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Il Papa irrompe tra i grandi: il Nord ricco ha un “debito…

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l’enciclica di papa francesco

Il Papa irrompe tra i grandi: il Nord ricco ha un “debito ecologico” verso i poveri

È quasi un paradosso, ma da Francesco nulla è più una vera sorpresa. Nei giorni più caldi del negoziato per salvare la Grecia schiacciata da un debito cronico che sta mettendo da anni sotto pressione l'area dell'euro, irrompe un nuovo paradigma: esiste nel quadro di un'etica delle relazioni internazionali un vero e proprio “debito ecologico” del Nord ricco e industrializzato verso il Sud del mondo.

Parla il Papa argentino, che ha visto le devastazioni della natura nel continente latino americano da parte delle multinazionali, e che sa bene che molte ferite inferte all'ambiente non si rimargineranno più. Un “debito” quindi di cui paesi industrializzati si devono far carico con politiche lungimiranti e anti-cicliche rispetto agli impegni elettorali. E' l'ecologia integrale, concetto-chiave dell'enciclica, a irrompere come nuova frontiera dell'umanità, destinata a crescere fino a 9 miliardi – popolazione stimata per il 2050 – che dovrà sfamarsi senza distruggere ogni riserva terrestre e marina, che dovrà dissetarsi e abitare il pianeta sapendo che è costellato di biodiversità. L'ecologia integrale di Francesco è un nuovo stile di vita, che parte dall'abbattimento delle inequità, a partire dalla “opzione preferenziale per i poveri” che fu il concetto base della teologia della liberazione, inizialmente apprezzata dal gesuita Bergoglio prima che questa uscisse dai binari della pastorale tra la gente per approdare alle sponde del marxismo di lotta prima e di governo poi. Quindi relazioni economiche, solidarietà tra generazioni, migrazioni, speculazione finanziaria sui beni alimentari: tutti i comportamenti dell'uomo che alterano l'ambiente vanno rivisti alla radice, attraverso un percorso di “conversione ecologica” che il Papa propone all'intera umanità, oltre che ai credenti.

Naturalmente questo “addebito” ai comportamenti umani per i cambiamenti climatici attira le critiche di un parte importante dell'occidente, quello che vede riduce ogni istanza a difesa dell'ambiente come una deriva anticapitalista, specie se arriva da un latino americano. Il Papa “leninista” – come è stato definito poco dopo l'elezione dalle centrali finanziarie internazionali – disturba molto specie in Usa: il cattolico Jeb Bush, candidato repubblicano alle presidenziali, ha già manifestato forte fastidio per i contenuti dell'enciclica, che forse non a caso è stata fatta uscire in anticipo rispetto all'appuntamento di oggi proprio per creare disagio al Papa e al suo messaggio. “Laudato Sii” non è solo un documento ambientale, ma un “programma” planetario che fino ad oggi nessun vertice internazionale era riuscito a stendere, e che avrà certamente un peso al summit di dicembre di Parigi. Fino ad allora molti gli appuntamenti: il viaggio del Papa in Usa a settembre dove parlerà all'Onu ma soprattutto si confronterà con il mondo politico americano e poco dopo il Sinodo sulla famiglia, dove gli oppositori alla sua pastorale (e quindi anche alle tesi dell'Enciclica) e alla sua linea rinnovatrice cercheranno di fare muro.

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