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Quell’asta truccata del Cup per le Asl laziali

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dietro un bando revocato

Quell’asta truccata del Cup per le Asl laziali

Su quell'appalto milionario la Regione Lazio aveva mangiato la foglia. Al punto che il 21 ottobre 2014 redasse un verbale sulle offerte economiche giunte per la gara comunitaria bandita il 4 aprile 2014, finalizzata all'acquisizione del servizio Cup per le Aziende sanitarie regionali.

I soldi per gestire il Centro unico di prenotazione facevano gola: il valore a base d’asta dei quattro lotti era di 60,9 milioni per due anni ma il bando preveda la possibilità di ricorrere al servizio per altri 12 mesi e così la cifra lievitò a 91,5 milioni (sempre Iva esclusa).

La Procura di Roma indagando sulla galassia economica di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, nei sequestri disposti il 5 dicembre 2014 non ha trovato traccia di questo verbale ma in compenso ha rintracciato la nota n. 597224 del 28 ottobre 2014 della Direzione centrale acquisti della Regione Lazio, con la quale, in merito alla gara per il Cup, veniva dato atto che «con riferimento alla gara in oggetto, si segnala che, durante la seduta pubblica di apertura delle offerte economiche effettuata in data 21.10.2014, è stata rilevata la presenza di alcune offerte sospette di anomalia in base all'applicazione di quanto previsto dall'art. 86 D.lgs n. 163/2006».

Il 31 ottobre 2014 la Regione Lazio ha chiesto chiarimenti alle società aggiudicatrici dei lotti ma poi, a seguito dell'esecuzione delle misure cautelari relative al primo atto dell'indagine su Mafia Capitale, il bando è stato revocato. «Una circostanza irrilevante ai fini della sussistenza del reato, perfetto in tutti i suoi elementi costitutivi» scrive ora il Gip Flavia Costantini che il 29 maggio ha firmato l'ordinanza con la nuova raffica di arresti e accuse.

Il presunto reato (turbativa d'asta) non rende l'idea di quanto accade (spesso) nelle gare della pubblica amministrazione, se non viene accompagnato dalla ricostruzione che ne fanno i magistrati. Prima del bando, infatti, si sarebbero sprecate le intese tra dirigenti, politici e imprenditori, finalizzate a (pre)determinare il contenuto delle assegnazioni mentre, dopo il bando, il gruppo economico riconducibile a Buzzi, con un'azione ispirata tra gli altri dallo stesso Buzzi e Carminati, direttamente condotta dal consigliere regionale Luca Gramazio (che però nell'interrogatorio di garanzia ha negato ogni addebito), sempre secondo gli inquirenti intervenne sulle intese raggiunte, modificandole, ottenendo a garanzia la nomina nella commissione aggiudicatrice di Angelo Scozzafava, «ormai abituale interlocutore dell'organizzazione all'interno delle istituzioni», che comunicò a Buzzi passo dopo passo il contenuto dei lavori della commissione e ne orienta le scelte a fine d ottenere il risultato. Anche il dirigente comunale Scozzafava ha negato ogni addebito nell'interrogatorio di garanzia.

Il presunto reato, da solo non basta a descrivere le sfumature, che invece raccontano di come Buzzi e Carminati, chiusi da intese spartitorie preesistenti, nelle quali era precluso ogni spazio a sinistra, area di tradizionale appartenenza di Buzzi, si sarebbero avvalsi del ruolo di Gramazio, consigliere d’opposizione, per rivendicare, nel quadro di un accordo lottizzatorio complessivo, spazio per le cooperative a loro riferibili. Anche questo è quanto si legge nell'ordinanza.

Il presunto reato, da solo, non basta neppure per descrivere le mosse sulla scacchiera della presunta organizzazione criminale che, per non correre rischi, giunse sempre secondo la Procura a far sostituire una persona sgradita nella commissione aggiudicatrice, sostituendola con Scozzafava, con il quale Buzzi andò a cena il giorno precedente l'apertura delle buste da parte della commissione giudicatrice. Buste che contenevano la documentazione amministrativa per verificare i requisiti tecnici richiesti e la successiva ammissione delle società alla prosecuzione della gara.

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