretario alla Presidenza.

Che non sia di stretto “rito” renziano lo sanno tutti. Ma per succedere a Graziano Delrio, Renzi ha scelto proprio lui. “Forse – dice – perché in questo anno e più di governo ci sono state varie occasioni in cui abbiamo interagito e in questo lavoro si è sviluppato un rapporto forte di stima reciproca”.

Fatto sta, sottosegretario, che ora i dossier più importanti della presidenza del Consiglio passano per la sua scrivania. A cominciare dal decreto sulla banda larga, atteso per la prossima settimana in Consiglio dei ministri….
Ci stiamo lavorando, forse ci vorrà un po' più di tempo, è un testo complesso. Stiamo predisponendo gli strumenti per applicare il piano banda larga varato a marzo. Un insieme di misure, con semplificazioni, regole e incentivi, che consentano di realizzare una copertura completa del Paese ad alta velocità. In questo quadro sollecitiamo tutti gli operatori a impegnarsi per la realizzazione della banda larga e tutte le iniziative sono benvenute, ma che vengano.

Pensa a Telecom? Non è un mistero che c'è stata una forte polemica tra Telecom e Palazzo Chigi sul ruolo del governo e di Cdp in particolare.
Veramente, nessuna polemica. Piuttosto invito tutti i potenziali protagonisti a superare qualsiasi contrapposizione, il piano richiede che tutti si mettano in gioco.
Telecom è preoccupata per un'invadenza pubblica e per la possibile repentina perdita di valore della sua rete in rame.
È una preoccupazione comprensibile. Che si supera con un ruolo attivo di Telecom nella costruzione della banda larga.

La bozza del decreto, laddove parla di una preferenza nelle gare per soggetti con offerta solo all'ingrosso, sembra mettere in primo piano il ruolo di Metroweb…
Invito a non perdersi dietro indiscrezioni. La linea del Governo è: sollecitiamo tutti gli operatori, tutti alla pari.

E il ruolo di Enel?
Secondo le loro stesse indicazioni, Enel può dare un contributo importante nel posizionamento e nella manutenzione della fibra nel tratto cabinet-home. E anche per raggiungere le zone marginali del Paese. In questo modo si abbassano i costi di tutta l'operazione.

A proposito di Cdp, i rumors di mercato vogliono imminente la sostituzione ai vertici della Cassa di Gorno Tempini e Bassanini…
Il governo non commenta rumors o indiscrezioni di questo tipo.

Il deludente risultato delle elezioni ha provocato qualche fibrillazione all'interno della maggioranza. Non c'è il rischio di una frenata sulle riforme, proprio mentre l'economia dà segnali di ripresa? Da Santa Margherita gli imprenditori vi sollecitano ad andare avanti con determinazione.
Dieci a 2 non mi sembra deludente. Comunque nessuna frenata. Anzi. Ho apprezzato le cose dette dal presidente Squinzi e da Marco Gay. Noi siamo il Governo che promuove l'impresa e il lavoro. Fare impresa è un valore per il Paese, l'imprenditore è uno che rischia investendo in produzione e occupazione, assumendosi una responsabilità per l'Italia. Il contrario di chi sceglie scorciatoie per guadagni facili. In questo senso il ruolo di Confindustria è molto importante. Rappresenta le imprese che rischiano. Contemporaneamente siamo il governo del lavoro. Competenza e passione sono qualità dei lavoratori italiani e fanno la qualità dell'impresa. Quando parlo con le multinazionali, queste mi sottolineano sempre il capitale umano come un asset fondamentale del nostro Paese.

Con i sindacati, in particolare con la Cgil, i rapporti del governo sono conflittuali.
Al sindacato nel suo insieme, non solo alla Cgil, vorrei dire che deve farsi carico di una doppia sfida. Verso l'azienda, affinché sia impresa fino in fondo, investa e crei occupazione. Ma anche verso alcune posizioni interne al mondo del lavoro che finiscono per ostacolare competenze e passione dei lavoratori. In sintesi, a imprese e lavoratori dico che questo governo è al loro fianco, al fianco di chi rimbocca le maniche per ridare un futuro a questo paese.

Sul tavolo ci sono due grandi temi che riguardano le relazioni industriali: le regole della rappresentanza e la riforma della contrattazione. Che parte giocherà il governo?
Sollecitiamo le parti a darsi regole di rappresentanza e contrattazione adeguate alle condizioni del lavoro di oggi. Riteniamo positivo l'accordo sulla rappresentanza del gennaio 2014, va però applicato e il processo va completato, in modo da arrivare a regole di rappresentanza, a indici di rappresentatività, che poi consentano di applicare principi costituzionali come l'erga omnes dei contratti.

Ma ci sarà un intervento normativo del Governo?
È probabile che, a valle di questo processo, una norma sia utile come recepimento dell'accordo tra le parti. Ovviamente se le parti non raggiungono l'intesa, potrà essere necessario un intervento normativo più ampio che completi la definizione delle regole.

Sulla contrattazione Squinzi ha rilanciato il livello aziendale come epicentro della produttività.
Io dico: lasciamo al contratto nazionale una funzione di base comune, ma spostiamo decisamente la contrattazione verso quella aziendale e territoriale per collegare contrattazione e produttività. Qui torna buono il modello tedesco. Però questo impone di accettare, lo dico alle imprese, anche un ruolo di compartecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali.

