Italia

Squinzi: welfare da rivedere

  • Abbonati
  • Accedi
intervento all’assemblea di federchimica

Squinzi: welfare da rivedere

«La sostenibilità del nostro modello sociale passerà necessariamente dalla rivisitazione del sistema di Welfare. È tempo di avviare una riflessione complessiva su ammortizzatori sociali, sulle politiche attive, i servizi del lavoro e la formazione». Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, intervenendo all'assemblea 2015 di Federchimica a Milano.

«La cultura anti industriale da noi è ancora ben diffusa e radicata. Questa è la riforma più difficile che dobbiamo realizzare. Gli imprenditori - ha detto Squinzi - hanno bisogno di sentire intorno a sé una società che considera l'impresa come un patrimonio e un valore da difendere. Invece le migliaia di norme che si sono stratificate negli anni per renderci dura la vita dobbiamo ammettere che hanno avuto successo. E ancora non è finita. La manina anti industriale ogni tanto si affaccia nelle pieghe dei provvedimenti. I reati ambientali, il nuovo falso in bilancio, nuove autorizzazioni di varia natura, il canone sugli imbullonati - che faccio sempre fatica a raccontare all'estero tanto è assurdo - in generale una giurisprudenza studiata e scientificamente realizzata contro l'impresa, non nascono dal caso ma da una cultura, da un abito mentale diffuso che pensa ancora all'imprenditore come a un nemico della collettività».

Questa cultura, ha aggiunto Squinzi, «ha radici lontane e si è alimentata nei decenni della diffidenza per il successo, per l'individualità, per il profitto. È una cultura che combatte il rischio, la valutazione e la responsabilità, e che cresce in un liquido di coltura fatto di un falso egualitarismo che vuole schiacciare il Paese sulla mediocrità. Tutto ciò non si risolve per legge, ma con valori civili diversi e noi abbiamo il dovere di costruire un percorso di crescita sociale collettiva fondato su chi investe e rischia, sul premiare chi è responsabile e crea lavoro, sull'imparare a restituire i risultati di ciò che si promette».

«Il governo ha dato prova di impegno»
«Le riforme avviate e alcune misure di politica economica adottate, testimoniano dell'impegno al cambiamento del Governo e, lasciatemi orgogliosamente dire, sono testimonianza importante anche del ruolo di Confindustria a favore delle imprese», ha detto ancora Squinzi. «Numeri e provvedimenti - ha proseguito - misurano la dimensione degli interventi avviati: 40 miliardi di soldi nostri che la pubblica amministrazione ha finalmente pagato, 5,6 miliardi di riduzione dell'Irap, 2,6 miliardi di abbattimento degli oneri sociali nel 2015, diminuzione del costo dell'energia, la nuova moratoria sui debiti bancari; nuovi incentivi agli investimenti privati, anche in innovazione; il decreto Poletti e il Jobs Act sul mercato del lavoro, la delega fiscale, l'alternanza scuola-lavoro, il credito d'imposta sulla ricerca e il patent box, l'impegno sull'internazionalizzazione». «Oggi - ha aggiunto Squinzi - al Governo non possiamo che chiedere di non smarrire la determinazione, perché la nostra società è ancora densa di rendite da demolire per lasciare spazio a equità, a competizione e mercato». Servono interventi nella riforma dell'assistenza e del welfare per orientare la spesa a chi ne ha veramente bisogno, ha detto Squinzi, «nella riforma della burocrazia pubblica perché deve rispondere con i risultati e per questo essere valutata» e nella revisione e riduzione della spesa pubblica, «perché non vorremmo che la celebrata spending review si fosse già persa per strada».

Sulla vicenda greca «ci siamo aggrappati a un rigorismo eccessivo»
«Con poca lungimiranza finora ci siamo aggrappati a un rigorismo eccessivo. Solo oggi si comincia a comprendere che la sfida è diversa: è tutta politica e civile. Il negoziato con la Grecia è il paradigma perfetto dei nostri limiti», ha detto ancora il presidente di Confindustria. «Affrontata al suo emergere iniziale la crisi ellenica sarebbe risolta - ha proseguito Squinzi - Oggi si è gonfiata di rigidità da un lato, di inaffidabilità dall'altro, in una miscela che può essere esplosiva, con una sola certezza : il default greco, anche senza l'uscita dalla moneta unica, sicuramente non aiuterebbe il rilancio dell'economia europea e la timida ripartenza italiana».

L’Europa «fa fatica a tenere il passo rapido dell'innovazione»
Sulla situazione economica dell’area euro il presidente di Confindustria ha detto: «In Europa i tassi ridotti dal Quantitative Easing, e una robusta svalutazione dell'euro sostenuta dalla Bce, hanno prodotto un po' di crescita. Ma queste condizioni vanno attentamente soppesate sotto il profilo della nostre possibilità competitive, perché sono una tantum. Il nostro imperativo è guardare molto più lontano».
«Il mondo cambia e lo fa velocemente - ha detto ancora Squinzi - l'Europa, l'Unione che abbiamo faticosamente costruito nel secondo dopoguerra, fa invece fatica a tenere il passo rapido dell'innovazione su scala globale. È pesante, lenta e divisa». A un anno dalle elezioni del Parlamento di Strasburgo, dalle quali era venuta una domanda forte di flessibilità e di politiche a favore della crescita e dell'occupazione, ha aggiunto Squinzi, «poco è cambiato e gli investimenti in infrastrutture che si attendevano languono ancora. È stato varato un piano di sostegno finanziario agli investimenti che, pur avendo aspetti interessanti, ha una dimensione ridotta. Di euro ne servirebbero almeno il triplo e, almeno per ora, non c'è alcuna garanzia di attivare spesa aggiuntiva. Dobbiamo però riconoscere che l'impegno e la richiesta italiana di maggiore flessibilità sia nella gestione dei conti pubblici, sia per la spesa in investimenti pubblici hanno prodotto qualche risultato incoraggiante, ma è ancora poco».

© Riproduzione riservata