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L'attuazione delle riforme al 65,3%

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Politica economica

L'attuazione delle riforme al 65,3%

Roma - Continua la lunga marcia del governo Renzi per completare l'attuazione delle riforme varate dal momento del suo insediamento, a febbraio 2014, e di quelle messe in campo dai precedenti esecutivi Letta e Monti: superato il giro di boa del 50% di inizio anno, al 9 giugno la messa a punto dei decreti necessari a rendere efficaci leggi e manovre varate dal 2011 a oggi ha raggiunto il 65,3%. Guadagnando oltre quattro punti rispetto a fine aprile quando il precedente monitoraggio di Palazzo Chigi segnava quota 61,1%. E se dei 414 atti di secondo livello previsti dai 45 tra leggi decreti legge e Dlgs targati Renzi già in vigore ne sono stati adottati il 42%, la grossa «spolverata su decreti attuativi» per usare le parole dello stesso premier qualche tempo fa, è stata fatta sull'eredità ricevuta dai due precedenti governi. Stock che è sceso dal livello iniziale di 889 a 296, il 67% in meno. Con un tasso di attuazione che è passato dal 52,4 al 75,3% per il governo dei professori e dal 13,6 al 65,7% per quello Letta. Uno smaltimento che ha marciato anche perché nel frattempo alcune misure sono state superate o riassorbite dalle riforme approvate successivamente.

La strada resta comunque in salita perché nonostante manchi solo un terzo del pacchetto dell'arretrato con l'approvazione nel tempo delle riforme del governo Renzi si accumula una nuova mole di decreti attuativi. Tenendo conto anche che spesso l'iter parlamentare appesantisce il fardello degli atti necessari per tradurre in pratica le norme. Anche perché, pur rivendicando una minore produzione legislativa, a oggi i consigli dei ministri dell'era Renzi hanno sfornato 176 provvedimenti tra disegni di legge (75), decreti legge (31) e decreti legislativi (70). Inoltre molti dei decreti ancora in stand by prevedono il concerto tra ministeri, che finora ha rappresentato il vero collo di bottiglia dell'attuazione. Tanto che l'esecutivo è corso ai ripari introducendo la scorsa estate una norma tagliola che prevede il silenzio-assenso nel caso di mancata risposta dell'amministrazione concertante. Rimedio però che resta ancora sulla carta visto che la disposizione è stata inserita nella delega Pa (Ddl Madia) ancora in commissione alla Camera, dopo esser stata approvata dal Senato.

Tutt'altro che una questione tecnica, i ritardi nell'approvazione dei decreti attuativi rappresentano un'ipoteca sulla crescita, limitando gli effetti sull'economia reale delle riforme approvate, come più volte ricordato dall'Ocse e da Bruxelles. E i numeri dell'attuazione cambiano un po', al ribasso, se si prendono in considerazione proprio solo le grandi riforme economiche adottate dagli ultimi tre esecutivi per portare il paese fuori dalla crisi. Secondo il monitoraggio del Sole 24 Ore che verifica periodicamente lo stato dell'arte di questi provvedimenti, a oggi l'asticella dell'attuazione si ferma al 60,2%: su 1.059 misure necessarie per tradurre in realtà le otto manovre dei professori (dal Salva Italia ai due Dl Sviluppo), le 11 di Letta (dai pagamenti dei debiti Pa alle imprese fino al riordino delle province passando dal Destinazione Italia) e le 11 dell'attuale esecutivo (avviate con il Dl Lavoro e passate per la riforma della Pa e della giustizia) ne mancano ancora all'appello 421. Va da sé che le manovre più recenti registrano performance più basse: se per Monti si arriva all'80,5% e per Letta al 64,9%, Renzi segna il 33,5 per cento.

(Ma. Par.)

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