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pubblica amministrazione e fornitori

Iva, dalla Commissione Ue via libera allo «split payment» in Italia


L'Italia incassa il via libera di Bruxelles allo split payment. Il meccanismo di “inversione contabile dell'Iva” applicato alla pubblica amministrazione avrà comunque un efficacia a tempo e non potrà superare i tre anni previsti dalle regole comunitarie sull'Iva. Come ha spiegato la portavoce degli affari fiscali della Ue si resta ora in attesa dell'approvazione all'unanimità da parte dell'Ecofin.

Lo split payment, introdotto nell'ordinamento fiscale italiano con l'ultima legge di stabilità è comunque già operativo in Italia dal 1° gennaio 2015 anche se restava espressamente vincolato a una specifica deroga della Commissione europea. Il meccanismo prevede in sostanza che al fornitore di beni o servizi venga erogato soltanto l'importo del corrispettivo pagato dalla Pa, al netto dell'Iva indicata in fattura. In sostanza l'imposta è di fatto “sottratta” alla disponibilità del fornitore e acquisita direttamente dall'Erario visto che le pubbliche amministrazioni, anche se non rivestono la qualità di soggetto passivo dell'Iva, dovranno versare direttamente allo Stato l'imposta sul valore aggiunto che è stata addebitata loro dai fornitori.

Si tratta di un'operazione che nelle intenzioni dell'Esecutivo mira a contrastare possibili fenomeni di frode Iva, tanto che dal contrasto all'evasione la legge di stabilità per il 2015 prevede maggior entrate con lo split payment pari a 988 milioni di euro.
Dai dati delle entrate tributarie dei primi quattro mesi del 2015, sotto la voce split payment il Dipartimento delle Finanze ha registrato incassi per 567 milioni di euro che hanno contribuito a migliorare rispetto a 2014 l'andamento del gettito Iva (+180 milioni, pari a + 0,6%).

Si tratta comunque di una misura che non piace alle imprese. Nei mesi scorsi l'Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance) aveva presentato una denuncia formale a Bruxelles anche a nome della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa (Cna Costruzioni), evidenziando che lo split payment «è incompatibile con la direttiva europea sui pagamenti e con le misure a favore delle pmi contenute nella legge europea conosciuta come “Small business act”».

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