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Dossier Pd veneziano umiliato da «uno entrato in politica 83 giorni fa»

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Pd veneziano umiliato da «uno entrato in politica 83 giorni fa»

Il pd veneziano umiliato e offeso da uno «entrato in politica 83 giorni fa». Così si presentava stanotte Luigi Brugnaro nel suo quartiere generale di Mestre. Già il luogo prescelto da mister Umana Reyer, la squadra di basket di Venezia, dovrebbe suggerire delle indicazioni che saranno confermate dai flussi elettorali. Brugnaro ha stravinto nella terraferma mestrina, la sua Mestre, da anni nella morsa di una crisi economica pesantissima e di una emergenza sicurezza che ne ha fatto la roccaforte inespugnabile delle mafie balcaniche.

Sicurezza e lavoro sono state le parole d'ordine di questo imprenditore veneziano ed ex presidente di Confindustria Venezia e della sua società di lavoro interinale. «Il lavoro per i nostri figli, di chiunque siano figli e al di là delle differenze politiche, è una priorità del mio mandato», ripeteva stanotte mentre i suoi supporter lo abbracciavano e lo baciavano come se fosse una figura mitologica. Parole semplici, che tutti i genitori vorrebbero sentirsi dire. Impegni di un imprenditore che di questa materia, peraltro, se ne intende. Ecco perché ha vinto Brugnaro: impegni concreti e slogan che toccano cuori e portafogli. Le alleanze con la Lega fortissima di Luca Zaia – che alle Regionali si è imposto anche in sestieri storicamente di sinistra come Cannaregio - e quella con la Zaccariotto, la ex presidente della Provincia di Venezia che al primo turno correva da sola, hanno fatto il resto.

Brugnaro però non ci sta a rinchiudersi nel recinto del Centro-destra. «Sono trasversale. Da oggi le porte di Ca'Farsetti sono aperte alle persone di buona volontà, sia ai renziani che a quelli del Pd», dice in un impeto ecumenico che a onor del vero ha ripetuto senza sosta in campagna elettorale. Una scelta che di sicuro ha favorito la convergenza di voti del Movimento Cinque Stelle (oltre 12% al primo turno), malgrado non ci fosse stato nessun apparentamento ufficiale.

Brugnaro espugna Venezia e con lui vince il solito Luca Zaia, che nell'ultima settimana non ha fatto mancare il suo sostegno personale e quello delle sue truppe. La voglia di cambiamento si respirava nell'aria. Troppo poco convincente il Pd di Casson, fiaccato dall'inchiesta sul Mose, dalla non convinta adesione alla sua linea dei renziani lagunari come Jacopo Molina e da una lotta fratricida all'interno della sinistra, con la lista Venezia Cambia espulsa dalla coalizione da un drastico “niet” di Gianfranco Bettin, esponente di spicco dell'ala rosso-verde.

Governare ininterrottamente da oltre vent'anni stanca. E stanotte Brugnaro dilagava con le sue battute affilate nei confronti del giudice veneziano e della sinistra antagonista che lo sosteneva: «Ringrazio Casson per la sua campagna elettorale e i centri sociali che l'hanno aiutato». A perdere.

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