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Il dl pensioni evita l'extra-deficit

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Relazione al Parlamento

Il dl pensioni evita l'extra-deficit

Il pieno recepimento della sentenza della Corte costituzionale del 30 aprile sulla mancata indicizzazione delle pensioni nel 2012 e 2013 avrebbe fatto salire quest'anno l'indebitamento tendenziale dal 2,5% al 3,6 per cento. In particolare il peggioramento sarebbe stato riconducibile a «fattori transitori» legati al pagamento degli arretrati per circa 0,8 punti di Pil, mentre sarebbe stato invece considerato «permanente» per la parte residua. E nel 2016 il deficit/Pil tendenziale sarebbe passato dal 1,4% al 1,7 per cento. Uno scenario tale da far scattare «con elevata probabilità» l'apertura di una procedura per deficit eccessivo nei confronti del nostro Paese».

È quanto si legge nella relazione inviata al Parlamento a seguito del varo, il 18 maggio, del decreto con cui il Governo ha deciso un rimborso parziale della perequazione perduta sugli assegni sopra le tre volte il minimo e che ha un onere per 2,16 miliardi quest'anno e di circa 500 milioni dal 2016.

La relazione è un atto dovuto, previsto dalla legge di bilancio (196/2009, articolo 10 bis) per i rilevanti effetti finanziari sui conti che, appunto, la sentenza avrebbe determinato. L'aggiornamento dei saldi previsti nel Def del 10 aprile sarà invece assai modesto: con le misure contenute nel decreto legge l'indebitamento netto programmatico quest'anno sarà confermato al 2,6 per cento.

Oggi si riuniscono gli uffici di presidenza delle due commissioni Bilancio di Camera e Senato per aprire l'iter formale di approvazione della relazione, che dovrà necessariamente precedere la discussione per la conversione in legge del dl pensioni (n. 65). Inps intanto ha già predisposto la circolare operativa per procedere ai conguagli previsti il primo agosto: il testo è al vaglio dei ministeri del Lavoro e dell'Economia.

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