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Marino sotto assedio, lascia l’assessore Improta. Scorta a Orfini

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il caso roma

Marino sotto assedio, lascia l’assessore Improta. Scorta a Orfini

Roma - Un pezzo da novanta della giunta dice addio, e adesso la resistenza del sindaco di Roma Ignazio Marino sul Campidoglio si fa sempre più difficile. L’assessore ai Trasporti Guido Improta (vicino al premier Matteo Renzi) ha annunciato le proprie dimissioni, ufficialmente per motivi personali, con «tempi e modalità che deciderà il partito». E presto potrebbe essere seguito da Silvia Scozzese, titolare del Bilancio e anch’essa vicina a Renzi, a cui i rumors attribuiscono più di un malumore. Nonostante Improta abbia preso le distanze dagli attacchi a Marino provenienti dall’entourage del premier («non c’è stata nessuna telefonata da Renzi») un rimpasto di giunta per sostituire due pilastri dell’amministrazione potrebbe risultare fatale per la Giunta. Il rischio è di far saltare gli equilibri in una maggioranza in Assemblea capitolina spaccata tra renziani (i falchi contro il sindaco) e orfiniani, con la spada di damocle delle inchieste su Mafia Capitale ancora in corso. E non ha certo contribuito a rasserenare il clima la notizia che al commissario del Pd cittadino (e presidente del Pd nazionale) Matteo Orfini è stata assegnata la scorta dopo le minacce ricevute a seguito di Mafia Capitale.

Proprio per questo Marino ieri ha provato a stanare chi rema contro, convocando un vertice di maggioranza andato in diretta streaming. «Abbiamo una responsabilità di condurre a termine un lavoro epocale e straordinario. Nel 2023 restituiremo una città cambiata», ha detto il sindaco davanti ai suoi consiglieri, chiedendo loro «di lavorare di più». Il sindaco ha ricordato le sfide che il comune ha davanti, dalla candidatura alle Olimpiadi 2024 a, soprattutto, il Giubileo, dove ci sono in ballo 500 milioni per la città (si attende dal Governo la nomina del commissario, che non sarà comunque il sindaco). I consiglieri hanno chiesto al sindaco di cambiare passo: pochi obiettivi da qui a fine 2018, tra cui una migliore gestione delle periferie, la cura delle strade e la pulizia dei quartieri. Per il momento, l’attività dell’Assemblea capitolina va avanti a scartamento ridotto. In attesa che il prefetto Franco Gabrielli, entro fine luglio, esprima il suo parere sullo scioglimento del Comune a seguito dei fatti di Mafia Capitale. Ieri il prefetto ha smentito che la decisione sia già stata presa. Inoltre l’ultima parola spetterà al Consiglio dei ministri. Il ministro delle Infrastrutture, il renziano Graziano Delrio alla domanda, ieri, se Marino riuscirà ad andare avanti, così ha risposto: «Dovete chiedere a Marino, francamente non lo so, dipende da lui». Ma il Pd resta in subbuglio anche sul territorio romano. La mappatura affidata da Orfini all’economista Fabrizio Barca, e la sua presentazione in grande stile all’apertura della Festa dell’Unità la scorsa settimana, non è andata giù a molti di quei 27 circoli definiti «potere per il potere». Presto ci saranno ricorsi alla commissione di Garanzia e le controdeduzioni alle contestazioni mosse.

Ma ieri hanno tenuto banco anche le parole forti usate domenica dal sindaco, accolte dal gelo anche dei renziani e di buona parte del suo partito. L’ex primo cittadino Gianni Alemanno ha detto: «Ho già presentato querela per diffamazione nei confronti di Marino per questa follia della telefonata» (secondo il sindaco, Alemanno discuteva di raccomandazioni con il Pd), «anche se la cosa più grave detta da Marino è quella sulla destra che deve tornare nelle fogne, siamo tornati agli anni 70, in cui usando questi slogan si sparava contro di noi». Le parole sulla destra sono state criticate anche dal ministro dell’Interno e presidente Ncd (che in Campidoglio è all’opposizione), Angelino Alfano.