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Dossier Don Pino Puglisi, un eroe solitario a testa alta

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Don Pino Puglisi, un eroe solitario a testa alta

Credenti o no, per l'Italia intera il 25 maggio 2013 è stata una data da ricordare. Una splendida giornata di sole, anche se ventosa e circa 80mila fedeli, hanno infatti salutato al Foro Italico Umberto I di Palermo la beatificazione di don Pino Puglisi.
Una gigantografia sorridente di don Pino, un volo di colombe e l'applauso finale della folla celebrò cristianamente il martirio ad opera di Cosa nostra di questo sacerdote palermitano.
Una beatificazione lenta per l'attesa dei fedeli ma rapida per i tempi della Chiesa: nel dicembre '98, a cinque anni dal delitto, avvenuto il 15 settembre 1993, nel giorno del suo 56esimo compleanno, il Cardinale Salvatore De Giorgi insediò il Tribunale ecclesiastico diocesano per il riconoscimento del martirio.

L'indagine è stata conclusa a livello diocesano nel maggio 2001 e l'incartamento fu inviato presso la Congregazione per le Cause dei Santi in Vaticano. Nell'agosto 2010 il Cardinale-Vescovo di Palermo Paolo Romeo nominò il nuovo postulatore, monsignor Vincenzo Bertolone. A giugno del 2012 la Congregazione ha dato l'assenso finale alla promulgazione del decreto per il riconoscimento del martirio.
La beatificazione di don Pino Puglisi si è svolta all'aperto. Dal febbraio 2008, infatti, le cerimonie di beatificazione si svolgono nelle diocesi d'origine del beato e non sono presiedute dal Santo Padre. Una scelta – operata dall'allora Papa Ratzinger – che sottolinea il valore per la Chiesa locale della beatificazione e per avvicinare i fedeli alla santità.

Durante la sua visita pastorale alla città di Palermo, nell'ottobre 2010, fu proprio Papa Benedetto XVI a ricordare così il coraggioso sacerdote: «Egli aveva un cuore che ardeva di autentica carità pastorale; nel suo zelante ministero ha dato largo spazio all'educazione dei ragazzi e dei giovani, ed insieme si è adoperato perché ogni famiglia cristiana vivesse la fondamentale vocazione di prima educatrice della fede dei figli. Lo stesso popolo affidato alle sue cure pastorali ha potuto abbeverarsi alla ricchezza spirituale di questo buon pastore… Vi esorto a conservare viva memoria della sua feconda testimonianza sacerdotale imitandone l'eroico esempio».

Un sigillo in più, nel caso di don Puglisi, perché i palermitani, a partire da quelli della borgata Brancaccio nel quale era nato e morto, conoscevano bene la sua vita, che è stata una testimonianza continua della fedeltà al Signore. Alla morte della mafia contrapponeva, infatti, la vita del messaggio evangelico.
Il libro A testa alta racconta gli ultimi tre anni di vita di padre Pino Puglisi, a cominciare dal 29 settembre 1990 allorché l'allora Cardinale di Palermo, Salvatore Pappalardo, firmò la lettera della sua nomina a nuovo parroco per la Chiesa di San Gaetano e di Maria Santissima a Palermo nel quartiere Brancaccio.

Da quel momento don Pino Puglisi si concentrò come non mai sui ragazzi e sulla loro formazione e da ottobre ‘92 assunse anche l'incarico di direttore spirituale del corso propedeutico presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugurò a Brancaccio il centro “Padre Nostro”, che divenne il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere. Sapeva che attraverso la famiglia passano le speranze di rinascita e di riscatto morale, etico e sociale di una città e di una regione troppo spesso piegate dalla mafia. Lo sapeva don Pino ma lo sapevano anche le menti mafiose che non si fecero scrupolo ad armare una manovalanza che lo uccise sotto casa.
La morte fisica ha dato vita ad un beato immortale la cui lezione di legalità rivive per tutti in questo libro.
r.galullo@ilsole24ore.com

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