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Renzi: il referendum greco è un derby euro-dracma. Padoan: dubbi gli effetti diretti della crisi sull’Italia

Nessuno in Italia nasconde la preoccupazione per l’eventuale uscita della Grecia dall’euro. «Il punto è: il referendum greco non sarà un derby tra la Commissione europea e Tsipras, ma un derby dell'euro contro la dracma. Questa è la scelta». Lo scrive su twitter in inglese il presidente del Consiglio Matteo Renzi, sottolineando l’importanza della scelta che attende il popolo greco domenica prossima.

Prima del premier, a parlare a nome del governo è stato il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, segretario di Scelta Civica: «I greci hanno il sacrosanto diritto di decidere se vogliono andare per la loro strada. Non hanno però il diritto di dire che l’Europa li affama. Comincino ad avere un sistema previdenziale che non sia addirittura più generoso di quello dei Paesi che dovrebbero aiutarli e un numero di dipendenti pubblici ragionevole. Allora potranno dire che, nonostante questo, l’Europa li affama. Oggi le cose stanno molto diversamente e chi fa il tifo per Tsipras fa il tifo per un modello assurdo del tipo “tassa gli italiani e spendi per i greci”».

L’esposizione diretta dell’Italia secondo Padoan: 35,9 miliardi
Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha precisato che l'esposizione dell'Italia nei confronti della Grecia è di «35,9 miliardi». Su Twitter il ministro ha scritto che «circolano dati sbagliati su esposizione diretta Italia vs Grecia: tra prestiti bilaterali e garanzie (calcoli aggiornati ESM) è 35,9 miliardi». In questi ultimi giorni, ha spiegato poi il Mef con una nota sul sito, «sono circolate analisi sugli effetti della crisi nel negoziato tra la Grecia e le istituzioni che rappresentano i creditori. Tra queste, alcune analisi sull'impatto per l'Italia. L'Italia ha un'esposizione diretta nei confronti della Grecia, in virtù di prestiti bilaterali, pari a 10,2 miliardi di euro. Inoltre ha fornito contributi destinati alla Grecia al fondo salva-stati per 25,7 miliardi di euro. L'esposizione dell'Italia nei confronti della Grecia è quindi pari a 35,9 miliardi di euro».

«Un'eventuale evoluzione negativa della crisi potrebbe avere conseguenze su altri soggetti finanziari ai quali l'Italia partecipa ma la quantificazione dell'impatto diretto sull'Italia di una tale evoluzione non è praticabile con le informazioni attualmente disponibili ed anche negli scenari meno favorevoli è dubbio che vi siano effetti diretti».

«Anche sul debito pubblico italiano - ha sottolineato ancora il Tesoro - circolano informazioni fuorvianti. Il rapporto debito/PIL nel 2014 è stato del 132,1%, dovrebbe raggiungere un picco del 132,5% nell'anno in corso mentre è programmato in discesa per gli anni successivi, con una traiettoria conforme alle regole contabili dell'UE: 130,9% nel 2016, 127,4% nel 2017, 123,9% nel 2018, 120,0% nel 2019».

Salvini: «Dalla Grecia un po’ di speranza»
Il riferimento è soprattutto al leader della Lega Matteo Salvini, che a Radio Padania libera ha detto: «I media cercheranno di riempirci di paure, di timori e di palle. Forse è iniziata una nuova era. Forse grazie alla piccola Grecia un po’ di speranza torna ad affacciarsi». Forte del sondaggio diffuso oggi dal Corriere della Sera, che lo dà al 36% dei consensi, Salvini porta avanti la sua battaglia che sull’antieuropeismo punta da sempre: «Senza montarci la testa, piedi ben piantati per terra, ora non dobbiamo fermarci: vincere si può».

Il M5S: «Referendum è scelta democratica»
Luigi Di Maio, vicepresidente Cinque Stelle della Camera, a Rtl 102.5, ha chiarito la posizione del Movimento: il referendum voluto da Tsipras, ha spiegato, «è una scelta democratica perché la proposta che viene dalla Troika coinvolgerà non solo le casse dello Stato, ma anche una serie di azioni che riguardano le pensioni e gli stipendi». A lasciare di stucco, per Di Maio, è la reazione di Bce, Unione europea e Fondo monetario internazionale: «Quando hanno sentito del referendum hanno tagliato i ponti e hanno fatto saltare il tavolo».

Da Bersani a Boccia pressing su Renzi: «Faccia riaprire trattativa»
Non la pensano così gli altri partiti. A partire dal Pd, con la minoranza in pressing sul premier segretario, Matteo Renzi, perché faccia ripartire il dialogo e sterzare la linea rispetto a quella tedesca. Ha cominciato Pier Luigi Bersani, su twitter: «Spezzare le reni alla Grecia? No. Riprendere subito le trattative». Ha continuato l’ex capogruppo a Montecitorio, Roberto Speranza: «Il governo italiano guidi le forze democratiche europee su un terreno diverso da quello alla subalternità alla Germania su cui siamo stati finora. Si assuma subito un’iniziativa forte per riaprire l’interlocuzione con il governo greco». Idem Gianni Cuperlo («Serve una proposta che tenga conto delle reali condizioni del popolo greco») e Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, che tuona: «Mai come in questo momento è necessario evitare atteggiamenti schizofrenici e sfascisti. L’Italia è solida e in grado di reggere l’urto connesso a nervosismi ulteriori dei mercati».

Fitto: «Né con Tsipras né con Merkel: sì a Grexit controllata»
Posizioni frastagliate in Forza Italia. Da un lato Daniela Santanché attacca il governo italiano che «resta immobile» («Non possiamo far crollare tutto: le Borse europee, a iniziare da quella di Milano, hanno già mostrato cosa significherebbe un default di Atene»), dall’altro Raffaele Fitto, che in Senato ha già costituito il gruppo autonomo dei “Conservatori e Riformisti”. «Né con Tsipras né con la Merkel», dice Fitto, secondo cui «una Grexit controllata, un’uscita “gestita” e negoziata è una via da tentare».

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