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Le “navi-asilo” italiane della Prima Guerra mondiale

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Le “navi-asilo” italiane della Prima Guerra mondiale

Le date, i nomi, gli avvenimenti più importanti e i fatti poco conosciuti della storia della Regia Marina durante la Prima guerra mondiale raccolti in un libro che nei prossimi giorni sarà in libreria dal titolo “Navi al fronte”. La Marina Italiana e la Grande Guerra (Mattioli1885) di Vincenzo Grienti e Leonardo Merlini. Dal 24 maggio del 1915 e per 41 mesi di conflitto la Marina italiana ebbe un ruolo da protagonista a dimostrazione che la Grande Guerra non si combatté solo nelle trincee e sulle montagne. Grazie al contributo della Marina nacquero le “navi-asilo” che a Genova, Bari, Napoli e Venezia “arruolarono” alla cultura del mare tanti “marinaretti” sottraendoli dalla strada, dalla fame e dalla criminalità.

Qui un'anticipazione di quella che Mariano Gabriele, tra i più autorevoli storici navali, durante la presentazione del libro nei giorni scorsi all'Università Lumsa di Roma, ha sottolineato essere una testimonianza molto originale. Il 28 giugno del 1912 su proposta del ministro della Marina, l'ammiraglio Paolo Thaon di Revel, fu approvato il decreto che costituiva il Consorzio fra Ministero della Marina, dell'Interno, della Pubblica Istruzione e degli enti locali della citta di Napoli per l'istituzione e l'esercizio di una nave asilo sull'unita radiata Caracciolo, concessa dallo Stato affinche «essa accolga allievi e faccia istruire nella professione marittima orfani della gente di mare del compartimento marittimo di Napoli e infanzia abbandonata di quella citta».

A due anni dallo scoppio della Grande Guerra la Marina sostenne l'avvio di diverse attività educative in alcune citta italiane riconosciute dalle istituzioni del tempo. L'ispirazione e lo spirito che caratterizzo quelle che passarono alla storia con il nome di “navi asilo” e di “navi scuola marinaretti” furono i valori dell'accoglienza, della solidarieta, del reciproco aiuto e della condivisione di una “rotta”, dunque di una strada, che da sempre contraddistingue la gente che va per mare o che, nel caso, conduce anche all'educazione del buon cittadino. Il ministero della Marina autorizzò a cedere gratuitamente alla “Societa veneta di pesca e acquacoltura” la nave Scilla che gia nel 1904 era stata data in consegna a detta societa per «farne sede in Venezia della scuola di pesca e istituirvi un asilo per i figli dei pescatori del litorale Adriatico».

Un nobile e benefico scopo perseguito dalla Marina al quale si aggiunse l'Opera nazionale di Patronato per le “navi asilo” sottolineando il «contenuto sociale dei provvedimenti a favore della gente di mare». Nacque cosi il 21 giugno 1914, un mese prima dello scoppio della prima guerra mondiale l'Ente Morale Opera Nazionale di Patronato per le navi asilo − Caracciolo e Scilla − con sede a Roma presso il ministero della Marina. L'Opera aveva come fine quello «di promuovere la fondazione e lo sviluppo» delle “navi asilo” e di «provvedere all'azione benefica in concorso con altre istituzioni pubbliche aventi scopi affini».

Il ministero della Marina fu autorizzato a «cedere in via temporanea o definitiva per l'istituzione di navi asilo quelle navi destinate all'alienazione e a negli stati di previsione di spesa degli E.F. 1914-1917 incluso un sussidio annuo a favore di detta Opera rispettivamente di 40.000, 60.000 e 80.000 lire».Un altro onere e impegno a carattere sociale di cui la Marina si fece carico a beneficio dell'educazione dei figli della gente di mare meno abbiente come pescatori e marittimi.

A storie come quella delle “navi-asilo” vanno aggiunge le imprese e le azioni eroiche che, specialmente dopo la disfatta di Caporetto, contribuirono ad alzare il morale e a dare una svolta a quella “inutile strage” che fu la Grande Guerra attraverso le armi, tutte italiane, della creatività e della genialità. Ne è un esempio la famigerata “beffa di Buccari”, a cui partecipò Gabriele D'Annunzio, l'impresa di Pola e la difficile operazione di Premuda, ad opera di Luigi Rizzo e Giuseppe Aonzo al comando dei MAS 15 e MAS 21.

Impresa che la Marina Militare ancora oggi celebra ogni 10 giugno come festa di Forza Armata. Il libro, la cui prefazione è dello storico Francesco Bonini, rettore della Lumsa, con linguaggio semplice e giornalistico, racconta fatti ed eventi poco noti attraverso l'utilizzo delle fonti d'archivio e bibliografiche, descrivendo quanto accadde a bordo delle unità della Regia Marina, narrando le esperienze che coinvolsero gli uomini e i mezzi non solo sulle navi. Ne è un esempio il capitolo sui “marinai in grigio-verde” e sulla conseguente nascita del Battaglione San Marco, così come la costituzione e l'impiego dell'Aviazione di Marina con aerei terrestri, idrovolanti, areostati e dirigibili, ma anche della componente subacquea.

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