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Calabria, scoppia «Rimborsopoli». Tre arresti, indagati …

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inchiesta della procura di reggio

Calabria, scoppia «Rimborsopoli». Tre arresti, indagati giunta e presidente del consiglio regionale

Un vero e proprio terremoto politico-giudiziario ha investito la Regione Calabria con l'inchiesta della Procura di Reggio sui rimborsi gonfiati dai consiglieri della passata legislatura. Arresti domiciliari per tre politici, mentre per cinque persone, tra cui quattro ex consiglieri regionali, c'è il divieto di dimora. Nel registro degli indagati figurano tutti gli assessori in carica e l'attuale presidente del Consiglio, Antonio Scalzo. Si tratta del vice presidente Vincenzo Ciconte e dell'assessore Carlo Giccione, tutti in quota al Pd, a cui si aggiunge un altro assessore, Nino De Gaetano, dello stesso partito, finito ai domiciliari.

In pratica tutta la Giunta in carica risulta indagata, considerato che il governatore Mario Oliverio, del Pd, eletto a novembre, non ha completato l'esecutivo, in attesa che entrino in vigore alcune modifiche allo statuto recentemente varate dall'assemblea. Le contestazioni si riferiscono comunque alla passata legislatura, quando gli attuali membri dell'esecutivo erano consiglieri regionali. Tutti gli indagati (27) sono destinatari di provvedimenti di sequestro di beni per un ammontare complessivo di 2,5 milioni di euro. I reati contestati sono di peculato e falso.

Gli arresti domiciliari e le dimissioni dell’assessore De Gaetano
Gli arresti domiciliari sono stati previsti per il senatore Giovanni Bilardi (Ncd), l’assessore regionale Nino De Gaetano (Pd) e l'ex assessore regionale ai Trasporti Luigi Fedele, di area Ncd . Per il senatore Bilardi l'ordinanza non è stata eseguita, in attesa dell'autorizzazione a procedere. L'assessore regionale in carica Nino De Gaetano, non rieletto in occasione delle ultime elezioni, è comunque componente dell'attuale Giunta di centro-sinistra ed è stato sottoposto agli arresti domiciliari. Il coinvolgimento di Luigi Fedele è relativo al periodo in cui, nella passata legislatura, ricopriva il ruolo di capogruppo del Pdl in consiglio regionale.
A seguito delle vicende giudiziarie che lo vedono coinvolto, Nino De Gaetano si è dimesso: «Con effetto immediato comunico le mie dimissioni dalla carica di assessore regionale e mi autosospendo dal Partito Democratico», ha scritto in una nota, «pur dichiarando la propria estraneità ai fatti contestati ed avendo piena fiducia nell'operato della magistratura».

I divieti di dimora
Gli ex consiglieri colpiti da divieto di dimora sono Nicola Adamo (ex consigliere ed ex capogruppo del Pd), Alfonso Dattolo (ex assessore all'Urbanistica, Udc), Giovanni Nucera (Pdl) e Pasquale Tripodi (ex Udc, adesso Centro democratico).

Le indagini
In particolare, le indagini, effettuate anche a mezzo intercettazioni telefoniche e accertamenti bancari, hanno consentito di individuare diverse discrasie tra le movimentazioni ed i saldi in conto corrente dei Gruppi Consiliari Regionali degli anni 2010/2011/2012 e quanto documentato mediante le presentazioni del rendiconto” annuale”, celando il corretto impiego istituzionale per cui i fondi pubblici erano stati destinati. In alcuni casi è stata riscontrata anche la presentazione di una doppia documentazione di spese al fine di ottenere dalla regione un doppio rimborso.

«L'operazione di oggi – ha spiegato il procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho – riguarda i contributi regionali per le spese istituzionali, che nel caso di alcuni gruppi sono risultati utilizzati per spese meramente personali».
Nelle indagini dei mesi scorsi (il primo blitz della Gdf è del 5 dicembre 2013) era emerso che nei bilanci di quasi tutti i gruppi del consiglio regionale della Calabria sarebbe rientrato di tutto: dai detersivi ai “Gratta e vinci”, dalle cartelle esattoriali ai viaggi all'estero e ai tablet. Secondo quanto accertato dalla Gdf i soldi pubblici, ufficialmente destinati a finanziare le spese istituzionali delle singole formazioni politiche, dal 2010 al 2012 sarebbero serviti per pagare consumazioni al bar, cene conviviali, telefoni cellulari, tablet, gite alle terme e soggiorni in albergo di persone che con la Regione Calabria nulla avevano a che fare. Con i soldi del Consiglio e dei gruppi consiliari sarebbero stati pagati anche benzina, consulenze, affitti, collaborazioni, cene, gioielli, fiori, tasse, viaggi e taxi, batterie, ventilatori, ipad, telefonini, ricariche cellulari, spesa familiari, set di valigie.

«Leggendo gli atti dell'inchiesta – ha sottolineato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Gaetano Paci, subentrato a Ottavio Sferlazza nel frattempo diventato capo della Procura di Palmi – emerge una solidità degli elementi di prova incredibile. I fondi sono stati gestiti in larga parte in violazione delle leggi che la Regione Calabria si era data. L'indagine ha permesso di accertare la non congruità e non idoneità delle spese con attività istituzionali, ma anche l'inesistenza delle spese. Tarsi, viaggi all'estero, stampa di volantini elettorali, mezzi informatici, pagamento di bollette e multe, gratta e vinci, gadget, materiale edile: fra le spese dei gruppi è stato rendicontato anche questo. I capogruppo, secondo quanto prevede la legislazione regionale, avevano l'obbligo di verificare la conformità delle spese. Nonostante le giustificazioni addotte dagli indagati, una consistente parte di queste spese non ha trovato giustificazione alcuna. Per questo per la Procura di Reggio Calabria si è realizzato un delitto di peculato».

r.galullo@ilsole24ore.com

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