La mobilità degli studenti universitari non conosce confini territoriali. Sono solo nove le regioni in cui i flussi in entrata (studenti fuori sede che scelgono di studiare in un ateneo del territorio) superano quelli in uscita. In tutte le altre, invece, l’attrattività degli atenei locali non basta a compensare il numero di giovani che scelgono di andarsene a studiare altrove: il saldo tra numero di immatricolati provenienti da fuori ed emigrazione studentesca è negativo quasi ovunque al Sud e nelle Isole, in Veneto, in Liguria, in Valle D’Aosta, in Umbria e nella provincia autonoma di Bolzano.

A raccontare il fenomeno degli studenti fuori sede sono i dati del ministero dell’Istruzione riferiti agli immatricolati nell'anno accademico 2013/2014 elaborati nell’Infodata del Lunedì. A “perdere” il maggior numero di studenti, in termini assoluti, è la Puglia: da qui se ne sono andati oltre 5.300 ragazzi per studiare altrove, seguiti da 3.150 calabresi che hanno scelto di aggiungersi alle file degli studenti “emigrati”. Il rapporto percentuale tra chi se ne va e il numero totale di giovani residenti che, più in generale, ha scelto di iscriversi all’università registra un picco in Basilicata (73,2%) e in Valle d’Aosta (65%): la presenza di un solo ateneo in queste due regioni spinge i ragazzi a trasferirsi, i primi soprattutto in Campania e i secondi in Piemonte.

Analizzando, poi, i dati relativi al numero di matricole iscritte in ciascuna regione, emergono altri record. L’incidenza di fuori sede sul totale degli studenti iscritti a laurea del territorio è più elevata a Trento (1.692 su 2953, pari al 57,3%), per poi passare in Abruzzo dove si trasferiscono per studiare ben 1.027 pugliesi e circa altrettanti laziali. Stando ai numeri assoluti, invece, non stupisce che siano i 24 atenei distribuiti in Lombardia e Lazio a collezionare il maggior numero di immatricolati (rispettivamente oltre 42mila e circa 30.500), sia provenienti da fuori che residenti a livello locale.

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