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Roma, pressing di Renzi su Marino

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Politica

Roma, pressing di Renzi su Marino

Punto uno: il sindaco di Roma Ignazio Marino è onesto e non ha a che fare con l’inchiesta Roma Capitale, e in questo senso ha la fiducia del Pd. Punto secondo: non c’è alcun pericolo di commissariamento del Comune. Punto terzo: Marino dimostri di avere le capacità per governare bene la Capitale, indipendentemente dalla sua onestà che nessuno mette in discussione. Se non è uno scaricamento, quello del premier Matteo Renzi ospite di Bruno Vespa a Porta a porta, poco ci manca. La conclusione è questa: «Sia il sindaco che l’amministrazione si guardino allo specchio e decidano cosa fare. Quest’anno c’è il Giubileo, tutto il mondo ci guarderà. Chi è in grado di governare governi, se non è in grado vada a casa».

Più che una voce dal sen fuggita, era dunque un avviso di sfratto quello consegnato da Renzi a Massimo Gramellini nel suo colloquio con la Stampa: «Se fossi Marino non starei tranquillo». Frase che evoca il famoso hastag #Enricostaisereno. Ed è un avviso di sfratto altrettanto chiaro quello che qualche ora più tardi il premier ribadisce dai microfoni di Porta a Porta: «Ignazio Marino è una persona onesta e perbene. E gli viene riconosciuto da tutti. Ma chi è onesto deve essere anche capace... Sicontinua a dire se va avanti o no. A me interessa capire se l’amministrazione pulisce le strade, mette a posto buche e risolve le emergenze». E a poco valgono le rassicurazioni che in Transatlantico il presidente del Pd e commissario del partito romano Matteo Orfini lancia alla volta del Campidoglio: «L’appoggio al sindaco di Roma Marino è ancora forte e deciso. Le parole di Renzi vogliono essere uno sprone a fare meglio, uno stimolo a fare di più». Intanto lui, Marino, non commenta («sto andando a festeggiare il Papa, buona sera e buon lavoro» si limita a rispondere ai cronisti che lo incalzano») e resiste nel suo personalissimo Fort Apache vista Fori. Ma certo l’impressione è che sia iniziato il count down. In mezzo la possibilità del commissariamento per mafia, ipotesi esclusa sia da Renzi che da Orfini. «Nessuno di noi può dire se il Comune di Roma verrà sciolto o meno prima della relazione del prefetto Franco Gabrielli - dice il presidente del Pd -. Secondo noi non ci sono le condizioni per lo scioglimento e quindi non ci sarà lo scioglimento né le elezioni amministrative l’anno prossimo. Non c’è rischio di elezioni». Eppure proprio Renzi, nel suo colloquio con la Stampa, aveva evocato Roma come città in cui si potrebbe tornare al voto il prossimo anno assieme a Napoli e Milano. Ma anche il premier esclude il commissariamento per mafia: «L’ipotesi del commissariamento per mafia non esiste. Leggeremo come governo le carte ma per noi non ci sono gli estremi».

Gabrielli consegnerà la sua relazione al governo nella persona del ministro degli Interni entro entro il 31 luglio, ma potrebbe tirare le somme anche prima. A parte la proposta di scioglimento per mafia, ipotesi che appare al momento remota, il prefetto potrebbe descrivere una situazione così compromessa e inquinata che le dimissioni di Marino sarebbero inevitabili e inevitabile il commissariamento in vista delle elezioni nel maggio 2016. Per Renzi un commissariamento di un anno sarebbe a questo punto la soluzione migliore per prendere le distanze da un sindaco onesto sì, ma non suo, e per preparare una candidatura vincente (si fa già un nome, quello del vicepresidente della Camera Roberto Giachetti). Assieme a Milano e Napoli, Roma darebbe un peso tutto nazionale a questa prossima minitornata: una possibilità di rivincita per il premier-segretario. Una rivincita, cominciano a sostenere alcuni dei suoi parlamentari, che potrebbe estendersi anche alle politiche se la situazione in Senato dovesse impantanarsi davvero.