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Ecomafia, fatturato 2014 di 22 miliardi

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RAPPORTO LEGAMBIENTE

Ecomafia, fatturato 2014 di 22 miliardi

Il fatturato dell'ecomafia torna a salire dopo anni di stallo. Nel 2014 ha sfiorato i 22 miliardi (il valore più alto dal 2007), sette in più rispetto al 2013. L'anno scorso si è chiuso con 29.293 reati commessi e accertati in campo ambientale, circa 80 al giorno, poco meno di quattro ogni ora. Nel 2013 erano 29.274, confermando un trend che oscilla da diversi anni intorno ai 30mila ecoreati l'anno.

Sono alcune delle conclusioni alla quale giunge il Rapporto di Legambiente “Ecomafia 2015 - Corrotti, clan e inquinatori. I ladri di futuro all'assalto del Belpaese”, presentato oggi a Roma alla presenza, tra gli altri, del presidente dell'Associazione Vittorio Cogliati Dezza e del capo della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti.
A esplodere è soprattutto il giro d'affari del settore agroalimentare, che dai 500 milioni del 2013 arriva a 4,3 miliardi, seguito a ruota da quello legato all'inquinamento ambientale (che comprende il valore dei sequestri delle strutture, dei beni e dei conti correnti nell'ambito di operazioni di polizia giudiziaria) che sale a 1,4 miliardi (800 milioni nel 2013). Cresce anche il business dell'archeomafia (che include il valore dei beni archeologici recuperati, i falsi sequestrati e i sequestri effettuati), che con 500 milioni vede più che raddoppiato il mercato nero (nel 2013 era di circa 200 milioni).

Stabili invece la gestione illegale dei rifiuti speciali, fermi a 3,1 miliardi e il racket degli animali, intorno ai 2,6 miliardi. L'unico calo si registra sul fronte dell'abusivismo edilizio, che risente della contrazione del numero dei nuovi immobili costruiti abusivamente (circa 18mila secondo le stime del Cresme, a fronte delle 26mila del 2013) e si riduce a 1,1 miliardi (nel 2013 era di 1,7 miliardi).

Passando agli investimenti a rischio, si registra un'impennata degli appalti pubblici, stimati ancora dal Cresme per il 2014 in 7,9 miliardi (nel 2013 la cifra era di 5 miliardi), mentre rimangono stabili intorno al miliardo gli appalti a rischio per la gestione dei rifiuti urbani. Il totale arriva dunque a di 21,9 miliardi. Sommando i fatturati dell'ecomafia dal 1992 a oggi si superano abbondantemente i 340 miliardi.

La fotografia di Legambiente è completata da altre novità: cresce di quattro volte la superfice boschiva percorsa dagli incendi (anche se cala, seppure di poco, la quantità), nonostante una stagione molto umida, mentre si assiste alla drastica riduzione degli illeciti nel traffico internazionale dei rifiuti.

Le indagini, inoltre, confermano che i traffici illeciti dei rifiuti urbani, fioriscono dove il sistema di raccolta rispecchia i modelli antiquati dell'indifferenziato e della discarica, mentre per i rifiuti speciali è la collusione tra imprese ed ecomafie, con la mediazione dei colletti bianchi, a garantire gli affari illegali.

Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, conferma la gravità della situazione. «Gli appalti pubblici nel settore dell'ambiente sono tra quelli più esposti alla corruzione e alla criminalità organizzata. Il settore dell'ambiente è ampissimo. Gli appalti pubblici collegati alla gestione dei rifiuti sono uno dei settori più a rischio. Nel settore dell'ambiente rientra poi tutta una serie di attività diverse come la gestione del verde pubblico. Settori nuovi sui quali a oggi è difficile fare una valutazione anche se da alcune indagini come quella su Mafia Capitale sembrano intravvedersi cose preoccupanti».

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