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Concorrenza, Panucci: bene ddl, ma sia tassello di una strategia…

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audizione alla camera

Concorrenza, Panucci: bene ddl, ma sia tassello di una strategia strutturale

Ben venga la legge annuale sulla concorrenza, all'attenzione del Parlamento «dopo 5 anni di attesa», leva utile a rilanciare le liberalizzazioni e “smovere” la posizione dell'Italia nella classifica del World Economic Forum sulla concorrenza a livello locale (58° posto su 144 paesi) e l'efficacia dell'attività anti-monopoli (100°). A una condizione: che non sia pù “una tantum”, ma «diventi un tassello del percorso strategico di riforma dei mercati», per migliorare «la competitività del Paese in un'ottica complessiva e di medio-lungo periodo». Il semaforo verde al ddl varato ad aprile dal governo arriva da Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, che in audizione davanti alle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera mette in chiaro anche quello che manca: la razionalizzazione delle società partecipate.

Con liberalizzazioni possibile crescita del Pil dal 7 all’11%
Se approvato, ha spiegato Panucci, il pacchetto di liberalizzazioni potrebbe determinare, secondo l'Ocse, «un incremento significativo, compreso tra il 7% e l'11%» del Pil, anche grazie alle dall'effetto combinato delle liberalizzazioni e delle misure per accrescere la consapevolezza del consumatore e la mobilità della clientela» anche attraverso «strumenti di deregolamentazione e alleggerimento degli adempimenti burocratici».

Bene le norme sulle società di ingegneria
Passando all’analisi puntuale del ddl, Panucci ha sottolineato tra gli aspetti più apprezzabili le norme sui servizi professionali, «un settore diventato più aperto alla concorrenza rispetto al passato» grazie ad un quadro coerente di interventi che si sono susseguiti nel tempo. Bene anche le misure previste per il settore dell'energia, per il quale si punta alla piena liberalizzazione del settore retail a partire dal 2018, e le misure sulle società di ingegneria, orientate a garntire la certezza del diritto. La norma in materia, infatti, «chiarisce, in termini pro-concorrenziali, la piena legittimità per questi soggetti a operare anche rispetto alla committenza privata, mettendo così fine a una situazione di incertezza che ha penalizzato questi operatori negli ultimi mesi».

Fondi pensione, puntare su intervento strutturale
Tra i punti critici evidenziati, in particolare, le norme su notai, Poste e adesione ai Fondi pensione negoziali. L’articolo 15 del ddl dedicato ai fondi pensioni, ha sottolineato Panucci ai parlamentari, suscita «notevoli perplessità» in Confindustria. Tra gli aspetti più critici, la misura che prevede «la portabilità automatica del contributo datoriale di un iscritto a un fondo negoziale, anche nel caso in cui egli trasferisca la propria posizione alle forme pensionistiche individuali come fondi aperti e Pip». Una scelta, questa, che «rischia di minare la certezza del diritto» e di «indebolire un importante pilastro del sistema pensionistico». In questo caso, Panucci ha auspicato lo stralcio dell’articolo, avviando una riflessione complessiva sulla riforma previdenziale del 2005, con l’obiettivo di un intervento organico del Legislatore, Insomma, più che su una «norma “spot”» nell’ambito della legge annuale sulla concorrenza, meglio puntare su un «intervento più strutturato», che tenga contro delle particolarità della previdenza complementare.

Stop riserva legale Poste, auspicabile slittamento a fine privatizzazione
Lascia perplessa Confindustria anche la prevista abrogazione della riserva legale di Poste Italiane nella notificazione di alcuni particolari atti. Una misura, ha spiegato il direttore generale di Confindustria, «condivisibile per la sua portata pro-concorrenziale», ma che interviene «su un percorso di privatizzazione già avviato, rischiando così di compromettere» il consolidamento di Poste Italiane sul mercato azionario. Per questo motivo - ha osservato - «è auspicabile che l'efficacia della misura venga prorogata e fatta coincidere con il termine di vigenza del prossimo contratto di programma 2015-2019, fissato al 31 dicembre 2019».

Compravendita immobili, con riforma rischi per la certezza giuridica
Nodo da sciogliere anche «l'esclusione della riserva notarile per la compravendita di alcune tipologie di immobili». L’implementazione della misura che “apre” questo particolare mercato ad altri professionisti potrebbe infatti andare «a discapito della certezza giuridica che i notai, in qualità di pubblici ufficiali, sono in grado di garantire attraverso l'adempimento di obblighi di documentazione rigorosi e corredati da una corposa vigilanza». Senza dimenticare che la riforma potrebbe non poratre ad una apprezzabile diminuzione dei costi praticati al consumatore. Da valutare, quindi, l’opportunità di garantire una maggiore concorrenza in questo ambito con «l'incremento del numero dei notai e l'allargamento della loro competenza territoriale».

Più coraggio su riassetto società partecipate
Nel passaggio finale del suo intervento, il dg di Confindustria ha messo in evidenza anche quello che nel ddl non c’è, e che invece sarebbe stato opportuno prevedere: la razionalizzazione delle società pubbliche, causa di distorsioni concorrenziali a danno delle imprese private e “zavorra” ai bilanci degli enti partecipanti pari ad oltre 22 miliardi di euro nel 2012. Su questo fronte serve «un'azione più coraggiosa» da parte del governo, che dovrebbe avviare il riassetto delle partecipate pubbliche « anche per recuperare risorse necessarie a ridurre il carico fiscale e il debito pubblico, nonché per liberare il mercato dalla presenza spesso distorsiva dello Stato».

Con riorganizzazione società pubbliche risparmi per 2-3 mld
Le partecipate «andrebbero escluse da quelle aree aperte alla concorrenza dei privati sul mercato», e d essere vincolate «con la massima severità» all'equilibrio gestionale, oltre ad essere sottoposte alla regola del «normale operatore di mercato» per quanto riguarda il flussi di risorse pubbliche. «Con l'implementazione di queste proposte - ha concluso Panucci, che ha comunque colto i segnali incoraggianti che arrivano dal disegno di legge delega sulla riforma della Pa in discussione in Parlamento - si potrebbe conseguire, a regime, un risparmio di circa 2-3 miliardi di euro, secondo quanto stimato dall'ex Commissario Carlo Cottarelli».

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