Se l'aspettava sulla scuola una reazione così dura della parte più sindacalizzata degli insegnanti?
Quello che conta è che il merito entri fino in fondo nel mondo della scuola. Introdurre criteri di valutazione della qualità dell'insegnamento è fondamentale perché la scuola sia al servizio della sua funzione pubblica: formare i giovani. Riteniamo che sia nell'interesse stesso dei docenti che si dedicano a questa missione introdurre dei criteri di valutazione del merito. Il sindacato deve fare passi avanti nell'accettare criteri il più possibile oggettivi attraverso cui valutare l'effettiva qualità dell'insegnamento. Poi ricordo che questo governo è tornato a investire sulla scuola e sulla remunerazione dei docenti come mai era stato fatto prima.

Lei prima diceva che questo è il governo dell'impresa e del lavoro. Intanto, però, alla Camera è stata approvata una legge sulla class action che denota una evidente cultura anti-impresa. Il Governo interverrà?
Una disciplina moderna in questa materia è necessaria. Ed è coerente con la responsabilità sociale delle imprese di cui abbiamo parlato. Naturalmente la class action va regolata in modo rigoroso al fine di evitare fenomeni di opportunismo e siamo certi che nel prosieguo dei lavori parlamentari emergerà la posizione più equilibrata.

A proposito di imprese, quando sarà operativa la Spa pubblico-privata per il rilancio delle industrie?
Entro l'estate. La Spa dovrà irrobustire sul terreno patrimoniale imprese che hanno prospettive di mercato e persegue questa missione secondo criteri di mercato. In questo senso abbiamo già varato un Dpcm che definisce le condizioni per ottenere la garanzia: una governance della società con un ruolo forte nel decidere gli investimenti degli investitori non garantiti e, appunto, un comportamento orientato al mercato.

Avete già i nomi di chi è interessato a investire nella nuova società?
Abbiamo pubblicato la call per le manifestazioni di interesse riguardo alla garanzia. Abbiamo segnali positivi che ci vengono da enti previdenziali e istituti vari, oltre che da Cassa depositi. Poi siamo impegnati nella ricerca sul mercato di investitori che non chiedono garanzia e anche qui abbiamo risposte interessanti, sia sul versante banche, sia su quello dei fondi di investimento e di turnaround, italiani e esteri.

Su quali aziende interverrà la Spa?
Qualsiasi scelta la faranno gli organi societari della società. È prematuro indicare candidati.

Che si intervenga in Ilva è scontato. O no?
Ripeto: decideranno gli organi societari.

A proposito di acciaio, non pochi dubbi suscita l'accordo con gli algerini di Cevital sulle acciaierie di Piombino…
L'intesa sottoscritta nei giorni scorsi al Mise, e votata a stragrande maggioranza dai lavoratori venerdì, fa giustizia di illazioni ingiustificate e di parte.

Ma lei è proprio convinto che gli algerini siano un partner affidabile?
Sì. E ora lavoriamo affinché Piombino ridiventi un centro vivo della siderurgia italiana, completando il forte potenziale produttivo del nostro paese in questo settore. In questo ambito il ruolo di Ilva è evidentemente fondamentale. Segnalo a questo proposito che senza l'intervento del governo e il commissariamento, oggi Ilva sarebbe chiusa con un danno grave per tutta l'industria italiana.

In settimana porterete in Consiglio i decreti attuativi del Jobs Act?
Due sui contratti e sulla conciliazione vita-famiglia per l'ok definitivo, e gli altri per il primo sì. Voglio sottolineare in particolare la razionalizzazione della cassa integrazione: spingiamo sul contratto di solidarietà, che è lo strumento più adatto per mantenere l'occupazione nelle fasi di ristrutturazione dell'azienda.

Intanto è aperta la caccia agli almeno 10 miliardi di tagli di spesa che dovranno confluire nella legge di stabilità. Nel menù ci saranno anche i servizi pubblici locali?
Sarà certamente un capitolo importante. Vanno distinte le partecipate che hanno natura strumentale da quelle che offrono servizi di interesse economico generale. Le prime vanno ridotte in modo drastico riportando le loro funzioni all'interno della Pa oppure esternalizzandole del tutto. Per le seconde stiamo sollecitando processi di aggregazione, anche attraverso cessione di quote azionarie, per creare soggetti industriali di maggiori dimensioni. È necessario che queste imprese raggiungano dimensioni adeguate a una vera gestione industriale, in modo da poter ridurre i costi e migliorare la qualità dei servizi. Pensiamo ad alcuni campioni nazionali, che migliorino i servizi e competano sul mercato interno e sui mercati internazionali.

Saranno società di settore o multiutility?
I processi industriali di questi anni vanno nella direzione delle multiutility. È comunque il mercato che deve selezionare le soluzioni migliori.

All'inizio lei diceva che non è facile stare dietro al premier. Ma in che condizioni ha trovato la macchina amministrativa di Palazzo Chigi?
Ho trovato una struttura fatta di altissime competenze e dedizione al bene comune. Una macchina di civil servant.

Come si sta nel cuore del potere renziano da non renziano?
Devo ringraziare il presidente per la fiducia che mi ha dato nominandomi sottosegretario. Nel primo anno di governo ci sono state varie occasioni in cui abbiamo interagito con Renzi e si è sviluppato un rapporto forte di stima reciproca. A me sembra che, si parva licet, anche questo sia un segnale importante della molteplicità di storie politiche che si ritrovano oggi nel partito democratico e che si stanno via via fondendo in una formazione politica che vuole aprire una fase nuova del nostro Paese. Ed è un valore il fatto che all'apertura di questa fase nuova partecipino anche le altre forze che compongono la maggioranza di governo.

© Riproduzione riservata